Postato il Dom 17 Mar 2013 da in Segnalazioni di Claudia Neri

Pensiamo Insieme


È nato un piccolo (per ora) gruppo su Facebook: “Think Together”. Si ispira dichiaratamente al celebre annuncio DDB per VW che diede il via alla cosiddetta rivoluzione creativa, innescata proprio dall’agenzia di Bill Bernbach.
“Nessuna pretesa di diventare il primo gruppo di giovani creativi in Italia” mi scrive Nicolò Volanti, “ma la voglia di creare, da una piccolissima iniziativa, dei primi incontri di ragazzi che aspirano alla stessa, identica cosa: fare quel che amiamo, farlo bene e con tutele concrete”.
Il gruppo è nato giovedì 14 marzo. Oggi è a 161 iscritti.

Ecco cosa ci racconta Nicolò Volanti.

“Il nostro futuro dipende dalla comunicazione. Potersi raggiungere è un bisogno di sopravvivenza per gli esseri umani”. Era il 1949, nasceva la Doyle Dane Bernbach e con lei iniziava a prendere piede la rivoluzione creativa che insieme al pensiero di Bill Bernbach diverrà esempio per la comunicazione pubblicitaria degli anni a venire. Anni pieni di enfasi ed energia che hanno cambiato per sempre i modi di fare comunicazione. Anni che sembrano lontani ma che credo possano essere ricordati per sentirsi parte di un’altra rivoluzione che ci sta nuovamente investendo, questa volta non avendo più come contorno il boom economico del dopoguerra ma una grave recessione, budget ridotti e problemi di accesso a posizioni di lavoro stabili e tutelate per noi giovani. Stage non retribuiti, posizioni di precariato divenute strutturali e poca propensione al cambiamento, rischiano di diventare amputazioni sociali importanti, che al di là di premi e lustrini, lasciano senza un futuro stabile tanti di noi che in questo lavoro hanno investito tempo, passione e denaro. E dato che non c’è cosa più brutta di sentirsi dire frasi del tipo “cambia mestiere finché sei in tempo” o ancor peggior “la pubblicità è morta”, forse dobbiamo iniziare ad essere giovani che si tutelano e non soltanto giovani al centro del dibattito di tutela. In buona sostanza, iniziare a confrontarci realmente tra noi. Sembra la solita, banale ovvietà trita e ritrita da dibattiti già troppo spesso sentiti in giro ma non è così. Dovremmo iniziare a incontrarci, faccia a faccia, avere consapevolezza del disagio che tanti di noi avvertono all’interno dell’ambito lavorativo e cominciare poco per volta a raccontarci. Iniziare con incontri informali, liberi ma visceralmente sinceri, creare sistema, confronto diretto e senza filtri, proporre soluzioni e sviluppare idee (che nel nostro caso non dovrebbe essere difficile trovare). Ma soprattutto non avere paura. Perché se vogliamo che questo rimanga un mestiere che permetta non solo la realizzazione di buona comunicazione, ma in grado letteralmente di permetterci un futuro dignitoso, dobbiamo pensare e proporre tutele reali e discuterne tra noi, cosa che nessun altro potrà mai fare se non noi stessi. Sbagliando, dicendo cazzate, ma provandoci. Dobbiamo sentirci responsabili e parte attiva del periodo importantissimo che ci vede protagonisti e solo attraverso la creazione di un sistema riusciremo o quantomeno possiamo provare a ridefinirci. Iniziamo a guardare più a noi e alle nostre responsabilità, senza continuare nella visione sbagliata che mette al centro il binomio di scambio tra direttori creativi e nuove leve, utilissimo per l’apprendimento di competenze importanti, ma non sufficiente, da solo, a garantirci le giuste tutele. Siamo tutti nella stessa grande barca e se si affonda (o si riesce a portare in porto qualcosa) è un guadagno per tutti, azzarderei pure per i clienti ormai scettici della nostra professionalità.
È nato un piccolo gruppo, “Think Together” che si rifà volutamente al famoso Think Small, ma in chiave decisamente diversa. Nessuna pretesa di diventare il primo gruppo di giovani creativi in Italia. Sarebbe oltretutto inutile e pretestuoso. Ma la voglia di creare, da una piccolissima iniziativa, dei primi incontri di ragazzi che aspirano alla stessa, identica cosa: fare quel che gli piace, farlo bene e con tutele concrete. Già i primi ragazzi si incontreranno per una birra, a Milano. Abbiamo la possibilità di considerare quella birra come il solito buco nell’acqua, oppure, avere il coraggio di pensare che sia la prima di tante altre. E sarebbe già una vittoria riuscire ad incontrarsi soltanto per parlare e confrontarsi un po di più. Tocca a noi, non possiamo più delegare. E se realmente ci riuscissimo, sarebbe la più bella vittoria da inserire in portfolio.

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