BEST OF PRIDE 2023 – Purché se ne parli?

A un mese dalla chiusura del Pride Month 2023, Fabio Lettieri ci accompagna in un’analisi della comunicazione Pride di quest’anno confrontando due casi iconici, uno italiano e uno estero.

Quest’anno, gli echi del Pride si sono diffusi, a chiusura del mese, soprattutto sulla coerenza o incoerenza temporale, commerciale e strategica delle aziende che hanno supportato gli eventi e le attività correlate.


L’avvocato del diavolo, naturalmente, potrebbe benissimo metterci lo zampino e, noi, senza indugio, perché siamo comunicatori e ci piace vagliare entrambi i lati della medaglia, gli lasciamo il campo perché pensiamo che sia giusto far parlare anche lui visto che, come cantava De André, ”…dal letame nascono i fior…”.


Dunque, ci siamo domandati se le forti ed evidenti proteste apparse sulle diverse piattaforme (Instagram, Facebook, etc…) relative al Rainbow Washing di alcune aziende fossero legittime oppure no. In breve, invece di dar fiato alle trombe del giudizio o a quelle della difesa abbiamo deciso di porci una domanda: quanto è giusto esigere il NON-Rainbow Washing verso il Rainbow Washing che, nonostante tutto può aiutare almeno a sensibilizzare e a far conoscere le cause LGBTQ+ (o no?)

Il Messico – Capaxia e l’app “Rainbow Washing Detector”

La prima operazione di cui vogliamo parlare è la App “Rainbow Washing Detector” realizzata dall’azienda Capaxia, Messico.


La “Rainbow Washing Detector” è un’app in grado di scansionare qualsiasi prodotto con i colori della bandiera per determinare in che modo il brand supporta concretamente, veramente e oggettivamente la popolazione LGBTQ+ con le sue battaglie. Da quando è stata lanciata, nel primo mese è stata scaricata più di 50.000 volte. A pochi mesi dal lancio, ha raccolto informazioni di oltre 10.000 marchi messicani fornendo in tempo reale informazioni e dati su più di 3.000 aziende della nazione. Ciò ha fatto sì che più di trenta grandi brand messicani si avvalessero dell’aiuto di Capaxia per implementare modelli aziendali realmente inclusivi e diversificati a favore e beneficio della comunità LGBTQ+. Questo significa che ciò che era nato per “controllare”, “giudicare” ed, eventualmente, “condannare” è servito, invece, a migliorare lo status operativo e industriale di ben trenta grandi aziende messicane. A questo punto ci chiediamo: se Capaxia non avesse creato il Rainbow Washing Detector, che cosa ne avremmo ricavato? Niente. Trenta aziende non avrebbero beneficiato dei risultati e del know how di ciò che la App ha generato ma, più di tutto, non ne avrebbe goduto nemmeno chi, nella comunità, magari ne ha davvero bisogno.

Lode, dunque, a Capaxia e alle aziende che l’hanno seguita.


Per quanto riguarda, invece, il territorio italiano, così come la bandiera arcobaleno è stata utilizzata da Capaxia nella sua App per fare da Rainbow Washing Detector, in Italia, il “washing” nel senso più arcaico (lavare, pulire) della parola arcobaleno è stato utilizzato proprio come disclaimer, più forte che mai, per affermare i diritti LGBTQ+.

L’Italia – “Proud to Be Colorful” de L’Acchiappacolore e Coloreria Italiana

Per il Pride 2023 le due aziende L’Acchiappacolore e Coloreria Italiana hanno lanciato “Proud to Be Colorful”: un progetto letteralmente cucito su misura per il Pride, facendo sfilare Elecktra Bionic con un abito realizzato per l’occasione che parla di orgoglio, gioia, inclusione e rappresenti lo spirito del Pride. Coloreria Italiana e L’Acchiappacolore sono i due grandi esperti nella cura, protezione dei capi colorati e nella valorizzazione dei colori. Il loro supporto, durante il Pride, è sempre stato costante, negli anni. Grazie a Leonardo Persico, artist designer profondamente impegnato e attivo nella comunità LGBTQ+ è stato progettato un capo, “poetico”, ma anche di carattere, capace di attirare l’attenzione e di simboleggiare le rivendicazioni tipiche di chi aderisce al Pride, perfettamente riassunte nello sfarzoso strascico che può diventare bandiera arcobaleno in corso di marcia. Per la creazione del vestito, il designer ha poi utilizzato materiali di recupero, che sono stati trattati usando Coloreria Italiana e L’Acchiappacolore.


A sfilare con un abito così straordinario, è una figura ugualmente straordinaria: Elecktra Bionic, vera e propria diva della scena Drag italiana e recente vincitrice di Drag Race Italia, competizione- spettacolo dedicata proprio alle Drag Queen. La campagna ha avuto una fase di teasing prima della marcia, in cui sono stati condivisi dei contenuti online per creare hype, una fase di live coverage durante il Milano Pride e una terza fase che durerà tutto a luglio in cui verranno rilasciati altri materiali social che raccontano più nello specifico i messaggi e i passaggi dell’operazione. Scopri di più qui.

Tirando le somme


In breve, considerando le due attività intraprese nei due diversi paesi, possiamo concludere che, ovviamente, la meta finale dovrebbe essere a beneficio del mondo LGBTQ+. La domanda però, rimane: siamo sicuri che ciò che sia “secondo noi” male, in realtà sia davvero male? Quanto è importante portare avanti la lotta e farsi conoscere (anche nel male) pur di farsi conoscere? Una politica di “zero-support” perché non “coerente” è davvero così necessaria? O forse, proprio perché il beneficio del dubbio bisogna sempre darlo, qualche volta va anche bene “Purché se ne parli?”


A voi l’ardua sentenza…

Fabio Lettieri