Te lo do io il Brasile.
Uno degli ultimi seminari di Cannes è stato quello del Grupo Consultores. Si è svolto sabato mattina e aveva il titolo: Brazil, Revealing the Secrets.
Il Grupo Consultores ha intervistato 500 top inserzionisti brasiliani e quello che ne è uscito fuori è che oggi il Brasile è un paradiso per la comunicazione.
Quando nel nostro settore si parla di Brasile si pensa sempre alla creatività eccellente e, spesso, anche alla loro pratica collaudata di produrre i Trucho (quelli che noi definiamo fake).
Quello che ignoriamo spesso è che, insieme a India e China, sono una delle tre potenze mondiali economiche emergenti. E che negli ultimi 4 anni 50 milioni di brasiliani sono passati dalla soglia di povertà alla middle class.
Sapete cosa significa questo?
Che nel giro di pochi anni le agenzie si sono trovate un esercito di nuovi consumatori e di persone interessate alla pubblicità.
Da loro il mercato è florido e in continua evoluzione, ma sanno anche proteggere i loro interessi.
Le associazioni di categoria sono forti: sono riuscite a preservare il vecchio sistema, quello in cui la retribuzione è una percentuale degli investimenti (il media è rimasto dentro le agenzie). E si fanno rispettare dai clienti. Quest’anno la percentuale delle gare remunerate si è assestata sul 30% (sembra che siano secondi solo all’Argentina che sfiora il 50%).
Di certo è impensabile oggi paragonarsi ai brasiliani, non tanto per il livello creativo quanto per il loro modello di sviluppo economico (il nostro problema più grande è che lavoreremo sempre per un mercato ridotto). Ma per alcune cose potremo prendere esempio da loro: per la coesione dell’ambiente, per il fatto di metterci d’accordo e creare un movimento.
Loro hanno iniziato a farlo tanti anni fa, quando erano ancora considerati dei primitivi della comunicazione e i loro problemi economici sembravano irrisolvibili. La stessa identica condizione in cui noi ci troviamo adesso.
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