Cosa può fare l’Adci per i giovani. E viceversa.
L’ho detto e scritto molte volte:
credo che i giovani dovrebbero considerare l’Adci come l’unica associazione professionale
in grado di battersi con consapevolezza e cognizione di causa per restituire dignità a questo lavoro.
E vorrei che i migliori e i più attivi si impegnassero concretamente per rendere il Club uno strumento utile in questa direzione.
Matteo Maggiore, copy senior in DLV BBDO, ha meno di 30 anni e più voglia di fare che di lamentarsi.
Si candiderà come consigliere alla prossima assemblea elettiva Adci del 22 febbraio.
Vista la premessa iniziale, Matteo non può che avere la mia benedizione oltre che gratitudine.
Matteo si candida a ricevere il testimone da Mizio Ratti, che negli ultimi tre anni si è occupato soprattutto delle iniziative rivolte agli under 30.
Il 12 febbraio saremo in Accademia di Comunicazione, a partire dalle 19.30.
L’incontro è aperto a tutti i giovani interessati sia a conoscere le idee di Matteo Maggiore, sia ad approfondire possibilità e modalità di un proprio coinvolgimento nelle attività dell’Art Directors Club.
Per l’Adci interverranno anche Mizio Ratti, Nicola Lampugnani, Massimiliano Maria Longo e Annamaria Testa.
Cosa si intende per giovani? Mi allineo all’Istat, indicando la soglia dei 35 anni. Poi, se uno vuole partecipare benché abbia 37 anni non verrà cacciato. Personalmente considero “giovani” i professionisti o aspiranti tali, di età compresa tra i 18 e i 28 anni, con un’esperienza lavorativa non superiore ai 3 anni.
Per chi si fosse collegato solo di recente aggiungo un paio di considerazioni personali su scopo dell’Adci e i soci che servono al Club.
Il compito dell’Adci, oggi più che mai, dovrebbe essere diffondere cultura della comunicazione.
1. premiando le best practice (vedi Adci Award)
2. stigmatizzando gli episodi di inquinamento cognitivo determinati dalla cattiva comunicazione.
3. spiegando la responsabilità sociale che si assume chiunque crei, pubblichi (e commissioni) contenuti.
I soci che servono all’Adci
-chiunque sia consapevole che con il suo ruolo contribuisce, nel bene o nel male, a determinare l’ immaginario collettivo.
-chiunque, in virtù di questa consapevolezza, spenda determinazione e creatività per migliorare qualunque messaggio, non solo quelli che verranno a contatto con micro comunità elitarie (ovvero sia colleghi giurati di importanti festival).
-chiunque persegua l’obiettivo primario dell’Adci e non il proprio avanzamento in qualche irrilevante ranking. Lavoriamo per promuovere marche, servizi, per diffondere idee, non per promuovere noi stessi. E dobbiamo pretendere di essere pagati in denaro, non in premi.
-chiunque si batta in ogni ufficio, in ogni sala riunioni o situazione pubblica, contro chi si oppone ai punti precedenti.
-chiunque si impegni a rispettare, difendere e diffondere, anche (e soprattutto) al di fuori della nostra comunità i principi e gli appelli espressi attraverso il nostro Manifesto Deontologico.
(Per ulteriori approfondimenti trovate qui le mie riflessioni di metà mandato, postate nel settembre 2012 per rispondere ad alcune domande ricorrenti tipo:
-Cosa è e a cosa serve l’Adci.
-Perché farne parte.
-I Soci che ci servono. (e quelli che non ci servono)
-Qual è la funzione degli Adci Awards e dell’Annual.
-Perché l’Adci non può e non deve essere solo un premio e un Annual.
-Perché i cosiddetti “fake” minano la credibilità dell’Adci.
-Perché scompariremo se non apriamo.