Ius sanguinis vs. ius soli.
Se la “I” finale ha un senso, gli ADCI Awards dovrebbero rappresentare un premio alla creatività italiana, e il nostro Annual archiviarne il meglio per posteri e contemporanei, allineato sugli scaffali accanto a quello francese e tedesco e spagnolo. Ma in tempi di globalizzazione e di sacrosanta cross contamination, cosa vuol dire “creatività italiana”? Ci siamo posti il problema in Consiglio, nel definire le regole per la partecipazione al nostro premio (in realtà il problema era già emerso con almeno un paio di Consigli di cui ho fatto parte, ma ogni volta c’era qualche caso particolare che costringeva a nuove interpretazioni).
La decisione che ne è scaturita è un mix dei due principi giuridici dello “Ius sanguinis” e dello “Ius soli”, che ci è sembrata giusta e ragionevole. I creativi italiani potranno iscrivere agli ADCI Awards tutti i loro lavori, che siano stati pianificati in Italia o in altri Paesi. D’altra parte, ci è parso scontato che i creativi di qualunque nazionalità, nel momento in cui vivono e operano in Italia, partecipino alla definizione di una “creatività italiana”.
In conclusione, potranno essere iscritti tutti i lavori effettivamente pianificati in Italia, e realizzati in Italia da creativi di qualsiasi nazionalità, così come i lavori realizzati e pianificati in altri Paesi, ma realizzati con il concorso di almeno un creativo di nazionalità italiana.
In attesa di scioglierci nell’ADCM (Art Directors Club Mondiale), viva l’Italia. E soprattutto viva le belle idee.