Motel Quarantena: il collettivo di artisti che sfida la quarantena
Di Claudia Neri
Mentre mi accingo a scrivere queste righe la fase 2.A della quarantena sta per concludersi.
Domani si tornerà a vivere nei bar, a fare giri da Uniqlo, e soprattutto sarà possibile farsi tagliare e tingere i capelli in maniera professionale. Chi se la sente potrà addirittura rivedere gli amici.
Forse, tra qualche anno, le generazioni più giovani dovranno sorbirsi un mucchio di storie di quello che verrà raccontato come l’incredibile incubo collettivo #lockdown2020.
Forse, ma non è detto. Perché per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale noi inquilini del pianeta siamo davanti ad uno scenario inedito e inquietante, in formato “sliding doors”: se saremo bravi (e fortunati) se riusciremo a “superare la prova” cioè a seguire le regole, evitando così la distruzione del sistema sanitario mondiale, la sfanghiamo. In caso contrario si torna a casa, letteralmente e forse perennemente ( #permanentlockdown). Abbiamo cioè la possibilità concreta di realizzare l’ambizioso progetto di vivere da protagonisti in un episodio di Black Mirror e Twilight Zone.
Nonostante i lenzuoli appesi sui balconi dicano il contrario, per la prima volta in almeno 70 anni la sicurezza matematica che #andratuttobene di fatto non c’è (stata).
Questa incertezza e altri sentiment sono ciò che Motel Quarantena, un profilo Instagram pensato da Elisa Chiodo, (designer) e Pietro Baroni (fotografo) racconta.
Le 42 immagini del feed documentano il sentiment, anzi i sentiment, collettivi di questo (speriamo irripetibile) periodo. Come un vero motel, MQ è uno spazio temporaneo, per una permanenza breve in cui è stato ospitato il racconto visivo della sopravvivenza urbana al lockdown. 42 giorni di solitudine condivisa, illustrata con sguardi, stili e tecniche diverse. Una panoramica ampia eppure personalissima sulla realtà e soprattutto sulle allucinazioni del #restiamoacasa.
I temi familiari, ripetitivi- le mascherine, la spesa, l’amore, la solitudine, la presenza ossessiva della tv – vengono ripresi e in qualche caso capovolti o ritratti dalla loro angolatura più surreale, spesso ridicola.
L’onnipresenza della mascherina secondo Ilaria Falcon aka @ilarius, e in versione “gloryhole” (che si riaggancia al tema sessualità interdetta per decreto) descritta da Massimiliano Marzucco aka @hey.imateenager;
l’importanza imprescindibile di Pornhub di Giulia Dasiari.
Il sesso che diventa incontro tra robot firmato Rachele de Franco, la spesa al supermercato trasformata in novella odissea nel formato graphic novel di Daniel Oren e Isidoro.
Ci sono poi device digitali che ridefiniscono l’ambiente domestico di Hibelto Fern, il dominio del pet domestico illustrato da Elisa Stagnoli, l’esondazione televisiva testimoniata dall’invasione sul divano di Elisa Chiodo stessa.
Non sappiamo bene cosa ci riserva la fase 2.B e poi eventualmente la fase 3, 4 etc.
Di certo restano le tracce dei racconti, il paradosso di trovarsi distanti eppure mai così vicini. E la consapevolezza nuova che essere dotati di pensiero laterale non equivale ad un “lateral move” bensì rappresenta un “asset strategico”.
Disclaimer: la scrivente ha contribuito con un un selfie antico (autoritratto) che la ritrae in solitudine con device e varie tazze di caffe.