Postato il Gio 11 Feb 2021 da in IntervisteTransatlantic

TRANSATLANTIC: CROSSING JIMMY SMITH’S OCEAN

Autore: Simone Nobili

53 anni di idee che aprono porte che buttano giù portoni che prendono a calci l’America razzista. Jimmy Smith ha ridisegnato il sogno dei suoi genitori che lo volevano avvocato con la matita della pubblicita’.

Braccio destro di Lee Clow e mente ribelle di uno dei rebranding più famosi nella storia del marketing, What’s G? (Gatorade). Si dice che quando entrò nel Palais di Cannes a ritirare il Grand Prix per la campagna Replay, si trascinò dietro le frustrazioni, le sconfitte e le delusioni di una intera comunità – quella afroamericana – sottomessa al potere bianco di Madison Avenue.
Eppure, se in Europa ricordiamo lo spot della Nike “Freestyle” è per merito di Jimmy. Voleva diventare un campione della NBA, ma è finito per far rimbalzare il suo nome sui muri delle migliori agenzie d’America.
Per lui David Lubars acconsentì ad aprire la BBDO di Los Angeles pur di tenerselo in squadra.
Alcuni anni fa, gli venne data l’opportunità di costruire una delle prime agenzie di entertainment. Lo fece a modo suo, disturbando l’universo sonnolento e pigro dei direttori creativi che partoriscono storie in formato 30 secondi.

La sua agenzia si chiama Amusement Park Entertainment, e dalla sua officina sono usciti talenti senza scrupoli, che ti scrivono poesie e fanno video musicali con Lil Wayne invece di buttarsi nell’oceano di data e ROI. Jimmy siede nel board del One Show ed è considerate un OG.

Attraversare il suo oceano è stato un viaggio di ritorno per me. Jimmy fu il mio direttore creativo ai tempi TBWA/Chiat/Day di Los Angeles, dove mi accolse nel suo team di Gatorade e mi insegnò a non chiedere mai permesso.
Godetevi i suoi venti, la forza delle sue onde e i suoi dreadlocks serpenti marini.