Postato il Mer 15 Ott 2014 da in La vita del ClubRiflessioni

“Chi vola alto, difficilmente inciamperà nel pattume”.

Check the gate, Franco has left the set.

Non à stato solo un grande, rutilante, dolcissimo amico, ma il primo movie art director della pubblicità italiana. Quando nei primi anni ’80, in una cultura nazionale fatta di grande grafica ed eccellente copywriting, un bel giorno è arrivato il cinema è stato proprio Franco a portarcelo. Con l’iconografia del mondo Martini, le ballate della Coca Cola, con le poetiche di Cuore di Panna. Dietro a quei film e ad altri come quelli c’era tutto il talento di questo italiano d’Australia, aviatore e motociclista, che in un momento storico dove l’advertising era in tutto il mondo una prerogativa anglosassone aveva il carattere e le palle per tenere testa ai supergruppi creativi di Madison Avenue e ai Registi-Star che ti macinavano lo storyboard ancora prima di arrivare al PPM. In quel mondo Franco ci sguazzava, faceva casino, si divertiva, li frastornava con le sue idee e alla fine vinceva.

Altri hanno poi seguito la stessa strada, naturalmente, ma Franco è stato il primo e di questo – come nei confronti di tutti i pionieri – noi gli siamo debitori. (Maurizio Sala)

Io da grande volevo essere Franco Moretti. Amavo tutto quello che era e che faceva, le sue importabili camice di seta, le sue campagne, i suoi scatti di furia, la sua dolcezza.

E poi l’Australia, Perugia, Londra, l’America. “da Dio”, gli shooting board schizzati sul set, le camere d’albergo rivoltate, le Porsche, i cazziatoni, le frizioni dell’harley bruciate per salire i marciapiedi, quella matta amatissima di Silvia, il suo orgoglio da art director, la sua etica, la sua spudoratezza, la sua inimmaginabile ingenuità.

Vita e Opere di Franco Moretti è uno dei testi sacri della mia libreria di strada, quella dove cerco come imparare a vivere e una cosa posso dire di averla capita.

Se da grande vuoi diventare Franco Moretti, inizia ad evitare di diventare grande.

Non ci sono ancora riuscito, ma ci sto lavorando.

Ti voglio bene frank. (Fabrizio Russo)

Grazie Franco,
ci sei sempre stato nei momenti importanti della mia vita professionale. Belli o difficili che fossero.
E anche un po’ nel making of. Dubbi, paure, insicurezze, idee abbozzate, desideri, sogni ad occhi aperti.

“Why not? “Mi hai detto tante volte. “Ricordati che il mondo è fatto dal 90% di yes-butters (90%) e dal 10% di why notters (10%). Cioé quelli che ti dicono di sì e poi trovano mille scuse.
E quelli invece che ti guardano, ti ascoltano, fanno silenzio e poi ti dicono solo: perché no?

E da quel tuoi Perché no? io sono sempre partita, provandoci e provandoci anche sbattendo la testa. E da quei Perché no? sono nati i miei progetti migliori.

E quando mi hai assunto dicendo “Io ti scelgo per il tuo cervello, non per le tue mani” rispondendo all’obiezione che non sapevo disegnare, quando di fronte alle mie lacrime di giovane stagista mi hai portato a lavorare con te a GM International spedendomi in giro per l’Europa già da piccola, a quando in Europa mi ci hai mandato davvero dieci anni fa nel board dell’ADC*E, che è una famiglia meravigliosa di menti brillanti e cuori grandi.

Quella famiglia internazionale che da ieri mattina non smette di scrivermi, di telefonare in lacrime, di piangere in tutte le lingue, incredula. Noi ti ricorderemo tutti il 7 Novembre a Barcellona. Vieni anche tu. Why not? (Patrizia Boglione)

È molto difficile capire questa emozione. Franco non è un amico, un parente, una persona con cui ho condiviso la vita. Franco è il mio capo, quello che ogni volta che lo incontro cerco nel suo sguardo il suo giudizio. Mi importa quello che pensa. È uno dei punti cardinali della mia formazione. Sono un testimone di come lavorava, sono anche un testimone di come sapeva essere un amico: accanto a Stefano, dove spesso, negli ultimi tempi, ci siamo trovati. E a parlare del nostro Club. Gli ho voluto bene, e ho sentito che lui ne voleva a me. A Silvia, il mio pensiero in questo momento. (Paola Manfroni)

Franco Moretti mi telefona all’inizio di agosto del 1987 per conoscere i miei progetti di vacanza: ero in Mercurio, allora.
Vuole proporci di partecipare a una gara importante per il nuovo cliente Stefanel e, ovviamente cambio i miei programmi estivi.
Giriamo uno spot memorabile (Stefanel, l’amore addosso) nelle brughiere della isola di Skye nel nord della Scozia e il regista Beinex convince la McCann a utilizzare la colonna sonora di un suo lungometraggio Betty Blue (per i cinefili “37,2 le matin”).

