A Milano pubblicità, editoria e web non esistono, guest post di Paolo Rumi
Mercoledì 13 marzo sono stato alla presentazione di una Ricerca: “Scenari del lavoro a Milano”. Commissionata dal Comune di Milano, era dedicata all’evoluzione del lavoro di alta qualità, innovativo e creativo, in città.
Al suo secondo step, aveva questa volta come scopo studiare i “segnali deboli” delle categorie di “professionisti non ordinisti” (ossia non regolati da un ordine professionale).
Da copywriter senior e direttore creativo oggi inoccupato pensavo a un’opportunità interessante per avere suggerimenti o stimoli, in una visione d’insieme.
Le premesse purtroppo erano già fallaci: Serafino Negrelli dell’Università degli Studi-Milano Bicocca partiva dalla convinzione che professioni e città high-skilled reagiscano meglio alla recessione e forniscano indicazioni interessanti, specialmente se aiutati da Università e strutture di Job Placement (?). Sarà. Io ho da tempo l’impressione che Milano si sopravvaluti, che viva di ricordi e che questa sopravvalutazione (in inglese direbbero “fabulousness”) impedisca una seria consapevolezza e riprogettazione di sé.
Comunque sia, i settori professionali di cui la Ricerca si occupava erano Design, Moda, Green Economy, Finanza.
NOI DELLA PUBBLICITA’ NON ESISTIAMO (se consola, come erano assenti anche il web e il mondo di editoria/contenuti editoriali).
Quest’assenza è un dato interessante: un comparto come la Pubblicità -che come pochi ha arricchito Milano- oggi passa come inosservata e insignificante no man’s land, forse riserva di caccia e privilegi dell’enclave berluscona. Dimenticando che proprio l’assorbimento di funzioni creative e tecniche nelle televisioni commerciali e il passaggio del “controllo di sistema” dalle Agenzie di Pubblicità (qualità) ai Centri Media (quantità) ha progressivamente distrutto un settore vivace e attivo come pochi.
Se a questo si aggiunge la sovvenzione a scuole e università di comunicazione per creare un sovrannumero di giovani comunicatori sottocosto (eliminando gl’inutili senior), l’ex favoloso mondo della Pubblicità SAREBBE UN VERO ESEMPIO DA STUDIARE IN NEGATIVO. E lo suggerirei per la prossima puntata della ricerca.
Quando il relatore ha chiosato di aspetti positivi e che “emergeva come chiara opportunità la richiesta di competenze incrociate nella moda… soprattutto marketing e comunicazione” (???), ho pensato che fosse arrivato il momento di alzarmi e tornare in agenzia. La piccola agenzia che devo accreditare. Missione in salita verticale, segnali deboli, prove tecniche di trasmissione da Milano. Offeso e invisibile, me ne sono andato.
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Paolo Rumi
Idealist paolo@thatsit.it