Postato il Ven 1 Feb 2013 da in ADCI AwardsLa vita del Club

Un fast rewind di appena 15 anni (by Till Neuburg)

Quest’anno il presidente delle giurie per gli ACDI Award, è una persona un po’ speciale. Solo due settimane fa, qui da noi si era presentato così, qui da noi.

Semplice, diretto, positivo. Ma andiamo un po’ a vedere cosa si cela dietro questi modi scorrevoli ed easy. Giusto pochi giorni fa, l’agenzia di Carlo Cavallone è stata proclamata “Agency of the Year 2013” da Advertising Age, davanti a sigle come le mitiche R/GA, Droga5, Pereira & O’Dell, Razorfish e Deutsch.

La casa madre della 72andSunny si trova a Los Angeles. Invece Carlo dirige la sede di Amsterdam che l’anno scorso a Cannes aveva vinto nientemeno che il Grand Prix.

Ecco cosa leggiamo e vediamo su Carlo su Creativity

…su Best Ads on tv

…su Eurobest

…e nella sezione ”Meet the 25 Most Creative People in Advertising” del sito Business Insider

Andando a ritroso nel curriculum di Carlo, ecco la sua insolita filiera:
– Executive Creative Director 72andSunny (Amsterdam)
– Creative Director 72andSunny (Los Angeles)
– Creative Director Wieden+Kennedy (Amsterdam)
– Senior Copywriter Leo Burnett – Black Pencil (Milano)
– Copywriter Bozell/FCB (Milano)
– Tisch School (New York)
– Translator/Editor DC Batman Comics (Milano)
– Publisher/Editor/Writer Kaboom Magazine (Milano)
– Laurea 30/30 cum Laude Università Statale (Milano)

Nel suo triennio alla ‘nostra’ Bozell, oltre a lavorare su Illy, Chrysler e Samsung, nel 1998 Carlo era anche il copy per una campagna contro le tossicodipendenze che aveva il claim (suo): “Fatti furbo – Non farti male”. Mi aveva chiamato a produrre quattro spot, in bianco e nero, che non volevano essere il solito sermone terrorista-perbenista rivolto alla peggio gioventù. In luoghi lontani dall’usuale squallore da inchiesta protestarola, dei ragazzi assolutamente normali parlottavano con battute e frasi fatte (sic) che per i telespettatori over thirty suonavano per forza lontane, forse persino incoerenti. Ma per chi le pasticche se le calava realmente, quei mini-plot erano secchi, chiarissimi, duri. Il regista Davide Ferrario aveva appena realizzato forse il miglior film della sua anomala carriera: “Tutti giù per terra”, che si basava su un racconto altrettanto duro di Giuseppe Culicchia. Tutto questo era successo quindici anni fa, ma già allora ci voleva poco a capire che quel ragazzo sveglio e dalle ottime maniere, non sarebbe invecchiato dalle parti del Bar Magenta e di Corso Como.

Che ora Carlo rivisiti (non solo metaforicamente) il suo paese e la sua città, per tutti noi è una notizia ottima e abbondante. In una sua recente intervista, Carlo ricorda con parole semplici e convincenti, che il suo imprinting per la creatività era partito da alcuni stranieri in patria di nome Marco Vecchia, Elio Bronzino, Enrico Chiarugi.

Che ora un altro manipolo di “stranieri” (leggi: il nostro Consiglio guidato da Massimo Guastini), ce lo riporti per alcuni giorni come stagista all’incontrario nell’ADCI, non può che inorgoglire tutta la nostra community che non vuole cedere allo spread tra il Made in Italy e le stazioni di servizio spesso un po’ troppo servizievoli e trendy.

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