Goodfellas colpisce ancora.
Per il secondo anno abbiamo dato vita al progetto Goodfellas e per il secondo anno abbiamo infranto il record italiano assoluto di shortlist e di Leoni a Cannes. Questo è il bilancio definitivo: 51 shortlist contro le 44 dell’anno scorso, 19 Leoni contro 17, ma la cosa più importante è il numero delle agenzie andate a premio (15) e il numero dei progetti (20).
Eccoli: Fastline (Fastweb), The Real Master of Intuition (Heineken), The Candidate (Heineken), #DammiPiùVocE (CoorDown Onlus), Cinzia, your skin friend (IDI Farmaceutici), #ivoteanyway (Ceres), Together for Reconstruction (Mc Donald’s), The Profiteers (Fiorucci), The Great Storytellers (IED), The Smammas (Webank), Loveville (Durex), Ball Dream Band (Bref), Life in Five Seconds (H57), MTV EMA 2012 (Vimn MTV world), Kids Optical Table (Marchon), The Wall of Opportunities (Heineken), The Art of Making Room (Foxy), Burn Visions (Burn), Anachronism (Toyota), Silent Movie (Progetto Itaca).
A questi progetti va aggiunto il Grand Prix nel Design iscritto da Serviceplan Munich ma a cui hanno lavorato anche Giuliana Guizzi e Salvatore Giuliana.
Anticipo i polemici affermando che siamo consapevoli del fatto che i Cannes Lions ogni anno aggiungono nuove categorie (per cui la possibilità di andare in shortlist sarebbe ipoteticamente maggiore) e che l’anno scorso i Gold Lion erano 9 contro l’unico di quest’anno, ma questi dati vanno letti in maniera attenta e obiettiva.
Innanzitutto va analizzata la percentuale delle campagne italiane in shortlist rispetto al numero delle entries. L’anno scorso abbiamo iscritto di più ma raccolto di meno. La percentuale di quest’anno invece è leggermente superiore al 10%. E se consideriamo che il 10% è la soglia che il Festival si impone per comporre le shortlist, significa che come Paese siamo assolutamente in media. E lo siamo nell’edizione del 60° anniversario del Festival, con giurie particolarmente qualificate e severe.
La questione Gold: l’anno scorso avevamo due punte importanti che hanno fatto molto bene, quest’anno forse non avevamo nessun blockbuster ma in compenso abbiamo portato a Cannes una qualità media eccellente. E se ragioniamo come Sistema Paese il risultato del 2013 è molto più importante di quello dell’anno scorso.
L’unica delusione arriva dalle Young Lion Competitions dove, al contrario dell’anno scorso, non portiamo a casa nessun premio, ma purtroppo sono cose che capitano: i nostri giovani non possono sempre fare i fenomeni.
Torniamo alle note positive.
Quasi tutte le agenzie che sono andate a premio hanno partecipato al Progetto Goodfellas, che significa che i creativi italiani stanno capendo l’importanza di fare Sistema: più progetti vanno a premio, più giurati conserviamo e più è probabile che torniamo a vincere.
Quasi tutte le campagne premiate a Cannes avevano vinto precedentemente agli Adci Awards. E questa è la conferma che livello e attendibilità del nostro premio sono alti e in linea con i benchmark internazionali, come nessun altro premio nazionale. Significa anche che gli Adci Awards sono una specie di Trial per i Cannes Lions. E infine che le giurie allargate, se composte con intelligenza, onestà e competenza, funzionano meglio di quelle ristrette (quest’ultime, per spirito naturale di autoconservazione, mandano a premio sempre gli stessi in un loop che prescinde dalle reali possibilità di primeggiare poi internazionalmente).
Un mito che va sfatato è che gli Adci Awards siano meno rilevanti degli anni scorsi perché le agenzie “più creative” non iscrivono per snobismo. La realtà dei fatti dimostra invece che le agenzie “più creative”, oggi, sono quelle che vincono agli Adci Awards. E poi vincono a Cannes. L’Annual Adci 2013 sarà quello che, conti alla mano, conterrà il maggior numero di progetti andati a Leone: 8. È probabile allora che la percezione di alcuni sia sbagliata e che, semplicemente, alcune realtà italiane abbiano capito l’evoluzione in atto nel mondo della comunicazione. Mentre altre, tradizionalmente più blasonate, al momento non abbiano grandi progetti da iscrivere.
Un’altra buona notizia è che In Italia si sono estinti i fake. E nessuno ne sente la mancanza. Forse siamo il primo paese “latino” in cui questo succede e io credo che dobbiamo esserne orgogliosi.
Bisogna però ammettere che siamo ancora deboli nelle categorie più nobili, ma in compenso abbiamo confermato le qualità che tutti ci riconoscono, ovvero la capacità di fare bene nei momenti più critici. Nei due anni peggiori per la pubblicità italiana, la creatività italiana ha fatto i record a Cannes. E questo, non dimentichiamolo, anche grazie al fatto che abbiamo capito che quando giochiamo insieme possiamo vincere.
Concludo citando tre dichiarazioni che mi sono piaciute.
La prima è di Francesco Guerrera che dichiara a una rivista di settore che in Italia è arrivato il momento della generazione ‘77. Bene: entusiasmo e consapevolezza sono requisiti necessari per fare ancora meglio in futuro. E non solo mi auguro che ci sia davvero questa generazione ‘77, ma anche che sia coesa e sappia trasmettere il meglio di sé alla generazione ’87.
La seconda dichiarazione è di Vicky Gitto che mette l’accento sull’importanza di vivere come un privilegio il fatto di essere giurato a Cannes. E di come sia necessario ricoprire questo ruolo con senso di responsabilità nei confronti del Paese di appartenenza. Ecco, in queste parole potrebbe essere racchiuso tutto il senso di Goodfellas.
L’ultima dichiarazione è di Bruno Bertelli che durante l’intervista di YouMark invita a non farsi affascinare dai vincitori di oggi, perché sono già past. Bisogna subito voltare pagina e ripartire da zero.
Sono d’accordo.
Nonostante l’ottima edizione non bisogna accontentarsi, perché nel resto del mondo, proprio in questo istante, ci sono talenti creativi all’opera per ideare le campagne di domani. E quindi ripartiamo con rinnovato orgoglio ed energia, ricordando i bellissimi numeri dei Cannes Lions 2013 ma, soprattutto, ricordando che questi numeri sono arrivati anche grazie al lavoro di un’intera comunità.