twitter: @claudianeri

Islandese, ma di base a Londra, lo sguardo di Marsy Hild Thorsdottir
I ritratti della moda firmati David Downton
Art director dell’onnipresente Kinfolk, Christian Mandersen, designer danese
Il talento di Euan Uglow, artista
twitter: @claudianeri
Islandese, ma di base a Londra, lo sguardo di Marsy Hild Thorsdottir
I ritratti della moda firmati David Downton
Art director dell’onnipresente Kinfolk, Christian Mandersen, designer danese
Il talento di Euan Uglow, artista
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Dal Canada alla California, il talento allo stato puro di Donald Robertson
Da Montreal graphic design firmato Paprika
I reportage di Michele Amoruso
Dall’Australia le illustrazioni di moda di Megan Hess
twitter: @claudianeri
Art direction, design, e swiss typography firmati Raffinerie
Da Milano l’eclettismo di Pomo tra video, web design e arte
Le illstrazioni super accattivanti di Cinzia Zenocchini
Da Tokyo i poster tipopgrafici di Kobayashi Ikki
twitter: @claudianeri
il modernismo internazinale rivisitato da 364 design
Da Parigi il talento eclettico di Paul Rousteau, fotografo
Sempre da Parigi le illustrazioni di Damien Cuypers.
La moda nelle foto di Brigitte Niedermair
Lo scorso weekend non ci sono stati solo gli ADCI Awards, ma anche il loro fratellone europeo, meglio noto come ADC*E Awards.
Come ricorderai, QUI avevamo preannunciato una nutrita presenza italiana tra i giurati.
Quello che non ti abbiamo detto è che avevamo altri due nostri uomini all’Avana. E con due uomini all’Avana intendiamo Giuliana Lo Porto e Mariano Barresi, i giovani creativi che hanno rappresentato l’Italia a High Potentials, di cui ti avevamo parlato QUI.
Ecco. I ragazzi sono rientrati in Italia e hanno molto da dire. Per questo, ora lascio la parola a loro.
Piove, siamo tornati da poco dalle vacanze estive e stiamo andando a lavoro.
“Giuliana, Mariano vi andrebbe di partecipare alle giurie ADC*E a Barcellona?”
Tre parole così belle una dopo l’altra mi fanno emozionare e sobbalzare dal sedile del tram.
Da quel momento, ogni mattina mi svegliavo elettrizzata e mandavo note audio senza un senso ma ricche di felicità ed euforismo a Mariano, mio compagno degno di Grand Prix di questa avventura stupenda, che mi rispondeva con altrettanto entusiasmo.
Dal momento in cui ci hanno detto che saremmo andati a Barcellona fino al secondo in cui siamo atterrati in terra spagnola ci siamo sbattuti per svariati motivi perché cari miei, in questo mondo, non si regala niente a nessuno e “senza attitudine non vai da nessun parte”.
Quindi rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci a lavoro, perché dobbiamo presentare un progetto di crowdfunding per partecipare alla greatness challenge e in più, se proprio vogliamo massacrarci, possiamo anche partecipare agli High Potentials.
Ma andiamo per gradi.
Greatness challenge | Crowdfunding: la richiesta è quella di trovare un modo piuttosto creativo ma allo stesso tempo alla portata delle “nostre” persone per farci “finanziare” il viaggio.
Tra Roma e Milano e due junior presi parecchio dalle agenzie in cui lavorano e persone intorno a noi convinte ancora che facciamo i designer, o gli architetti o ancora “copyright”, diventa una sfida parecchio interessante per questioni di tempo ma soprattutto di fattibilità.
Ma tutto è possibile e fra treni, alcool e smartphone smarriti riusciamo alle ore 23:59 del giorno della scadenza ad inviare la nostra case che ci avrebbe permesso di volare per Barcellona.
Nei giorni successivi ci aggiornano sulla categoria della nostra Giuria e… FILM & RADIO = felicità su felicità.
Voliamo a Barcellona carichi come due molle, in compagnia di altre due molle cariche quanto noi: Luca Pedrani & Sara Bottani.
Prima giornata: Giurie.
Full immersion assoluta nei film migliori d’Europa e poi i video virali e ancora i Radio e sound design.
