La creatività è di famiglia: “CANZONE, CERCALA SE PUOI.”
4 figli e uno smart working.
Autore: Massimo Sala
Nella vita ci sono verità inaspettate, che ci colgono alla sprovvista e ci fanno dubitare di noi e del nostro posto nel mondo.
Ad esempio, facciamo molta fatica ad accettare che la Regina cattiva di Biancaneve non abbia mai detto in vita sua “specchio, specchio delle mie brame”, bensì un più ostico “specchio servo delle mie brame”. Se qualcuno di voi lo scopre adesso me ne rammarico, ma sto fare un’altra grande rivelazione.
La bellissima e famosissima “Canzone” di Lucio Dalla non è di Lucio. O almeno, non lo è il testo.
Perché il pezzo è stato scritto da Samuele Bersani, il quale un giorno me ne raccontò la genesi.
In breve: immaginò una canzone d’amore che girasse per le vie di Bologna alla ricerca, tra tutte le ragazze, di quella che lo aveva appena scaricato. E lei, solo lei, riconoscendo in quei versi una dedica struggente, sarebbe corsa tra le sue braccia.
Cosa che non accadde, ma non è questo il punto.
L’introduzione mi era necessaria per spiegare questa quarantena con la mia famiglia – strana, ve lo può confermare chiunque ci conosca – composta da me, la mia compagna e quattro figli (Mia 2 anni, Claudio 10, Emma 12 e Anita 12). Quest’ultima in trasferta a Londra per studio.
Ma torniamo al dunque: perché questo aneddoto dovrebbe essere funzionale allo scopo di questo articolo? Ve lo spiego subito.
Perché quando tutto questo ha avuto inizio, mi sono guardato intorno e ho pensato: se proprio dobbiamo stare qui, provo a scegliere una musica per ciascuno di questi quattro piccoli matti.
E vediamo se le mie canzoni li cercano, li trovano, gli raccontano qualcosa di me e di noi.
Qualcosa che magari a causa del lavoro che faccio, e sono certo ci siamo capiti al volo, non ho avuto tempo di spiegare come avrei voluto, potuto o sperato.
E allora a Mia, la piccolina di casa, ho acceso le musiche francesi pour bebè, io che a Parigi avrei voluto viverci e dalla quale non posso stare lontano.
Obiettivo? Staccarla dalla tetta, ça va sans dire.
Basta illuminarti per una poppatina, proviamoci con la Ville Lumiére e la sua parlata affascinante.
Io e te al buio, nel lettone, insieme a Alouette e Une Souris Verte. E sì, ammetto, invitando ogni tanto un Charles Trenet allegro, che fa capolino cantando ‘Boum’.
A Claudio, una vita da mediano dei Teen Titans Go e simili, ho spedito una canzone furba e anche un po’ paracula: il jazz di Sidney Bechet o Django Reinhardt che apre i film di Woody Allen.
E così, con la scusa della curiosità, quelle note pazzesche l’hanno trovato e messo sul divano a scoprire le gag assurde di Amore e Guerra o i bar fumosi di Manhattan. Durerà? Vedremo.
Per ora i supereroi battono ancora il vecchio Woody, ma c’è speranza.
E per Emma? La canzone che ho sguinzagliato a cercarla è “Girls just want to have fun”.
Perché Cindy Lauper è Cindy Lauper e invece tu, biondina mia, hai l’onere e l’onore di essere una quasi ragazza e una futura donna. E dovrai camminare con orgoglio, a testa alta, senza passi indietro, guadagnarti tutto.
Ma anche con la certezza che tu, proprio tu, il mondo lo potrai cambiare.
Quindi è il momento di prendere un mio vecchio iPhone, aprire Spotify e sparare a tutto volume. Spalancare il tuo armadio e scegliere cosa senti tuo. Aprire i trucchi di Francy e guardare quante facce ci possono essere in uno specchio. È una canzone di libertà, uno spartito assurdo che spazia da Elettra Lamborghini ai Beatles, dal jeans alla gonna, tuta o Pied Poule, brufoletti e ombretti.
Trovati un’idea da sostenere e abiurala il giorno dopo. A 12 anni l’incoerenza è il meglio che possa sperare per te.
E poi c’è Anita. Là a Londra. La musica da farle arrivare viaggia attraverso FaceTime ed è una canzone a Cappella: solo parole. Per tentare di trasportarla qui, nella cucina dove combattiamo battaglie che neanche a Fort Alamo, per stare seduti composti o almeno evitare di sembrare in una performance di Marina Abramović. Parole per raccontarle che la sua sorellina mica se la dimentica, che prestissimo arriverà l’estate e con lei talmente tante secchiate d’acqua che rimpiangerà le London showers.
Questi siamo noi. Due mesi a inventare, scoprire, cambiare.
E se qualcuno (dubito fortemente, ma ho bisogno di una chiusa) si stesse chiedendo quale canzone ho mandato a cercare me e Francesca, rispondo senza esitazioni: tutto il resto è noia.
Ci manchi, Califfo.