Postato il Mer 5 Mag 2021 da in Interviste

TRANSATLANTIC: CROSSING PJ PEREIRA’S OCEAN

Autore: Simone Nobili


Il mondo di PJ Pereira sa di sale e pirati, Rio De Janeiro e Copacabana.

Il ragazzo che non apparteneva a nessuno schema pubblicitario, che ebbe il coraggio di dribblare il binomio writer/director e scaricarsi una sua identità durante gli albori di Internet, si è fatto uomo.

L’agenzia da lui fondata, Pereira & O’Dell, ha partorito “The Inside Experience”, raccogliendo 3 Grand Pix a Cannes in una notte di luna piena ed arcobaleni di applausi. 

Se inizi a leggere la carriera di PJ, al capitolo uno, paragrafo primo, trovi la parola “Programmatore”. 

È da lì che PJ è partito, inventandosi un codice e una formula di advertising che negli anni si sono rivelati infallibili.

In Brasile è conosciuto per essere uno scrittore, di quelli sempre in cima alle classifiche dei bestseller. 

Negli Stati Uniti invece è considerato outsider, uno che aveva fondato la AQKA di Sao Paulo ma che non smetteva di allungare le mani sul sogno americano. 

Doppia cintura near di kung-fu, PJ si porta dietro la filosofia delle martial arts, infilata nel diario della vita come segnalibro.

Non è una traversata affatto semplice, questa. Le acque di PJ sono tumultuose e le sue risposte portano venti che bucano le mie domande.

Ma c’è una lezione assimilata e digerita nel suo stomaco di creativo. 

PJ insegna che la strada per la vittoria è fatta da una sequenza interminabile di sconfitte.

Io ci credo. In fondo, lo sostiene Pereira.