Postato il Gio 4 Feb 2021 da in IntervisteTransatlantic

TRANSATLANTIC: CROSSING ARI WEISS’ OCEAN

Autore: Simone Nobili

Se guardi il suo Curriculum Vitae, ti viene voglia di dargli un pizzico per vedere se è finto. Perchè passare dalla BBDO alla Wieden+Kennedy, dalla Goodby, Siverstein & Partners alla BBH, dribllando trappe politiche e riunioni tagliagola con la disinvoltura di un Ronaldino d’annata, ha davvero del raro. Sono passaggi che definiscono una carriera, la impalcano, la cementano e tutti là a guardarla e a chiedersi come si fa. 

Ari Weiss – il Chief Creative Officer dell’intero network globale della DDB, non ha segreti. E anche se li avesse, stanno tutti dentro una damigiana di logica brillante che tiene ai piedi della sua scrivania.

Durante l’intervista, la sua pacatezza, la tranquillità e il ritmo delle sue risposte mi hanno fatto capire che non è stata la Fortuna ad averlo voluto al timone dei 200 uffici della DDB. È stata la Maturità, la piú importante qualità di un leader.  Ari ha il coraggio di fare errori e di sentirsi comodo nella scomodità. Il lavorare duro lo ha catapultato su una delle poltrone piú ambite della pubblicità mondiale. Parlando di poltrone, mi racconta che appena arrivato alla DDB di New York gli venne dato l’ufficio personale di William Bernbach, e che tutti i giorni entrava timido, con il passo sussurrato, per non svegliare il fantasma di un genio venuto dal Bronx e che seppe costruire un impero sulla Madison Avenue.

Ari è determinato ad attraversare la pandemia tenendo la prua puntata verso le onde. Mi racconta che adesso lavora il 20% in piú di quanto facesse prima, e che prende decisioni seguendo la regola del 40-70% di Colin Powell.
Sorride, fa una pausa, sorride ancora.
E capisco che dietro tutte quelle percentuali c’è un cuore di creativo che non ha smesso mai di battere.