EQUAL-CAST THE INCLUSION. LA BELLEZZA PER JACOPO BENASSI: CREARE, REALIZZARE E VIVERE QUALCOSA CHE TI VIENE DA DENTRO.
In occasione del grande dibattito suscitato dai media sul caso della modella Armine Harutyunyan, ADCI ha scelto di confrontarsi con alcune personalità trasversali a diversi mondi per approfondire il tema dei codici estetici nelle rappresentazioni visive.
Il dibattito portato avanti all’interno del progetto Equal e Cast the inclusion, vede come primo intervento quello del fotografo Jacopo Benassi che dall’8 settembre sarà protagonista di una mostra personale presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Il museo ha scelto di omaggiare il fotografo di La Spezia con la mostra Vuoto, uno sguardo sul lavoro potente, personalissimo, privo di mediazioni, e sui suoi venticinque anni di carriera.
Al centro del lavoro di Jacopo c’è proprio il tema dell’autenticità come categoria estetica di superamento dei parametri classici della bellezza.
Di seguito Jacopo Benassi risponde alle domande di Stefania Siani.
SS: Cosa è per te la bellezza e cosa è la bruttezza?
JB: Alzarsi al mattino e vestirsi con le prime cose che trovi in casa!
Il brutto è che un certo tipo di cultura stia sparendo, non sentirsi più parte di un mondo culturale che pensavo crescesse sempre di più ed invece è in gran parte svanito (non parlo del mondo intellettuale: io non ne faccio di certo parte!).
La bellezza è creare qualcosa che ti viene da dentro , realizzarlo e viverlo è una cosa che mi fa veramente stare bene!
SS: “Brutta”, “oscena”, “inadatta al mondo della moda”, benvenuti nel mondo al contrario”, “una racchia inspiegabilmente finita nel regno per eccellenza della bellezza”. Amine è l’occasione per chiederci: perché uscire dai rigidi canoni della bellezza genera così tanta violenza?
JB: Perche è sempre stato cosi solo che ora tutti lo possono dire attraverso i social!
Dobbiamo accettare chi siamo!
Per me non esiste un canone di bellezza, ma io sono io! Metto tutti sullo stesso piano come la LIVELLA …… “Tu qua’ Natale… Pasca e Ppifania!!! T’o vvuo’ mettere ‘ncapo… ‘int’a cervella che staje malato ancora È fantasia?… ‘A morte ‘o ssaje ched’e?… è una livella.
Traduzione:
“Ma quale Natale..Pasqua ed Epifania!!! Te lo vuoi mettere in testa..nel cervello che sei ancora malato di fantasia?..La morte sai cos’è? ..è una livella.” frase presa dalla poesia di Totò “A Livella”
SS: Troppo magre, troppo belle, troppo differenti, troppo grasse, troppo brutte. Non è forse una forma violenta di misoginia questo fissare il canone con la rappresentazione e continuare a far sentire le donne inadeguate perennemente? Credi che per un uomo dia diverso?
JB: Stai parlando con un obeso di 122 kg che si auto inviterebbe a cena tutte le volte che si fotografa.
SS: “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione” diceva Proust.
Andrè Gide: “La bellezza non sta nella cosa guardata, ma nello sguardo.”
Cosa ne pensi?
JB: Conosco donne belle intelligentissime e conosco donne brutte di uno stupido inimmaginabile!
SS: Alessandro Michele ha scatenato la discussione. Lo aveva già fatto rispetto all’età, alla disabilità, e oggi con Armine ha creato la più grande discussione planetaria sui social su cosa significhi essere una donna bella o brutta. Tu che lo hai conosciuto da quali propositi credi che sia mosso?
JB: E’ una bella persona, sensibile, che vive nel suo mondo meraviglioso (per lui). Penso che lo abbia fatto non per provocare, e se lo avesse anche fatto è stato bravo, no?
Io non posso dire di conoscerlo, l’ho incontrato 15 minuti, però mi sono bastati per capire la sua fragilità ed eleganza.
Bravo!
SS: La moda ha fatto della diversity e inclusion la sua nova bandiera. Sono mossi dalla volontà di interpretare lo spirito dei tempi? O dalla volontà di stupire e creare una disruption?
JB: Questo non lo so, non saprei cosa rispondere: io la sfioro la moda ma non ci sto dentro, se mi vesto alla moda mi sento come Pavarotti quando cantava insieme a James Brown!
Un’ esperienza agghiacciante per chi lo ha visto…. in tv.
SS: Questi canoni estetici sono prigioni per chi guarda, e sicurezze per chi critica con violenza. Come si fa a smantellarli una volta per tutte?
JB: Datemi un distintivo e delle manette!
SS: Le tue fotografie, spesso definite disturbanti. Quale è il canone estetico che esprimi? La tua idea di mondo?
JB: Un caro amico che si chiama Maurizio Maggiani dice: se il mondo fosse come lo fotografi te, mi sarei già ucciso.
Ahahahahah lo amo e mi porto nel cuore questa sua frase.
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