Postato il Gio 28 Mar 2024 da in #ContinuityADCI Freelance HUBLa vita del ClubMeet

ADCI Freelance Hub: meet Roberto Ottolino

Il progetto ADCI FREELANCE HUB

I Freelance sono professionisti sempre più rilevanti all’interno dell’industry creativa. Per questo in ADCI, su proposta del Freelance Ambassador Luca Pedrani, abbiamo scelto di valorizzare i nostri soci Freelance con un progetto a loro dedicato: la nostra missione consiste nell’offrirgli nuove possibilità di aggiornarsi, confrontarsi con altri professionisti, farsi conoscere (e riconoscere) ed esprimere al meglio il proprio talento. Dopo avergli dato uno spazio digitale in cui potersi ritrovare come colleghi – il Freelance Hub – abbiamo deciso di mettere in luce i nostri Soci liberi professionisti con questa rubrica, “Meet“. Oggi vi presentiamo Roberto Ottolino, Copywriter e Creative Strategist.

ADCI Freelance Hub: meet Roberto Ottolino

D: Ciao Roberto. Che cosa ti ha spinto a diventare Freelance?

R: Semplicemente, il mercato. Tutti sappiamo (o per lo meno, dovremmo…) che quando nel nostro settore si raggiunge un certo punto del percorso professionale, contraddistinto da un determinato mix di expertise ed età anagrafica, agire come liberi professionisti diventa un’opzione certamente percorribile, se non preferibile. Paradossalmente le incertezze che stanno caratterizzando questo nuovo decennio, finora non esattamente memorabile, sembrano aprire prospettive interessanti per i professionisti indipendenti, perché molte agenzie non sono in grado di fare progetti di staffing a medio, e forse neppure breve termine, ma hanno comunque regolarmente bisogno di un supporto esterno da attivare spesso con tempi brevissimi. Nel mio caso l’ipotesi era nell’aria già da un po’, e si è concretizzata a partire dalla scorsa estate quando ho avuto l’opportunità di mettere finalmente a sistema una serie di collaborazioni sia vecchie che nuove, anche se ho scelto di non partire a testa bassa, ma piuttosto di concedermi un primo anno semi-sabbatico, in modo da affiancare al lavoro anche una serie di esperienze di formazione per aggiornare e soprattutto ampliare le mie competenze professionali.

D: Che cosa ti piace di più della vita da libero professionista?

R: Sicuramente la possibilità di scegliere con maggiore libertà non tanto i tempi del lavoro (che sono inevitabilmente abbastanza vincolati alle scadenze della committenza), quanto i luoghi in cui svolgerlo. In questi primi sei mesi mi sono trovato a scrivere una headline sulla pensilina di un bus a Barcellona, a prendere un brief da uno strategist di Portland mentre dalla finestra vedevo il Tirreno, a presentare a un’agenzia di Milano l’aggiornamento della strategia creativa per una gara dalla lobby di un hotel di Dubai, dove mi trovavo per una conferenza. In effetti mi sono accorto che una buona metà dei progetti che ho seguito finora da freelancer li ho svolti in collaborazione con persone che non ho mai incontrato dal vivo, e forse alcune di loro neppure le incontrerò mai. Può sembrare un po’ malinconico, da un certo punto di vista, ma credo che nasconda soprattutto tante belle opportunità: per esempio, quella famosa gara poi l’abbiamo vinta.

D: Che cosa ti manca invece dell’agenzia?

R: Certamente la vita di agenzia permette di sviluppare delle relazioni umane belle e profonde, che nascono dalla compenetrazione di esperienze professionali di alta qualità, magari coronate da qualche shortlist qua e là, e di momenti di cazzeggio che spesso e volentieri permettono di costruire la differenza nel lungo periodo anche se non sono “billabili”, come si dice in dialetto milanese, perché non trovano una collocazione precisa nel timesheet. Essere un freelancer significa di fatto diventare più un fornitore che un collega, il che significa anche che c’è giustamente meno spazio per esternare i propri eventuali malumori, perché il ruolo cambia: un freelancer ha diverse risorse per lavorare autonomamente alla propria crescita professionale, mentre un dipendente è maggiormente vincolato alle politiche e alle strategie dell’agenzia. Ma è vero comunque che non di rado le agenzie possono aver bisogno di un supporto a medio-lungo termine, dunque c’è tempo e modo di immergersi nel quotidiano dell’agenzia, se si vuole: insomma, con un po’ di accortezza si può vivere il meglio di entrambi i mondi (o il peggio, dipende sempre dalle situazioni…).

D: Mostraci un lavoro che hai fatto da Freelance e raccontacelo.

