Postato il Gio 19 Gen 2012 da in La vita del Club

Francesco Emiliani intervista Luca Ciarla, New Partners, per ADCI

Francesco Emiliani, consigliere ADCI, ha intervistato Luca Ciarla di New Partners.

Visto l’impegno, la professionalità e anche il coraggio di comunicare la notizia della messa in liquidazione della sua società abbiamo scambiato due parole con Luca Ciarla della New Partners. Volevamo sentire direttamente da lui alcune risposte su domande che spesso rimangono nel cassetto, come storyboard ingialliti. Buona lettura.

Quale percentuale di tempo una casa di produzione cinematografica pubblicitaria destina a finalizzare idee creative in gare senza essere pagata?

R. : La gara per noi è il momento in cui concentriamo tutto il massimo di energie e risorse della cdp, come prima cosa bisogna essere certi di aver ben compreso il brief ricevuto dall’agenzia per le proposte di regia, se questa fase è stata superata con buon esito bisogna passare a preparare il regista alla conference call con i creativi dell’agenzia. È un momento molto delicato, e se non è ben gestito, si rischia di fare delle telefonate in cui i creativi hanno un’idea ed il regista ha recepito un’altra visione dello stesso storyboard. Segue l’aspetto economico, il preventivo. Bisogna parlare a lungo con il regista e cercare, nei limiti, di carpire più informazioni sul modo con cui intende girare, la richiesta di mezzi tecnici e collaboratori che, se si tratta di un regista internazionale possono anche arrivare dall’estero.

Ultima fase di questo grosso lavoro è la formulazione del preventivo di produzione che nella maggior parte dei casi supera sempre il budget indicato dal cliente. Tutto questo lavoro effettuato ovviamente non è retribuito, molto spesso oltre alle spese telefoniche affrontiamo anche le spese per la realizzazione del treatment e le ricerche fotografiche per le reference.
Vorrei estendere all’Art Directors Club Italiano una mia richiesta. Troppo spesso le case di produzione si trovano a cose fatte cioè con una creatività approvata e un budget assolutamente inadeguato per produrre quell’idea. Sarebbe opportuno avere sempre prima il budget che un cliente ha destinato alla produzione Tv affinché la direzione creativa e i creativi sappiano misurare lo storyboard in relazione al budget dichiarato dal cliente.

Percentuale di film prodotti, rispetto a storyboard e script esaminati?
R. : Questa percentuale per noi è abbastanza alta infatti in media una gara su tre ci viene confermata. Spesso è vincente la nostra proposta di regia che è il primo elemento su cui viene giudicato l’intero lavoro svolto. Se la proposta di regia non è adeguata ma il preventivo è più basso di norma si perde la gara.

I termini di pagamento medi 60 gg? 120gg? o altro?
R. : I termini di pagamento per noi non sono mai stati un problema, lavorando per i grossi clienti che vengono gestiti dalle grosse agenzie abbiamo la certezza che comunque saremo pagati. Abbiamo la possibilità di anticipare la fattura presso le nostre banche ed avere un anticipo di cassa. Il problema vero è di arrivare a emettere la fattura. Molto spesso la procedura di emissioni d’ordini e firme impiega più di un mese per completare tutto il giro. Diversa è invece la casistica in cui una casa di produzione italiana produce all’estero in cui necessariamente dobbiamo pagare il totale dei costi di produzione prima di lasciare lo Stato in cui siamo andati a girare.

I problemi delle case di produzione sono legati alla crisi economica del 2008, o sono determinati anche dalla perdita di autorevolezza delle agenzie agli occhi dei clienti?
R. : Sicuramente la crisi mondiale del 2008 ha contribuito a peggiorare la triangolazione di rapporto cliente, agenzia e casa di produzione. I clienti che sono rimasti scottati dagli anni 80-90 hanno iniziato ad avvalersi di consulenti (budget controller) per verificare i costi di produzione. In questi ultimi anni a partire dal 2005 ad oggi i big spender si sono avvalsi della collaborazione di vari cost controller.  Ad ogni cambio di persone ci è stato imposto un mark up sempre più basso, questo per il semplice fatto che il nuovo cost controller doveva dimostrare al cliente di essere più bravo di colui che lo aveva preceduto.

Tu che hai una storia importante nella produzione pubblicitaria, prima in agenzia e poi come casa di produzione: come vedi il rapporto tra questi due mondi?
R. : Trovo che il rapporto sia decisamente peggiorato. Il lavoro fatto dalle cdp molto spesso sopperisce alla carenza di personale qualificato all’interno delle agenzie. Le agenzie estere soprattutto quelle anglosassoni hanno un ruolo di primaria importanza, sia  per quanto riguarda la conoscenza di registi sia per quanto riguarda la gestione dei diritti di utilizzo e della post-produzione. In Italia tutti questi lavoro vengono svolti interamente dalla cdp.

Molte case di produzione si sono paraconvertite verso il digital/viral aprendo delle microstrutture dedicate. Come vedi questa realtà? Già finita?
R. : Per noi non è mai iniziata o per lo meno abbiamo avuto delle opportunità di produrre dei virali ma a consuntivo sono state delle operazioni in forte perdita. In sintesi abbiamo trattato il virale come un film sociale fatto per l’agenzia. Il problema è che in Italia i creativi non sono in grado di pensare il viral come tale, hanno lo stesso approccio creativo come se stessero pensando a uno storyboard destinato a un grosso utente. Devo ammettere che in queste operazioni che ho citato anche noi,  non siamo stati in grado di adeguarci al low budget ma abbiamo continuato a lavorare con gli stessi registi, mezzi tecnici e collaboratori che usiamo normalmente nella produzione degli spot. Concludendo la New  Partners non è stata in grado di riciclarsi nelle produzioni al low budget.

Cosa farai ora?
R: Sicuramente almeno a breve periodo non intenderò più fare l’imprenditore bensì il manager. Nel campo delle case di produzione mi piacerebbe occuparmi dell’organizzazione interna e dei flussi di informazioni oppure operare nel reparto ricerca regia, area in cui ho concentrato tutte le mie energie di questi ultimi anni. Mi piacerebbe moltissimo tornare in Agenzia dove ho iniziato a lavorare 30 anni fa, anche se il ruolo di Head of Tv in Italia sta sempre più sparendo; a mio avviso è una grossa perdita per la Direzione Creativa in termini di valore aggiunto soprattutto sulla conoscenza internazionale dei registi e la competenza sui costi di produzione.