Insomma una produzione straordinaria che presentiamo a Bepi Stefanel e al prof. Alberoni, suo consulente, nella saletta cinema della Ttc in via Moscova.

Invitiamo anche il regista, per partecipare alla festa. Si proietta classicamente tre volte lo spot e alla fine le luci della sala si accendono su un silenzio assoluto, frutto della nostra emozione e partecipazione.

Parla solo Alberoni: “Perfetto, veramente perfetto questo spot ma per un preservativo!!”.

Ho incontrato il dr.  Stefanel a un convegno della Confindustria e mi ha detto: “Orca Sias, dovevamo continuare con l’amore addosso!” (Gianni Sias)

Franco Moretti era un grande dirigente. Io in generale ho una bassa stima dei dirigenti d’azienda, pubblici e privati, che in buona parte sono parassiti o poco capaci.

Franco Moretti, fra i numerosissimi dirigenti che ho conosciuto, era una delle eccezioni.

Una delle poche persone, in base alla mia esperienza ovviamente limitata, che fosse veramente in grado di gestire e governare un gruppo di lavoro, senza cadere nel micro-management, senza soffocare le personalità individuali, senza prendere le distanze in caso di errori, sempre solidale con i collaboratori ma anche aperto a critiche e punti di vista diversi. Era inoltre molto diretto e chiaro nei suoi giudizi.

A suo tempo fu un grande riformatore dell’ADCI (sua la modifica dello statuto del mandato da 1 a 3 anni, anche se ogni tanto viene erroneamente attribuita a Emanuele Pirella), capace di scelte coraggiose e controverse fra cui Forum Creativo e la collaborazione con il Mezzominuto d’oro/Galà della Pubblicità. Sono state a mio parere due iniziative controverse, ricche di contrasti e polemiche, ma altrettanto coraggiose, a loro tempo, dell’importante realizzazione odierna di IF.

L’ho frequentato come segretario ADCI nei due mandati che abbiamo condiviso per cui non lo conosco nella vita privata, però il suo ottimismo, la sua apertura mentale, il suo senso di responsabilità e il suo modo di lavorare sono stati per me un grande insegnamento. (Gianni Lombardi)

conobbi Franco Moretti solo nel febbraio del 2011, pochi giorni prima dell’assemblea elettiva Adci.
Mi invitò per un aperitivo vicino a casa sua, in via Procaccini.

Voleva controllare di persona che l’unico candidato alla presidenza Adci non fosse  pazzo. O, forse, che lo fosse sufficientemente.
in quell’occasione capii quanto tenesse ancora al Club e alla sua continuità. Mi fece molte domande sul programma e su come pensassi di attuarlo.

Fu un esame vero e proprio, inutile girarci intorno. Condotto con grande garbo e discrezione. Da Signore.

Ma fu anche un buon incontro. Ridemmo parecchio, rotto il ghiaccio. E  a  un certo punto pensai “mi sarebbe piaciuto lavorare con lui”.
Naturalmente me lo tenni per me. Perché? perché sono un pirla.
Lui invece no. Me lo disse.

Gli sono sempre stato grato per quella fiducia.
E del sostegno che mi ha fatto sentire, in questi ultimi (quasi) quattro anni, in certi momenti “complicati”.

Franco Moretti è stato un Condottiero, un Capo vero. Uno di quegli esseri umani a cui credi quando ti dice “andrà tutto bene”.
Dalla stretta di mano, alla risata, percepivi un uomo coraggioso, un cuore grande, che non aveva paura di niente e non si perdeva in giri di parole.
Come Presidente Adci e Condottiero di una agenzia Grande, quando non era solo il fatturato a determinare la grandezza, suppongo che abbia dovuto coltivare un minimo di senso diplomatico.

Ma nel nostro incontro non lo fu per niente. Per due ore ebbi davanti un uomo vero. Un grande Ammiraglio che si era tolto la giacca gallonata per scrutarmi dentro e capire di che pasta fossi fatto. Oggi penso che mi avrebbe menato se non gli fossi piaciuto.

Non volevo scrivere nulla su di lui. Non mi piacciono i coccodrilli e mi sentivo a disagio nel raccontare un uomo con cui ho parlato in tutto solo poche ore.
Ma in quelle poche ore ha lasciato un segno. E questo è raro, almeno per me. E allora è giusto che lo racconti.
Glielo devo.

Caro Franco, anche a me sarebbe piaciuto lavorare con te. E tra i due ci ho sicuramente perso io.

Vorrei tanto raccontare una leggenda (forse) che circola su di te. Tranquillo, starò sul vago.
Racconta di un direttore creativo che volava in alto, nel cielo, al comando di un aereo, e gli account a bordo (uno in particolare) si cagavano letteralmente addosso.

Non smettere di volare, Franco. (m. g.)

La famiglia ha organizzato  un saluto a Franco Moretti domani, giovedì 16 ottobre, presso l’Associazione Ex Combattenti e Reduci. Alle ore 10.30 in Via  A. Volta 23, Milano.

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