Notturni borderless.
È tardi e non ho sonno. E quando non dormo penso. Penso a come sia cambiato il nostro mondo negli ultimi anni e a come tutto questo abbia imposto ed imporrà a noi che facciamo questo lavoro di cambiare ancora, di essere sempre in movimento.
E del resto la vita stessa non è forse cambiamento costante, non siamo tutti noi come il fuoco che pur cambiando resta sempre se stesso?
La creatività è come la vita, pervade tutto e cambia costantemente, personalizzata e diversa nelle mani, negli occhi e nelle menti di chi la esprime, la vede, la fa. Ecco perché sono convinto sempre di più che noi che ne abbiamo fatto un mestiere abbiamo sempre di più il compito di canalizzarne le molte forme ed espressioni e di attrarle verso un centro di gravitazione attorno al quale possano ruotare, confrontarsi e contaminarsi a vicenda.
In questa notte insonne, rifletto sul fatto che il Club deve procedere su questa strada senza ignorare pensieri ed espressioni creative non ortodosse, non professionalizzate o inquadrate in un ruolo a noi noto.
Io credo che la porta del nostro Club dovrebbe essere sempre più aperta a creators, tiktoker, aziende come Spotify, Netflix o altre, ad artisti, musicisti, a chiunque insomma esprima la sua creatività nelle più diverse forme per raccontare un storia o connettere le persone con delle idee universali.
Credo che l’ADCI dovrebbe paradossalmente smettere di essere “solo un club” e diventare un collettivo senza barriere, senza confini: diventare borderless.
Un luogo nel quale poeti, pittori, fotografi, scrittori, clienti, economisti o filosofi possano trovare una casa nella quale condividere idee, sperimentare concetti e sentirsi liberi di creare e di interpretare il mondo nelle più diverse forme e con i più diversi strumenti.
Mai come in questi tempi infatti c’è bisogno che la creatività unisca e non divida, non si chiuda dietro barriere dettate da un job title, da un portfolio o dal nome dell’azienda o del contesto nel quale si lavora.
In un mondo che ha messo tutto in tante scatole, fatte di confini e pregiudizi che sembrano spingere tutti contro tutti, abbiamo il dovere di spalancare le nostre porte, di diventare una zona franca, una crepa nel muro delle nostre stesse convinzioni, dalla quale sgorghi potente la luce di un pensiero creativo libero che possa illuminare il mondo senza confini, steccati o barriere. Borderless appunto. Un Club che non è più “solo” un Club.
Certo, occorre mettersi in discussione, ripensare noi stessi, forse in modo radicale. Ci vuole coraggio. Ma cosa abbiamo da perdere?
L’alternativa è rimanere fermi e guardare fuori dalla finestra il mondo che non sapremo più capire, scorrere veloce verso il futuro mentre noi proteggiamo quello che avrà smesso di essere una vocazione e che sarà diventato solo un “lavoro”, forse una lobby.
Vi regalo questa mia riflessione nella speranza che come un seme possa far germogliare un pensiero nuovo che ci porti lontano.
Max Cremonini
Europe Head of Creative Business, Accenture Interactive
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