Trend Talks: climatarian diets
Da un po’ di tempo, tutti i giovedì ordiniamo frutta biologica in ufficio. Gli amici iniziano a coltivare orti urbani. Abbiamo adottato l’alveare della regina Ginevra in Sardegna e aspettiamo il suo miele a settembre. Facciamo fatica a comprare frutta e verdura in vaschette di polistirolo. Ci facciamo nuove domande: come possiamo noi, nel nostro piccolo, cambiare qualcosa? Insomma, abbiamo cambiato il modo di pensare al cibo, individualmente e collettivamente.
Nell’ultimo secolo il cibo era diventato merce. Tutto il resto, il valore culturale, sociale, ambientale e politico del mangiare e del bere è stato in gran parte ignorato nel perseguire solo la logica del profitto. Un appiattimento derivato da una globalizzazione senza consapevolezza. Adesso, tanto sta cambiando.
“Global brands, producers and marketers are required to rectify the vast, negative impacts of their production, exploring how the less impactful solutions of old can be enhanced through technology.”
Martin Raymond, co-founder, The Future Laboratory
Climatarian Diets: come la crisi climatica cambia la dieta
Dopo la pandemia, il pensiero della salute, del cibo che fa anche da medicina e anche dell’impatto della crisi climatica sulle nostre vite presenti, e non solo future, è entrato nella nostra testa in modo permanente, e così anche nel pensiero mainstream. Nel suo paper “Cambiamento climatico e sistema alimentare“, Slow Food sottolinea come uno studio condotto dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) abbia confermato che l’agricoltura e il consumo alimentare sono tra i principali agenti
di minaccia ambientale, con particolari effetti sul cambiamento degli ecosistemi. Ecco perché adottare pratiche eco-sostenibili durante l’intera catena alimentare diventa urgente, per i consumatori come per le aziende.
Oggi gli Early Adopter scelgono di seguire diete a base vegetale che abbiano un basso impatto sul clima. Parliamo di Climatarian Diets, diete al centro delle quali ci sarà la capacità di una persona di monitorare e confrontare le abitudini alimentari climaticamente positive e compensare il carbonio generato dal loro stile di vita. Vediamo alcuni esempi di brand e prodotti che già si muovono incontro alla nuova tendenza delle Climatarian Diets.
Terre dei Buth: vino 100% vegano, anche nel packaging
Nei vini Terre dei Buth il concetto di Climatarian Diets sta nell’idea di prodotto, nella promessa di brand e nel suo posizionamento.
Si potrebbe pensare che qualsiasi vino sia adatto ai vegani, ma in realtà alcuni usano la cera d’api per sigillare le bottiglie o i tappi agglomerati che utilizzano colle a base di latte.
Terre dei Buth è vegano in tutto. Sostenibile e genuino, con una brand identity che parla alle generazioni che decidono di abbandonare il rumore della città alla ricerca di uno stile di vita più libero e naturale. In linea con i trend di adesso.
CitiCap: l’app finlandese che premia i cittadini in base alla loro impronta di carbonio
Mentre i governi e i brand lavorano per aiutare le persone a ridurre le loro impronte di carbonio, nasceranno sempre più opportunità per premiare chi tra i cittadini si impegna quotidianamente a contribuire alla cura del pianeta. In Finlandia, poco a nord di Helsinki, la città di Lahti ha sviluppato un’app per monitorare le emissioni di carbonio dei residenti locali, calcolando i loro movimenti in auto, con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi.
I residenti che offrono volontariamente le loro informazioni nell’app CitiCAP ricevono una quota di carbonio per la settimana e ottengono “euro virtuali” da spendere per cose come biglietti dell’autobus, luci per biciclette, ingressi in piscina o colazioni al bar.
Eaternity: eating is an environmental act
Etearnity è un’organizzazione che sviluppa soluzioni per l’industria alimentare volte a misurare con precisione ed efficienza l’impronta ambientale dei prodotti alimentari. L’idea alla base? Una maggiore consapevolezza va a vantaggio delle persone, del pianeta e anche del profitto, perché abilita decisioni intelligenti da parti dei consumatori e della collettività. L’organizzazione nasce nel 2008 a Zurigo, in Svizzera. Il fondatore, Manuel Klarmann, cita il concetto di “climatarian-friendly foods” all’interno del suo Ted Talk “Eating is an environmental act”.
“What we’re doing with Eaternity and these measurements on CO2 is providing a way for our society, on a rational basis, to get one little step closer to sanity—to come into contact with this topic on a level that’s not discharging your belief system; it’s just giving the incentive to learn more.
This is not about being in the emotional part of your brain; it’s aiming for the side where you can say, okay, we can analyze a fact and look at it.That’s why at Eaternity, we make climate-friendly meals, and that’s why we calculate the emissions and resource footprints for meals. And we want to speak to everyone in the world”.
