La creatività è di famiglia: “LOCKDOWN CON FIGLIO, INSOSPETTABILE MAESTRO ZEN.”
Autrice: Hana Kovacevic
Ci sono frasi che proprio non mi piacciono e che suonano più o meno come “dai, rilassati, le cose vengono da sole” oppure “non puoi tenere d’occhio tutto, take it easy” o simili. Io invece il controllo lo amo. Mi piace avere le cose sotto controllo e non trovo nulla di affascinante in quei momenti in cui caos e improvvisazione prendono il sopravvento.
Il mio controllo è sempre stato funzionale a farmi vivere meglio. Ok, forse la mia intolleranza verso i layout disallineati o i file con i nomi insensati va un po’ oltre. Ma queste, si sa, sono cose che dividono il mondo in due, e io ho fatto la mia scelta.
A proposito di scelte: ogni giorno ne facciamo tantissime e da genitori se ne fanno ancora di più. Da quando sono diventata mamma le decisioni da prendere sono cresciute esponenzialmente e ora influiscono direttamente sulla vita di una persona, non solo sulla mia. La persona che sto crescendo, di cui ho la responsabilità completa. Le scelte, c’è da dire, sono molto legate al controllo. Più lo si cerca, più decisioni bisogna prendere per provare ad avere la situazione sott’occhio.
Stacco, arriva il lockdown. Ecco che controllo e scelte di colpo diventano ancora più centrali. Mio figlio ha quattro anni: troppo piccolo per capire davvero cosa sta succedendo, troppo grande per essere protetto totalmente e restare all’oscuro di tutto. Le scelte da fare non solo si sono moltiplicate. Si sono concentrate nello spazio domestico che, per quanto confortevole, è pur sempre uno spazio ridotto. E soprattutto ricadono tutte su me e mio marito: maestre, nonni e tate – la micro-comunità che ci supporta nella crescita dei figli – sono improvvisamente spariti.
Quanto spazio concedere ai cartoni animati, quanto alla didattica e ai lavoretti creativi, quanto al gioco? E poi: un cartone animato in inglese è didattico oppure no? E quello in croato? A tutto questo si aggiunge la questione del lavoro e di come gestirlo in casa. A volte scelgo di coinvolgere mio figlio, evitando di zittirlo sempre. Anche se poi la situazione sfugge di mano come l’altro giorno, quando compariva nello sfondo durante la conference call con un auricolare esclamando: “adesso vi metto in muto!”.
Altro tema importante: quali informazioni condividere con mio figlio, quali parti del TG fargli ascoltare insieme a noi e in quale momento cambiare canale? E soprattutto: cosa raccontargli e cosa omettere, per non creare un effetto peggiore del lockdown stesso?
Piano piano abbiamo trovato la nostra formula, scegliendo quali concetti passare e quali no, quali spiegazioni dare all’assenza dei nonni e agli incontri in videocall con gli amici. Il tutto dopo tante riflessioni, un po’ di indecisione e una certa tensione da parte nostra… ma non da parte sua. Perché lui comprendeva tutto, serenissimo, anzi, felice, proprio come durante i weekend e le vacanze. Perché era con noi. All’inizio pensavamo fosse una prima reazione, ma dopo sei settimane di lockdown lui è ancora sereno. È stata la sorpresa più grande di questo periodo.
La spiegazione è semplice: lui è contento di stare con noi, perché probabilmente di solito è la nostra assenza la privazione che soffre di più. E tutto quello che sta accadendo, e che lui comprende, è compensato dalla nostra presenza costante, che lo rende felice. Certo, ha colto perfettamente che ci sono nuovi pericoli che prima non conosceva, e che le cose sono cambiate, ma la cosa sorprendente è che ho visto in lui una capacità di adattamento migliore della nostra. E l’abilità, pur nella gravità dei fatti, di “sapersi godere la situazione”. L’ho visto cresciuto e più consapevole, pur nella sua ingenuità di bimbo, ho avuto la possibilità di vedere il suo carattere in modo più chiaro.
E ho fatto l’ennesima scelta, ma diversa, questa volta. Meno ragionata, e decisamente più leggera. Ho scelto di non farmi travolgere dal mio bisogno di controllo, dalla mia mente, ma di seguire la sua. Ho deciso di farmi guidare da lui, e di assorbire la serenità che dal primo giorno di lockdown proietta su di noi.