IF! Italians Festival – Day 03
Finalmente, dopo esserci ripresi dalle varie sbronze celebrative, è tempo di fare il punto anche sulla terza e ultima giornata di IF!
Tanti i temi dei diversi seminari, ma in particolare tre: donne, risate e violenza.
Il momento più interessante della mattinata è stato senz’altro la tavola rotonda “Gira poca figa”, dedicata al tema della regia al femminile. Le registe nel mondo sono poche: appena il 16,3% del totale, con un aumento simbolico nel 2015, pari allo 0,8%. In Italia, se possibile, sono ancora meno: 7 su 100. Il problema è semplicemente che i film al femminile vendono poco, perché raramente affrontano i generi più gettonati (thriller, azione, horror) in termini di incassi. La soluzione, che ha trovato concordi tutti i partecipanti, da Chicca Profumo a Stefania Siani, da Paolo De Matteis ad Ada Bonvini, da Leone Balduzzi a Serena Corvaglia, è altrettanto semplice: superare le obsolete associazioni tra genere (anagrafico) e genere (stilistico). Le registe donne saranno le benvenute nell’affrontare generi tradizionalmente ritenuti solo maschili, purché sapranno offrire un punto di vista non imitativo, ma alternativo, rispetto a quello maschile.
Imprescindibile la visita dei Rockin’ 1000: un doveroso tributo a un evento assolutamente senza precedenti, con interessantissimi insight sulla genesi organizzativa, più complessa e tortuosa di quanto potesse sembrare da fuori. Tutt’altro che secondario ricordare che 3 dei 4 componenti del team organizzatore erano donne.
Tre quarti d’ora di relax in compagnia della Gialappa’s Band, impegnata a commentare i peggiori spot mai girati (su tutti, lo straordinario tormentone ecuadoregno Sabrosòn), e subito tempo di tornare seri con Lorenzo De Rita, fondatore del The Soon Institute: un’accurata, raffinatissima analisi sulle dinamiche del crowdsourcing e dell’intelligenza collettiva, con imperdibili aneddoti sulla leggendaria nazionale olandese di Johann Cruijff.
Ma inutile girarci intorno: l’appuntamento più atteso della giornata era il confronto tra Oliviero Toscani e il resto del mondo, rappresentato nella fattispecie da Davide Boscacci che gli ha rivolto le sue “Dieci domande scomode”. Va detto che Toscani, dopo una partenza indubbiamente brillante e arguta – “Non sono un pubblicitario, sono solo un fotografo” – in cui ha rintuzzato con un certo stile le provocazioni – “Non sono io che vi odio, siete voi che odiate me” – , ha dato l’impressione di perdere un po’ la bussola: troppe le domande a cui ha rifiutato palesemente di rispondere, troppe le campagne di cui ha finto di non ricordare la data di realizzazione (sette anni fa, anziché venti), troppe le contraddizioni nelle sue dichiarazioni – “Lavoro da solo, a differenza vostra, però ogni volta metto su un team di quindici persone”. Insomma, resta la sensazione che il confronto non abbia spostato troppo i punti di vista su quello che, nel bene e nel male, resta un personaggio unico nel mondo della creatività. Senz’altro prezioso, comunque, il consiglio che ha elargito al mondo delle agenzie (anche se suonava quasi più come un rimprovero): non accontentarsi della mediocrità, ma ricercare sempre la provocazione (nella sua accezione più nobile).
Da una star a un’altra: Paola Antonelli, curatrice del MoMA di New York e insignita quest’anno dell’ingresso nella Hall of Fame del club, il riconoscimento forse più prestigioso assegnato dall’ADCI. Superba la sua presentazione, dedicata al rapporto tra design e violenza: tema di una mostra (mai realizzata, almeno finora) che esplora con lucido interesse il ricorso al disegno industriale nella progettazione di armi e strumenti di sopraffazione. Un paradosso etico che raggiunge vette incredibili: come i proiettili verdi, così chiamati perché uccidono come gli altri ma non contengono piombo, e dunque non danneggiano l’ambiente.
Ancora tempo per un’ultima tavola rotonda, “Nella gabbia dei Leoni”, con Francesco Bozza, Nicola Rovetta, Sergio Spaccavento e Nicola Lampugnani. Poi, è finalmente il momento degli ADCI Awards: tutti in piedi per un caloroso, commosso saluto a Enrico Gasperini, uno dei padri del digitale italiano, appena scomparso; poi iniziano le premiazioni. Ma su quelle, sappiamo già tutto.
La seconda edizione di IF! si chiude con una semplice, bellissima certezza: ce ne sarà una terza l’anno prossimo. Ancora più bella.