La creatività è di famiglia: “I VERRONS”
Autori: Silvia Messa e Max Verrone
Davide ha 12 anni, si sveglia per primo e prepara la colazione per sé e per gli altri della famiglia. Poi torna in camera, si infila una felpa sul pigiama (perché così non si capisca che non si è lavato, cit.) e si piazza davanti alla sua nuova scuola virtuale. – Il suo Istituto ha messo in pista la didattica a distanza con un’efficienza che ci ha positivamente sorpresi. –
E così trascorre la mattinata, ogni tanto sbirciamo: fa una tenerezza infinita vederlo alzare la mano davanti a un computer. Ha imparato regole nuove: deve tenere il video acceso per farsi guardare in faccia e tenere spento l’audio se non ha nulla da dire. Le verifiche sono “live” e i compiti non fatti sono separati da quelli fatti e già consegnati.
Verso le 10 c’è l’intervallo ed è allora che compare in cucina, rovista nella dispensa alla ricerca della merenda che è sua abitudine consumare anche a scuola. Dopo aver sparso briciole di crackers ovunque, torna nel suo territorio e procede con le lezioni. La mattina per lui passa così.
Olivia ha 7 anni, si sveglia e fa una colazione a base di yogurt greco, frutti di bosco e cereali. È rigorosa e ha abitudini sane. Dopo la colazione inizia a vagare per la casa vestita da principessa o da ballerina, da pirata o da sirena. Di solito parla da sola e si aggira con oggetti che trova in casa, non pretende mai troppo.
Noi due siamo i genitori.
Lavoriamo in casa, siamo connessi tutto il giorno, Max dallo studio, Silvia dalla cucina, poi Max dal terrazzino e Silvia dalla sala, poi Max dalla cucina e Silvia dalla camera da letto. Vaghiamo con un computer in braccio, una Moleskine, il telefono e un paio di auricolari che ci teniamo dalla mattina alla sera. Tra una call e l’altra urliamo a Olivia di stare zitta perché è entrata nel nostro territorio cantando, oppure carichiamo la lavastoviglie, togliamo le foglie da terra, pieghiamo le calze appena uscite dall’asciugatrice. Sì, anche mentre parliamo al telefono con i colleghi. La vita professionale e quella personale sono diventate un tutt’uno… uno sforzo sovrumano.
Poi c’è il pranzo. Ah, quanto invidiamo chi non ha figli in questo preciso istante della giornata. Se fosse per noi due soli, mangeremmo un gelato, una carota, poco altro… ma con loro c’è da cucinare. Un piatto di pasta, un’insalata, del tonno e via, niente di che, ma tra una cosa e l’altra, dall’acqua sul fuoco al caffè ci parte altro che un’ora. Ah, lavastoviglie esclusa!
Eppure quando ci sediamo insieme a pranzo ci passa lo stress. È come se fosse una parentesi di vacanza, ogni volta. Parliamo. Parliamo tanto, ci confrontiamo su tutto. Olivia è una bambina altamente sensibile e vive con angoscia questo periodo. (Si sveglia di notte, fruga nei cassetti di mamma e papà per trovare una maglietta o una felpa con cui dormire: è il suo modo per tranquillizzarsi…) il momento del pranzo è bello perché ci permette di sciogliere i nodi, giorno dopo giorno.
Dopo pranzo chiediamo a Olivia di fare i compiti che la sua scuola carica su una piattaforma e che noi genitori ci prendiamo la briga di stampare e ci assicuriamo che li faccia. È una fatica in più, le prime settimane sono state un inferno perché non avevamo ancora un metodo, ma è proprio vero che ci si abitua a tutto, anche a trovare il modo di insegnare le tabelline a tua figlia. Dopo i compiti, di solito Olivia dipinge. Ha scoperto gli acquerelli e passa il suo tempo così, come in trans. Crediamo che la sua sia un’urgenza espressiva davvero potente. La invidiamo molto, noi in questo momento non la troviamo, la nostra urgenza espressiva. Ci mancano gli stimoli esterni.
Dopo pranzo Davide, dopo i compiti segue le lezioni di basso su Skype. Ha trovato un insegnante bravissimo, che lo sta coinvolgendo e gli sta regalando una passione.
Noi adulti continuiamo con le nostre call… in un balletto di spostamenti all’interno della casa.
Verso sera, prima di cena, parte il momento “home family workout”! Spostiamo i divani o andiamo sul tetto del palazzo e si parte: sono circuiti di cross fit che i bambini seguono benissimo. Così muoviamo un po’ il corpo, altrimenti ci atrofizziamo. Siamo tutti abituati a fare sport regolarmente, quindi è un momento fondamentale per tutti noi. È diventato un altro momento che prima di questo lockdown non avremmo mai pensato di poter condividere.
Dopo la doccia di tutti, le bolle di sapone che girano per il bagno e gli spintoni che si danno i due, parte quella che noi chiamiamo l’ora X che è quell’ora in cui i bambini si danno fastidio a vicenda. Di solito coincide con una call di Max, (l’ultima della giornata e di solito anche la più delicata), per fortuna esiste Netflix che accontenta tutti.
Si cena seduti e senza televisione. Si parla tanto, del coronavirus, del futuro, dei nostri desideri, delle vacanze. Cerchiamo di tenere alti i sogni, ma non abbiamo tutte le risposte alle loro domande. E loro di domande ne fanno tante. Quest’estate non sappiamo ancora cosa faremo, per esempio.
Una cosa sicura è che perdiamo i soldi di un volo per una meta che sognavamo da anni… È andata così.
L’importante è stare bene!
Almeno per ora 🙂