Ci eravamo lasciati, un mesetto fa, coi buoni consigli impartiti dalla pubblicità in tema di benessere e alimentazione equilibrata. Quella, in sintesi, che glorificava il burro (ciclicamente riappare sui social una campagna stampa, anche in versione smaccatamente fake, con un bambino in procinto di addentarne un panetto sano) e che in parallelo cercava invano di far attecchire la margarina, quella che decantava le virtù dell’olio
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Ultimi scorci di febbraio, primi barlumi di marzo. È tempo di iniziare ad abbandonare le mascherine per indossare le maschere, di provare timidamente ad uscire da una quaresima sociale e concedersi un po’ di spensieratezza prima della Quaresima religiosa. È tempo di Carnevale!
In un’epoca lontana, in mezzo alle mille euforie del Boom, erano di gran moda i veglioni: sia quelli più eleganti, sia quelli invero più… fantozziani.
Nella seconda metà del Novecento, prima che tutto si afflosciasse e ridimensionasse, la televisione – e per osmosi la pubblicità in televisione – era molto “stagionale”: teatri di posa, studi e set (e con essi gli schermi) in estate si popolavano di spiagge, palme, tramonti sul mare e bikini, in primavera (soprattutto sotto Pasqua) di uova colorate, cinguettii, ciliegi in fiore e praticelli… e in prossimità del Natale esplodevano (o