Con un totale di circa 123 progetti di diverse categorie ci estasiamo dei commenti che fanno i giurati che si mostrano fin da subito propositivi e pronti a rispondere alle nostre domande.
Per noi Junior è sempre difficile comprendere perché delle idee che noi riteniamo valide in realtà sono una crocetta sul NO grande quanto una casa.
I metri di giudizio dei Juror sono sempre un po’ sconosciuti e sicuramente poter far parte di una giuria permette di avere un quadro più chiaro delle motivazioni che spingono dei giurati a dare un Gold a una campagna piuttosto che a un’altra.
Adesso, possiamo dirvi con assoluta certezza che continuiamo a non capire perché vince una campagna piuttosto che un’altra e che non ci hanno svelato il segreto che l’anno prossimo ci farà vincere a Cannes, però sicuramente abbiamo imparato più di quanto ci aspettavamo dai giurati, DC di alcune delle migliori agenzie creative d’Europa, ma soprattutto grandi amanti del nostro lavoro.
La nostra giuria era fantastica. I giurati erano più o meno allineati e ci hanno risparmiato le solite “faide” creative di cui ci hanno sempre parlato, commentando sempre però in modo approfondito ogni campagna con del potenziale.
Conoscere creativi provenienti da diverse nazioni e scoprire i loro punti di vista facendo il famosissimo networking è stato pazzesco e speriamo di poter cogliere presto un’altra occasione del genere.
Esperienza complessiva da 110 e lode.
La consigliamo? NO, perché vogliamo tornarci noi il prossimo anno. J
Grazie.
Venerdì 15 novembre ADCI ti aspetta alle 19:30 in Google (via Confalonieri, 4 – Milano) per un appuntamento imperdibile: Between Art And Commerce, una chiacchierata moderata da Giuseppe Mastromatteo e il contributo di Karim Bartoletti, con Rankin, fondatore dell’omonima agenzia e protagonista della pop culture di questo millennio. Regista, editore e fotografo, ha fatto della provocazione la sua cifra stilistica, che ha portato con sé nell’advertising e nella moda.
Diciamo che qualcosa di interessante probabilmente la dirà, quindi ti conviene non mancare.
Si è chiusa una delle edizioni più belle (e partecipate) degli ADCI Awards.
Tantissimi i lavori iscritti, qualità pazzesca e livello di esigenza altrettanto alto delle giurie.
Prima dell’elenco di tutti i vincitori, però, è doveroso sottolineare uno dei momenti più attesi della cerimonia: la Hall Of Fame.
Quest’anno è entrato a far parte della ristretta cerchia di creativi insigniti di questo prezioso riconoscimento un mostro sacro del nostro settore: Gianpietro Vigorelli, professionista che, nella sua lunga carriera, ha riscritto le regole di questo mestiere a colpi di Furia (pun intended) Creativa.
E passiamo adesso alla cerimonia vera e propria.
Recap veloce: Publicis ha spaccato come al solito, infatti è best agency anche quest’anno. E indovina il best client! Esatto. Diesel.
Comunque non sono stati gli unici a fare super bene.
DLV BBDO si è difesa alla grandissima, ma anche tante altre agenzie hanno fatto grandi numeri, vedi Superhumans, We Are Social, DDB, Alkemy, Leo Burnett, solo per citarne alcune.
Anzi, citiamole tutte: ecco qui il ranking totale delle agenzie a questi ultimi ADCI Awards:
Qui sotto invece l’elenco con tuttituttitutti i metalli.
Ci vediamo l’anno prossimo!
Food e still life firmati firmati Romulo Yanes
Dall’Inghilterra, come nell’800 il grand tour illustrato da Anne Desmet
Tra typography e design, gli esperimenti visivi di Florian Nagel
.
Un copy non dovrebbe dirlo, ma un copy pigro sì: un’immagine vale più di mille parole. E questo meme, nello specifico, spiega perfettamente la situazione.
Anche quest’anno ci state facendo in tantissimi la domanda che ci fate ogni anno:
COME FUNZIONA PER ENTRARE STASERA ALLA PREMIAZIONE?
