Fake d’autore
Shea Hembrey è una simpatica canaglia che ha avuto l’idea di spacciarsi non per un artista (sai che novità) ma per cento. A ognuno di essi ha dato un nome, una nazionalità, un sesso, un carattere e ovviamente uno stile. Così di volta in volta passa da quadri a installazioni, foto, sculture o videoarte, sotto lo pseudonimo di qualche Mark, Johanna e persino di interi collettivi di artisti.
Non so voi, ma a me sembra la perfetta sintesi di molta (troppa) arte contemporanea, dove basta che uno abbia qualche ideuzza simpatica e i mezzi per produrla (o farla produrre), appiccicarsi un qualche concetto concettuale e mettere le opere in vendita a diecimila euro al pezzo. Eppure, se la guardo dal punto di vista del marketing e della comunicazione, lo trovo decisamente furbo e interessante. Ci siamo sempre chiesti se la pubblicità fosse una forma d’arte. Comincio a chiedermi il contrario.