Un titolo non si deve spiegare, altrimenti è un titolo del cazzo.
Ho aderito immediatamente alla richiesta delle registe Valentina Bertani e Serena Corvaglia:
utilizzare il palco di IF! Italians Festival per parlare delle difficoltà che le donne registe incontrano in Italia. È complesso trovare lavoro e pressoché impossibile uscire da ristretti settori merceologici e/o narrativi.
Ringrazio Monica Lazzarotto di YouMark per l’immediata adesione e il sostegno offerto all’iniziativa.
Al tempo stesso vorrei mettere in guardia sul titolo, “perché gira poca figa?”, con cui il contenuto di IF! è stato lanciato oggi da YouMark.
Non mi da fastidio la parola figa, evidentemente. Non rinnego né da dove vengo, né le mie assidue e quasi quarantennali frequentazioni.
Penso che sia scorretto tecnicamente oltre che fuorviante.
La prima ragione l’ho anticipata nel titolo.
La seconda è che il problema è esattamente l’opposto.
In pubblicità gira (inutilmente) troppa figa.
Questo contribuisce ad alimentare un immaginario malato e un sistema patriarcale
che porta gli uomini (ma anche molte donne)
a considerare “cerebro-penica” qualunque “portatrice di figa”.
Le donne registe lavorano poco in pubblicità perché è la stessa pubblicità, quando le racconta,
a rappresentarle essenzialmente (oltre 80% dei casi) come oggetti erotico-seduttivi, più che esseri pensanti.
(“come la pubblicità racconta le donne e gli uomini in Italia”)
“Gira poca figa” credo faccia “girare il cazzo” a chiunque abbia le competenze di comunicazione necessarie per capire e distinguere cause ed effetti, oltre a voler realmente risolvere il problema.
“Come avremmo reagito se Confindustria (o UPA) avesse usato un titolo del genere?”
La domanda me l’ha posta un ottimo copywriter, direttore creativo (uomo) di grande e importante Agenzia.
Il quale aggiunge (costernato): “alimenta l’immagine di un gruppo di inguaribili cazzoni”.
Come dargli torto?
Cambiando. A partire dal titolo.
Per non tradire, già nelle parole, quei fatti che dobbiamo dimostrare di voler realmente mettere in atto.
Grazie.
m.