Scuola Serale di Comunicazione Online – Scopriamo insieme l’Effetto Streisand
L’Effetto Streisand è un interessante fenomeno della comunicazione online per cui il tentativo di sopire, cancellare o rettificare una notizia ottiene l’inatteso effetto di amplificarla. Si tratta di un effetto largamente incontrollabile che gli operatori di comunicazione dovrebbero conoscere e studiare attentamente.
Prende il nome dalla cantante americana Barbra Streisand che, nel 2003, cercò di far cancellare alcune foto della sua residenza, ottenendo l’effetto di calamitare la curiosità del pubblico. Qui sotto una delle foto in questione (da Wikipedia, nientemeno).
Come vediamo, l’effetto moltiplicatore della notizia, grazie allo Streisand Effect, può durare per anni.
Moltissimi altri casi dell’Effetto Streisand qui, nell’articolo di Wikipedia.
Cosa si può fare quando accade? Purtroppo lo Streisand Effect è largamente incontrollabile. Quando una notizia è online ed è di interesse pubblico, anche di un pubblico molto ristretto e settoriale, è molto difficile cancellarla. Il paradosso è che potrebbe trattarsi di una notizia neutra o solo moderatamente negativa (in fondo, chi se ne frega se Barbra Streisand ha la villa sulla scogliera? Sono passati anni e lei vive benissimo anche con la foto online).
Però l’amplificazione generata proprio dal tentativo di cancellazione rende controproducente la notizia. L’effetto si verificava anche nella comunicazione tradizionale, come illustra il detto famoso fra i giornalisti: “una smentita è una notizia data due volte”. Se non si vuole dare risalto alla notizia, la strategia migliore, quindi, è non gettare benzina sul fuoco e aspettare che questo si spenga spontaneamente, a meno di non voler utilizzare l’occasione per rispondere a critiche o per dare risalto al proprio punto di vista sul tema. Ma in questo caso è bene accettare le regole della comunicazione online e quindi accettare le inevitabili repliche e critiche, se non si vuole peggiorare ulteriormente l’effetto. Infine, come consigliava Guy Kawasaki nel lontano 1996 a proposito dell’e-mail e della comunicazione digitale, quando possibile non scrivere mai niente che non si vorrebbe veder pubblicato sul New York Times.