Una bella scommessa (vinta in partenza)
Può una persona non vedente dalla nascita lavorare come copywriter con un art director che crea immagini? Quali le immagini mentali che si sovrapporranno a quelle reali? Le agenzie saranno disposte a questa nuova esperienza? La storia di Greta.
Due anni fa è arrivata in Accademia di Comunicazione Greta, una ragazza non vedente, che aveva una grande passione: scrivere per la pubblicità.
Non ci sono mai state esperienze simili, perlomeno in Italia, e ci siamo posti la domanda: come farà una persona non vedente dalla nascita a lavorare come copywriter con un art director che crea immagini?
Quali le immagini mentali che si sovrapporranno a quelle reali? E se anche tutto questo potesse avvenire, le agenzie di pubblicità saranno disposte a questa nuova esperienza Troverà lavoro nella pubblicità?
Abbiamo chiesto ad alcuni Direttori Creativi nostri ex studenti: qualcuno ha detto NO ma qualcun altro ha detto SÌ.
E abbiamo dato inizio all’esperienza.
Sono passati due anni, Greta ha fatto un ottimo lavoro e ora è pronta a iniziare in agenzia.
E in Agenzia andrà: è stata presa in stage in FCB Milan da Fabio Teodori, creative director, e da Nicola Rovetta, cosicché tra pochi giorni inizierà a lavorare.
Le abbiamo chiesto di raccontare la sua storia perché altri giovani non vedenti potessero avere un’ulteriore possibilità di lavoro futuro, perché tutti quanti potessero condividere con noi questa grande vittoria!
“Mi è stato chiesto di riassumere la mia esperienza in Accademia. Dovrei scrivere un piccolo racconto, qualcosa che stupisca, magari con dettagli che solo un cieco può percepire. Ma è questo il punto. Io non ho niente da dire. Ci ho anche provato a scrivere la storia…
Se non ci credete, dopo vi mando l’inizio. Tuttavia, per quanto mi sia sforzata, non ho trovato nulla che valesse la pena annotare. Ho vissuto questi due anni come i miei compagni. Mi sono mangiata le unghie per l’ansia da consegna, ho passato i pomeriggi a litigare sulle virgole, e non so quanti soldi ho speso ai distributori di caffè. Certo, ho avuto qualche difficoltà. Ho incontrato persone che non volevano lavorare con me e gente che non ha mai pensato di descrivermi un video. Ma ho conosciuto anche dei compagni fantastici degli insegnanti curiosi e disponibili. Insomma, per me è stata un’esperienza normale. Ed è proprio per questo che anche altri non vedenti potrebbero farla. Si parla sempre d’integrazione, degli effetti speciali che un disabile può aggiungere allo show. Ma la verità è che sei davvero integrato soltanto quando non hai niente da dire”.