La risposta è molto semplice:
l’accesso agli ADCI Awards (stasera dalle 21al BASE, ça va sans dire) è garantito ai vincitori degli ori (sapete chi siete, non fate i vaghi).
Una volta esauriti i posti riservati, l’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
Con o senza 3 days pass. Ché tanto lo so che me l’avresti chiesto.
Talk, talk e ancora talk.
Nella seconda giornata di IF! si è chiacchierato moltissimo e di cose super interessanti.
Soprattutto si è parlato di mettersi scomodi, il tema dell’edizione di quest’anno, e a farlo sono stati moltissimi ospiti illustri.
Google, per esempio, che tra tutti è forse l’ospite più “di casa” a IF!
Giorgio Ferretti e il team di Google Zoo ci hanno infatti parlato di design thinking applicato al processo creativo, un metodo innovativo per risolvere grandi sfide in poco tempo, chiamato in due parole Machine Sprints.
Il suo funzionamento è tanto semplice quanto difficilissimo: si parte infatti dall’ascolto attento e approfondito del cliente e del suo prodotto o servizio a 360°. Arriva poi la fase di sprint vero e proprio: si tirano fuori idee come se non ci fosse un domani e alla fine si capisce quali sono sensate e quali anche no grazie. Fun fact: al processo creativo partecipa anche il cliente.
Paura, eh? Ma del resto, abbiamo detto di metterci scomodi. Per cui, come si dice a Roma, stacce.
Stefania Rumenti di IULM, invece, l’ha toccata pianissimo dicendo, molto semplicemente, che senza comunicazione non esiste impresa. Che poi praticamente è quello che vorremmo urlare fortissimo ai clienti quando ci bocciano le idee o, ancora peggio, i budget.
Anche Matteo Caccia ha parlato di argomenti super delicati, facendo un deep dive nelle nostre più recondite paure di creativi costantemente sull’orlo dell’insicurezza. Matteo ha infatti detto una cosa di una verità disarmante: non bisogna avere paura della vulnerabilità. I fallimenti servono e sono fondamentali per costruire una vera storia. Chi ti ascolta sta con te perché riconosce un pezzo di umanità. È il punto più alto di aggancio. Non male, porca miseria.
Ma non dimentichiamo nemmeno il talk di Vicky Gitto, Roberto Bagatti ed Emanuele Nenna sul rebranding RAI, probabilmente la sfida più difficile, su scala nazionale almeno, legata al concetto di mettersi scomodi.
I The Show invece hanno parlato di come hanno fatto a diventare una realtà di successo su YouTube. Talento? Certo. Ma anche il coraggio di mettersi scomodi e inventare un linguaggio nuovo, fresco e, soprattutto, collaborativo. There’s no “I” in “team”, ma in effetti neppure in “success”. E loro l’hanno capito benissimo.
Ma mettersi scomodi significa anche sedersi dalla parte del torto e da lì provare a cambiare il mondo. E lo puoi fare dando valore concreto al concetto di brand purpose, che oggi evolve verso una più tangibile brand action. E a cascata, questo si riflette sul pubblico, che con i propri gusti sta inevitabilmente guidando le aziende verso una coscienza sostenibile e più attenta all’impatto che i loro prodotti e servizi hanno sul mondo. Mica salcicce.
Ma il giorno 2 di IF! ha anche ospitato tutta una serie di volti noti al grande pubblico (come dici? La nostra industry è sempre ripiegata su se stessa? Ah).
Sono infatti passati a trovarci:
Chiudiamo parlando ancora un pochino di brand purpose: gli amici di Leroy Merlin hanno una vision che è tipo vivere nel 3019 (o forse, più semplicemente, ci tengono a lavorare con brave persone): lo sapevi, per esempio, che ogni anno tutti i loro dipendenti, di qualsiasi livello, devono dedicare almeno un giorno a uno scopo benefico/sociale e che i loro punti vendita si impegnano ad avere un ruolo attivo nella comunità? È per questo che un brand così può permettersi di dar vita in maniera credibile a progetti bellissimi tipo “Lessons For Good”.
Ecco, questi sono solo alcuni degli appuntamenti che hai perso se non eri a IF! ieri.
Un po’ stai a rosicà, eh?
Daaaaaai che oggi si replica!
Ci vediamo a IF!