Postato il Mer 17 Set 2025 da in #ContinuityGiovaniLa vita del ClubThe Spark

The Spark of Camilla Viganò

“Don’t dream it, be it.”

All’apparenza sembra una quote presa da un qualsiasi poster motivazionale, ma se vi dicessi che a dirla, anzi, a cantarla è uno scienziato pazzo travestito da drag queen in un castello della Transilvania mentre costruisce da zero il suo prototipo di uomo perfetto, come la mettiamo? 

Oltre al mio apprezzamento per The Rocky Horror Picture Show, ho scelto questa quote perché è un po’ come una buona pubblicità: ti dà un messaggio semplice e carico di significato, ma lo fa in un modo che non ti aspetti.

Back to school = Back to Spark! 

Potevamo mai lasciarvi da soli e non farvi compagnia per superare il trauma del rientro post summer break? Certo che no (e ditelo che vi siamo anche noi mancati, almeno un pochetto, su!).

E infatti, rieccoci qui e ben ritrovati, cari social-pc spettatori, in questa nuova freschissima edizione di The Spark e con questa intro-bomba vi proponiamo una versione alternativa del gioco “Indovina Chi?” per conoscere oggi il nostro protagonista misterioso…

INDIZI: brianzola DOC, del tipo che tutta la sua famiglia ha origini di qua, ha 27 anni, lavora come copywriter in DUDE da quando ho iniziato nel 2022.

Chi è?

Restate con noi e scoprirete più avanti la risposta perchè…

Questo è il suo Spark!

Ciao, sono Camilla!

Gli amici mi chiamano… Camilla.

Per rompere un po’ il ghiaccio e farmi inquadrare da chi legge, giochiamo a 2 verità e 1 bugia:

Ho una malsana ossessione per gli incisi tra parentesi e per questa emoji

Sono totalmente a mio agio a parlare di me e a fare le interviste.

Ho imparato l’inglese con i musical di Broadway, giocando ai videogiochi e ascoltando le telecronache della WWE, che btw seguo ancora oggi – it’s not a phase, mom!

Mentre cercate l’intrusa, diamo inizio al botta e risposta.

Qual è stata la scintilla che ti ha fatto dire “questo è il mio mestiere”?

Mi sento già vecchia a dirlo, ma la scintilla è nata per colpa delle VHS

Quando ero piccola i miei registravano i film che passavano in tv e, inevitabilmente, oltre al genericofilmd’animazioneDisneydelladomenica, venivano registrati anche gli spot delle pause pubblicitarie.

E io, da brava spugnetta, invece di mandare avanti veloce, me le guardavo ogni volta, assorbendo il più possibile (tipo la scena della tortura di Arancia Meccanica, ma senza la tortura). 

Quella scintilla è cresciuta nel tempo – e ci sono stati parecchi colpi di fulmine. 

C’è stato un periodo in cui quasi mi vergognavo ad aprire YouTube davanti ai miei amici perché il 70% dei video suggeriti erano spot – insomma, come lo spieghi a dei ragazzini di 13 anni che una spropositata quantità di palline colorate che rimbalzano per le strade di San Francisco sia più interessante dell’ultimo video dei Dogo? 

Camilla Viganò
Camilla Viganò
Bouncy BallsSony Bravia (Agenzia: Fallon)

Ci tengo a citarvi un altro old-timer che porto nel cuore dal momento che l’ho visto, uno spot Audi che per me è un ottimo esempio del Dynamic Duo: un insight forte e un’esecuzione semplice (creativamente parlando, produttivamente un filo meno).

Clown Proof” – Audi (Agenzia: BBH London)

Ça va sans dire che avrei voluto realizzare entrambi questi lavori. 

E ça va sans dire che l’uso della musica in entrambi questi spot è pazzesco (nulla togliendo ai Dogo). 

Più guardavo queste storie, più sognavo un giorno di contribuire a scriverle. 

Ok, la scintilla c’è stata… e poi?

E poi c’è stata una serie di fortunati eventi.

Ho avuto il grande piacere di seguire lezioni tenute da alcuni professionisti del mestiere che mi hanno folgorata con la generosità con cui condividevano la loro esperienza con noi, giovanissimi pulcini armati solo di un foglio e di una penna (shout out a Guido Cornara e Giuseppe Mazza, a tutto lo staff/corpo docenti di Accademia di Comunicazione e ai miei compagni di banco).

Finita l’esperienza in Accademia, è iniziata quella in DUDE, dove mi sono sentita subito a mio agio grazie alle persone talentuose con cui lavoro e da cui imparo ogni giorno. Qui sto crescendo tanto, che si tratti di stilare un piano editoriale o di dover imparare in un pomeriggio a scrivere in terzine dantesche (anche se nessun dantista ha ancora validato questa mia skill su LinkedIn).

Cosa avresti voluto sentirti dire quando hai scelto di fare la “creativa”?

Se almeno una volta alla settimana non ti viene il dubbio di non essere tagliato per questo lavoro, vuol dire che probabilmente non lo stai facendo bene.

Ma non fidarti di me: fidati di un tizio chiamato George R. R. Martin che, chiacchierando con un tale di nome Stephen King, gli chiese come diavolo riuscisse a scrivere sei pagine al giorno

Camilla Viganò - The Spark
“Non ti capita mai di sederti lì e sentirti bloccato? Scrivi una frase e poi la odi, controlli le email chiedendoti se hai davvero talento e se forse non era meglio fare l’idraulico?” 

Vabbè, Stephen alla domanda poi rispose “No”

Ma non siamo tutti Stephen, giusto?

Quello che voglio dire è: dubitare fa parte del mestiere. 

Ci saranno giornate in cui le idee sembrano non arrivare, in cui ti convinci di non essere abbastanza, in cui pensi che forse qualcun altro al tuo posto avrebbe fatto meglio. 

È normale. È quasi fisiologico. 

Anzi, sono proprio quei momenti che ci formano, perché ci costringono a metterci in discussione, a rialzarci, a cercare soluzioni nuove.

Essere creativi non significa avere sempre la risposta pronta, ma essere testardi e tenerci abbastanza da tornare su quel foglio bianco e riprovare.

E avendo iniziato la risposta a questa domanda con una citazione, mi sembra poetico chiuderla con un’altra, leggermente rivisitata per questa occasione: Just Try It.