Postato il Sab 1 Mar 2014 da in La vita del Club

Un ricordo di Giancarlo Livraghi

di Enrico Chiarugi

Sabato scorso è mancato Giancarlo Livraghi, copywriter, manager di agenzie multinazionali, fondatore della Livraghi, Ogilvy & Mather e tante altre cose.

Giancarlo LivraghiVorrei ricordarlo brevemente e con affetto, non tanto per nostalgia dei bei tempi andati, ma perché il suo modo di intendere la pubblicità ha lasciato un segno netto nelle tante persone che, come me, hanno avuto l’opportunità e la fortuna di lavorare nella sua agenzia. Sottolineo “sua” perché la LO&M era soprattutto Giancarlo Livraghi e poi anche Ogilvy & Mather, così come la Bassat, O&M era soprattutto Luis Bassat; ma questo succedeva prima che arrivassero i grandi gruppi finanziari a farla da padroni.

Non a caso dicevamo, con una certa fierezza, “Lavoro in Livraghi”, come si diceva anche “Lavoro in Pirella”. Certo, le multinazionali erano presenti, ma per noi erano un background sfocato: quello che più importava era il fatto di lavorare per persone che, in forme diverse, ammiravamo e stimavamo.

Io ho iniziato lì, in piazza Santa Maria Beltrade, nel lontanissimo 1984, assunto come “assistant copywriter” (era la qualifica che compariva sul libretto di lavoro) e vi ho lavorato per tre anni, parlando poco e ascoltando molto.

Oggi le agenzie “prendono” molto da chi inizia a lavorare e “danno” pochissimo non solo in termini di remunerazione e di prospettive, ma anche e soprattutto in termini di formazione professionale.

La LO&M chiedeva molto, certo, ma dava anche altrettanto.

Per cui, ringrazio qui Giancarlo Livraghi , “il dott. Livraghi”, Giancarlo (abbiamo iniziato a darci del “tu” – da parte mia, timidamente – dopo che ci eravamo ri-trovati circa dieci anni fa, grazie a Jenny Evangelisti) per quello che mi è stato dato e che credo sia stato dato anche a molti altri (creativi, account, media ecc.) che sono passati in LO&M.

Grazie per aver creato un’agenzia che era anche una “scuola”, più Oxford che Berkeley.

Grazie per aver saputo creare una comunità solidale di persone.

Grazie per aver anche detto cose dure e dirette ai clienti in riunione, sempre da pari, senza mai ombra di servilismo.

Grazie perché in quelle riunioni erano ammessi anche i neo-assunti, che potevano solo imparare.

Grazie per averci trasmesso che per essere rispettati come comunicatori, dobbiamo prima di tutto essere credibili.

Grazie per averci trasferito che la nostra professione era (dico oggi, potrebbe essere) qualcosa di utile e intelligente, con una rilevanza sociale.

Grazie per averci fatto capire che “etica professionale” non è una formula vuota.

Grazie per averci insegnato che senza strategia e senza concetto, anche la migliore idea creativa resta solo un “buzzétt”.

Grazie per aver usato sempre il “lei” nei rapporti di lavoro. Sarà anche formale, ma molto meglio di un “tu” cui seguono poi parole e comportamenti pessimi.

Grazie per non aver mai detto: “Sabato e domenica dovete fermarvi a lavorare”. Quando accadeva, era solo perché ci sentivamo responsabili di quello che stavamo facendo. E la responsabilità in LO&M veniva incoraggiata.

Grazie per essere stato tra i primi a parlare contro i “megamerger” e la finanziarizzazione del mondo della comunicazione.

Grazie per aver visto nella stupidità il grande nemico (vittorioso) del nostro lavoro e del mondo in generale e per aver scritto in proposito un libro intelligente: “Il potere della stupidità”, appunto.

Grazie per aver fatto incorniciare all’ingresso dell’Agenzia un poster che recitava: “Quando parlava Eschine, gli Ateniesi dicevano: ‘Senti come parla bene’. Quando parlava Demostene, dicevano: ‘Uniamoci contro Filippo’. Noi siamo della scuola di Demostene”.

Oggi gli allievi della Scuola di Demostene la salutano con affetto, dott. Livraghi. Qui dove ci ha lasciato, però, credo che al momento stia vincendo Eschine.

P.S. Invito chiunque conosca poco Giancarlo Livraghi e voglia conoscerlo meglio a leggere qualche suo testo sul sito www.gandalf.it

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