Manuel Klarmann – founder Eaternity
Naturalmente ci sarà sempre chi nega il cambiamento climatico anche di fronte all’evidenza e non s’interesserà mai a un messaggio sulla Co2. Fortunatamente però, sempre più spesso le conversazioni abbracciano questo tema e di conseguenza i brand iniziano a doverne tenerne conto.
L’obiettivo più ampio del progetto è quello di sviluppare un nuovo metodo per incoraggiare comportamenti più sostenibili, utilizzando un sistema di “scambio di carbonio personale” che altre città possano copiare.
Nel febbraio 2019 il team lancia l’Eaternity score che serve a comunicare ai consumatori l’impatto sull’ambiente dei prodotti alimentari.
Evocco: carbon footprint in uno scatto
L’app Evocco consente di calcolare il carbon footprint score dei prodotti in vendita semplicemente fotografando il prodotto. Un altro esempio di applicazione pensata per offrire ai consumatori finali uno strumento semplice e quotidiano per invitarli a porsi più domande rispetto a cosa finisce nel loro carrello. La diffusione di strumenti come Evocco e Eatearnity sono indici di una maggiore consapevolezza, o se non altro di un desiderio di maggiore infromazione, rispetto alle connessioni tra i diversi fenomeni globali che impattano sulle nostre scelte e le nostre abitudini, dall’individuo al pianeta e dal pianeta all’individuo.
Solein: la start-up che ricava cibo letteralmente dall’aria
Una serie di start-up di tecnologie alimentari sta creando proteine alternative, carbon-consciuos. L’alternativa proteica della finlandese Solar Foods, Solein è realizzata combinando energia rinnovabile, aria e acqua con batteri, ed è già stata utilizzata per realizzare 20 prodotti diversi.
La soleina ricava cibo praticamente dall’aria: è costituita per il 65-70 % da proteine, per il 5-8 % da grassi (principalmente grassi insaturi), per il 10-15 % da fibre alimentari e per il 3-5 % da sostanze nutritive minerali. La composizione in macronutrienti delle cellule è molto simile a quella della soia o delle alghe essiccate. Solein è fonte di ferro, fibre, vitamine del gruppo B e vitamina A sotto forma di beta-carotene, che le conferisce anche il colore arancio.
Mentre le proteine si trovano sia negli alimenti di origine vegetale che in quelli di origine animale, le proteine commestibili non sono tutte uguali. Sono costituite da diverse combinazioni di amminoacidi e sono caratterizzate dal rapporto di aminoacidi essenziali che hanno. La Soleina contiene tutti i nove aminoacidi essenziali richiesti dal corpo umano.
Se facessi consulenza a un brand di food, cosa direi?
Sei anni fa dopo aver presentato i trend sul food e benessere animale, in cui dicevo che il 30% dei giovani americani stava diventando vegetariano e che nell’arco di una generazione lo sarebbero stati anche tutti i loro figli, il presidente di un grande brand che produce carne mi chiese: “se fosse in me cosa farebbe? “
“Inizierei a pensare alle alternative alla carne, a mettere su un osservatorio con i giovani, a pensare a come diminuire l’impatto degli allevamenti intesivi sull’ambiente” risposi, ma l’industria in realtà non era ancora pronta. Il terreno non era ancora veramente fertile.
Poi qualche mese fa scoppia la guerra in Ucraina e di colpo iniziamo a pensare cose tipo: ma dobbiamo fare scorta? Ma se scoppia una guerra nucleare non potremo mangiare niente di fresco come era successo al momento di Chernobyl?
E come fare a conservare il cibo?
E lì ho pensato: se in questo momento facessi consulenza ad un brand di food, cosa direi?
Probabilmente di iniziare a pensare a cibo nutriente, sano a lunghissima conservazione, che unisca il buono e il sano ma anche il piacere, l’indulgenza. Che abbia un packaging che conservi il sapore nel tempo e che sia buono con il pianeta. Cibo gustosissimo per astronauti o speleologi che passeranno anni in una caverna? In un mondo che sta cambiando troppo velocemente, bisogna sempre immaginare scenari nuovi ed essere pronti a cambiare prospettiva.
Per vivere bene, e in qualche caso anche solo sopravvivere.
Cos’è Trend Talks
Trend Talks è la rubrica di ADCI Strategy dedicata ai trend e all’analisi dei comportamenti umani. All’interno di Trend Talks, Patrizia Boglione – Trend Ambassador ADCI – ospita ogni mese per ADCI Strategy un talk dedicato ai soci e powered by Trend Alchemy. Tra un appuntamento e l’altro, Boglione approfondisce alcuni dei temi toccati nei deck presentati proponendo articoli integrativi sul blog di ADCI.
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