R: È difficile mostrarlo, perché si tratta di un radio! In particolare, si tratta del radio di lancio del nuovo Toyota C-HR, che ho ideato naturalmente per conto di The&Partnership, l’agenzia storica del gruppo Toyota con cui ho avuto il piacere di collaborare per diversi anni. Riprendere a lavorare con loro è sembrata la mossa più naturale, alla luce del rapporto estremamente cordiale che si è costruito nel tempo non solo con l’agenzia, ma anche con il cliente, suggellato del resto dai diversi riconoscimenti internazionali raccolti negli anni. L’annuncio in questione ha rappresentato una piccola sfida, soprattutto per me che non sono mai stato un fuoriclasse del mezzo radiofonico: ci siamo dati l’obiettivo di realizzare un “metaradio”, perché l’eccezionalità del lancio a nostro avviso richiedeva un qualcosa di diverso dallo status quo della industry automotive. Abbiamo preso così sul serio questo obiettivo che il radio contiene addirittura quattro secondi di silenzio, una scelta inusuale che credo non tutti avrebbero intrapreso in scioltezza. E poi c’è la voce spettacolare di Stefano Crescentini a rendere il tutto ancora più speciale: insomma, uno di quei casi in cui il nostro lavoro diventa soprattutto un piacere.

Ascolta il radio qui

Lancio del nuovo Toyota C-HR, ideato da Roberto Ottolino per conto di The&Partnership

D: Con quale agenzia o cliente vorresti riuscire a fare un progetto e perché?

R: Così su due piedi (anche se per la verità sono seduto abbastanza comodamente) mi verrebbe da rispondere Herezie e Burger King. Herezie perché dal mio punto di vista coniuga una solida dimensione internazionale con una leadership creativa italiana, il che non è una cosa esattamente frequente. A oggi credo sia l’unico motivo per cui potrei pentirmi di non aver mai studiato francese in vita mia. Burger King, invece, perché ci ha abituati a una serie di iniziative non solo creativamente eccellenti, ma anche estremamente solide in prospettiva strategica. E poi stiamo parlando dell’azienda che ha lanciato i Chicken Fries, indiscutibilmente la più grande invenzione del ventunesimo secolo.

D: “Per il mio prossimo progetto devo contattare assolutamente Roberto perché…”

R: … è un creativo che pensa come uno strategist, e non ha paura dei numeri.

D: Dicono che i Freelance riescano a ritagliarsi spazi per progetti personali. Tu ne hai uno?

R: No. Ne ho fin troppi! Oltre alla docenza, che è un’attività che svolgo con grande piacere da diversi anni, devo ammettere che la pandemia ha funzionato da inatteso detonatore per una serie di progetti che avevo in mente da un po’. Il primo è stato Ghost Notes, un podcast dedicato a veri e propri “racconti di musica perduta” che ben presto si è trasformato in un libro pubblicato da Arcana nel 2021. E quasi in contemporanea ho scritto anche un altro libro, #Freestyle, un saggio multidisciplinare sull’improvvisazione in cui ho cercato di riunire spunti da discipline diversissime, pubblicato da Hoepli nel 2022 e dal quale è nata una vera e propria Freestyle School: un laboratorio in costante aggiornamento che è stato accolto finora da diversi partner internazionali (fra gli altri Hyper Island, NABA, Talent Garden, Neural Jam, Barcelona Beyond) ed è diventato a tutti gli effetti il mio side project principale. Ma come accennavo in precedenza, questo primo anno da libero professionista ho scelto di viverlo in modo semi-sabbatico, integrando al fianco delle collaborazioni professionali una serie di esperienze di alta formazione: ho iniziato lo studio del pensiero sistemico; sto approfondendo le tematiche della UX e del Design Thinking; mi sto dedicando in modo sistematico ai Futures Studies e attualmente sto svolgendo un’indagine sui futuri del lavoro creativo, un tema che credo stia molto a cuore a tutti noi; e poi ho conseguito finalmente, dopo tre lunghi anni, un Executive Master in Business Administration, visto che in fondo quello di un freelancer è un business a tutti gli effetti. Infine, sto portando avanti un’importante performance di arte situazionista che consiste nello spedire una o due volte l’anno il cartonato di una celebrità trash a una persona a caso di BCube, l’ultima agenzia dove ho lavorato in modo stabile. Qualcuno potrebbe chiedere “Perché?”, ma l’unica domanda corretta a mio avviso è semplicemente “Perché no?”.

D: Vogliamo farti pubblicità: lasciaci il link al tuo portfolio, al profilo Linkedin e una mail alla quale poterti contattare per collaborazioni.

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r.ottolino@gmail.com

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Ricordati di iscriverti al Freelance Hub del Club per poterti confrontare con i colleghi e partecipare a tutte le iniziative dedicate ai Soci Freelance. Per info puoi contattare Caroline Yvonne Schaper, il nostro super Segretario, oppure Luca Pedrani Freelance Ambassador ADCI.

Il progetto ADCI Freelance Hub nasce su stimolo per dare sempre più spazio all’interno del club ai professionisti freelance. Attraverso la rubrica “Meet” daremo occasione di presentarsi ai talenti creativi freelance del Club, favorendo il networking tra i soci.