Postato il Mar 29 Set 2020 da in EqualLa vita del Club

TU MI TURBI.

di Monica Stambrini, regista.

In occasione del grande dibattito suscitato dai media sul caso della modella Armine Harutyunyan, ADCI ha scelto di confrontarsi con alcune personalità trasversali a diversi mondi per approfondire il tema dei codici estetici nelle rappresentazioni visive.
Il dibattito portato avanti all’interno del progetto Equal e Cast the inclusion, vede come sesto intervento quello di Monica Strambini, regista.

Fotografo Angelo Turetta, la foto ritrae Valentina Nappi (QK)

CHE COS’È PER TE LA BRUTTEZZA E COS’È LA BELLEZZA?

MS: La bellezza direi che è qualcosa che mi stupisce, che mi incanta, anche se ce l’ho sotto gli occhi sempre, mentre la bruttezza… la bruttezza è qualcosa che infastidisce, che si giudica, evidentemente perché tocca delle corde dentro di sè. Forse la bruttezza come giudizio nasce dalla paura?

“BRUTTA” “OSCENA” “INADATTA AL MONDO DELLA MODA” “BENVENUTI NEL MONDO AL CONTRARIO”, “UNA RACCHIA INSPIEGABILMENTE FINITA NEL REGNO PER ECCELLENZA DELLA BELLEZZA” . ARMINE È L’OCCASIONE PER CHIEDERCI: PERCHÉ USCIRE DAI RIGIDI CANONI DELLA BELLEZZA GENERA COSÌ TANTA VIOLENZA?

MS: Qualsiasi cosa esca dai canoni può fare paura, appunto. E quindi genera violenza. L’osceno, etimologicamente ciò che dovrebbe essere fuori scena, non mostrato, nascosto, attira l’occhio, forse più della bellezza, eppure non ci piace. Non ci piace che ci attiri. E’ la paura del “male”, di ciò che ci turba. 

TROPPO MAGRE, TROPPO BELLE, TROPPO DIFFERENTI, TROPPO GRASSE, TROPPO BRUTTE. NON È FORSE UNA FORMA VIOLENTA DI MISOGINIA QUESTO FISSARE IL CANONE CON LA RAPPRESENTAZIONE E CONTINUARE A FAR SENTIRE LE DONNE INADEGUATE PERENNEMENTE? CREDI CHE VALGA ANCHE PER GLI UOMINI?

MS: Credo che valga assolutamente per entrambi i generi. Da sempre, anche gli uomini devono adeguarsi a dei canoni di “mascolinità”. Non possono essere femminei, non possono essere deboli, non possono manifestare i loro sentimenti come fanno le donne. Non possono mettere la gonna mentre noi donne possiamo vestirci da uomo. La sola differenza che vedo io è che per le donne la “bellezza” è una qualità fondamentale, senza la quale valgono poco, mentre gli uomini hanno altre qualità che possono far valere, come il successo, il potere, l’intelligenza, la simpatia. Una donna, ancora per poco forse, ma se non è almeno un po’ carina, è “poverina”. E purtroppo questo concetto è introiettato dalle donne. E infatti, fra gli “haters” di Armine, moltissime sono donne.

“LASCIAMO LE DONNE BELLE AGLI UOMINI SENZA IMMAGINAZIONE” DICEVA PROUST. ANDRÉ GIDE, “LA BELLEZZA NON STA NELLA COSA GUARDATA, MA NELLO SGUARDO”. COSA PENSI DI QUESTE CITAZIONI IN QUESTO CONTESTO? È LA CHIAVE DI LETTURA GIUSTA O CE NE SONO ALTRE DA ESPLORARE?

MS: Sono belle frasi, soprattutto quella di Proust. Forse la si potrebbe adattare ai tempi di oggi con un “Lasciamo la bellezza alle donne senza immaginazione”.

LA MODA HA FATTO DELLA DIVERSITY E INCLUSION LA SUA NUOVA BANDIERA. SONO MOSSI DALLA VOLONTÀ DI INTERPRETARE  LO SPIRITO DEI TEMPI? O DALLA VOLONTÀ DI STUPIRE E CREARE UNA DISRUPTION “PURCHÈ SE NE PARLI”?

MS: Entrambe le cose.

QUESTI CANONI ESTETICI SONO PRIGIONI PER CHI GUARDA, E SICUREZZE PER CHI CRITICA CON VIOLENZA. COME SI FA A SMANTELLARLI UNA VOLTA PER TUTTE? 

MS: Ci saranno sempre nuovi canoni estetici da smantellare. In questo momento sarebbe bello riuscire a smantellare lo strapotere dei social, del “io ti creo, io ti distruggo”. 

SULLA BASE DELLA TUA ESPERIENZA E DEL TUO AMBITO LAVORO COME REGISTA, COME INTERPRETI QUESTA TEMATICA E QUALI DIRETTIVE EVOLUTIVE TI SENTI DI INDICARE?

MS: Il mio cortometraggio “Queen Kong” in qualche modo parla di questo: un uomo vorrebbe fare l’amore con una donna gentile e bellissima ma non riesce ad essere “performativo”, mentre si scopre eccitatissimo da un mostro, una creatura selvaggia, sporca e sessualmente aggressiva. Purtroppo, per questioni di budget la creatura di Queen Kong (Valentina Nappi in prosthetic make up) non poteva essere pelosa come avremmo voluto. Prevedo (senza inventarmi nulla) la prossima frontiera disruptive per la moda femminile: i peli superflui. 😉