Una grave perdita per la nostra cultura visiva
Autore: Till Neuburg
A soli 62 anni, in questi giorni è mancato il fotografo veronese Marco Ambrosi – un visionario protagonista della cultura scaligera, italiana e anche internazionale, che il socio Till Neuburg ricorda e onora con questo breve contributo:
Sebbene gran parte della sua vita professionale e familiare, l’amico e collega Ambrosi l’abbia spesa nella città di Catullo, di Mardersteig e di Boccioni, è doveroso ricordare che sin dalla nascita il suo percorso artistico è stato improntato all’internazionalità. Era nato nel 1959 nell’odierna Repubblica Democratica del Congo (allora ancora chiamata Zaire), ma da fotografo autodidatta di architettura, a soli vent’anni era già scoccata la sua intensa passione visiva – per testate importanti come Interni, Abitare, Casa Vogue – e che anni dopo si sarebbe trasformata in un ininterrotto “scatto” visionario, anche nel campo della pubblicità. Ben presto il suo talento immaginario, poetico e tecnico l’avrebbe portato a traguardi altamente prestigiosi. Tra le decine di marche e aziende per le quali Ambrosi aveva lavorato, ecco una breve selezione dei nomi più noti e prestigiosi: Alitalia, Aprilia, Ariston, Bormioli, Campari, Chiari e Forti, Clark’s, Coca Cola, Coop, DHL, Eldorado, Enel, Eni, Esercito Italiano, Ferrari, Ferruzzi, Fiat, Guzzini, Honda, IBM, Johnson’s Wax, Lancia, Lanerossi, Microsoft, Montedison, Monte dei Paschi, Motorola, Olivetti, Omnitel, Opel, Panasonic, Parmalat, Rana, Peroni, Pfizer, Philips, RCS, Star, Stefanel, Swatch, TCI, Telecom. Vicks, Wella, Yomo, Zanussi, Zonin, Zuegg… e tantissimi altri – praticamente l’intero gotha della committenza industriale, commerciale e istituzionale italiana degli ultimi decenni. Le agenzie importanti che l’avevano coinvolto non erano da meno: TBWA, Verba DDB, Leo Burnett, RSCG, J.W. Thompson, Armando Testa, McCann-Erickson Roma. Per e con la condirettrice creativa di quest’ultima, Paola Manfroni, nel 2005 Ambrosi aveva realizzato una delle copertine più memorabili del nostro Club:
Ma presto Ambrosi avrebbe puntato i suoi sguardi e obiettivi anche su soggetti e traguardi che andavano ben al di là dei temi di mera professionalità: la sua innata vena sperimentale e artistica l’avrebbero portato a diventare un autentico pioniere della più avanzata fusione tra visione immaginaria ed sublimazione digitale. Lo stesso autore di questo omaggio ne ha avuto una prova a dir poco “rivelante” quando le sue ardite immagini di vegetali cromaticamente e prospetticamente oniriche (dall’emblematico titolo La serra oscura / The dark side of the Sun), avevano completamente spiazzato il tradizionale abbinamento tra il photos e il graphos che tutti conoscevamo:
Più tardi Ambrosi avrebbe coinvolto – e capovolto – anche gli svolazzi e i gesti della danza moderna, della calligrafia, dell’oreficeria e della liuteria, per farli divenire un tutt’uno magico con le sue tribali scritture con la luce.
Ricordo benissimo – e sempre con nostalgico stupore – quando i suoi vicini di studio (un gruppo di devoti celebratori africani di riti pentecostali), avevano accettato di posare (si fa per dire) con i loro austeri ma sgargianti sguardi, drappi, sorrisi, gingilli, gesti e copricapo, davanti al suo occhio e obiettivo sempre più “impressionato”. Presto quel ciclo di coesione visionaria locale, si sarebbe tramutato in un’intensa spinta ad allargare non solo il suo campo fotografico e visivo, ma pure quello logistico, geografico ed etnico – fino a fargli compiere dei viaggi sempre più viandanti e culturalmente identificanti nel Sudamerica e nella “sua” amata e mai dimenticata Africa. Quei réportage l’avevano talmente legato ai quei nuovi e antichi mondi, che vi avrebbe persino tenuto dei corsi e percorsi collettivi di fotografia.
La sua vasta opera è stata esposta, commentata e pluripremiata non solo in numerose mostre individuali e collettive in Italia, ma anche in prestigiose rassegne, festival, concorsi ed eventi mediali ad Almeria, Arles, Barcellona, Bayreuth, Cadice, Chicago, Dakar, Francoforte, Lagos, Lisbona, Lodz, Londra, Macao, Navarra, New York, Parigi, Pechino, Salamanca, Siegen, Singapore, Wroclaw.
Dopo i suoi ripetuti – e sempre più entusiastici – viavai intercontinentali e rientri a Verona, gli ultimi anni Ambrosi li avrebbe impegnati soprattutto in numerose iniziative sociali. Sempre più spesso stimolato e coadiuvato dalla scenografa e curatrice veronese Daniela Rosi, Ambrosi avrebbe dedicato i suoi ultimi anni a numerose attività didattiche, di impegno sociale e di solidarietà.
In momenti accorati come questi, puntualmente l’amico Gianni Mura chiudeva le sue dediche con un pensiero che devotamente al sottoscritto viene spontaneo emulare:
Che al “nostro” Marco la terra sia lieve.
t.n.
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