Il principe degli elenchi
di Pasquale Barbella
Nuovo arrivo nella Hall of Fame dell’Art Directors Club Italiano
Non può che riempirmi di soddisfazione la notizia che il nome di Till Neuburg si è aggiunto, nel 2024, a una lista d’onore, la Hall of Fame dell’Adci, alla quale sono orgoglioso di appartenere anch’io. L’elenco aggrega nomi di persone che, a vario titolo e in campi disparati, hanno acquisito meriti e riconoscimenti riconducibili, anche indirettamente, all’area della comunicazione:
Alberto Alessi, Francesco Tullio Altan, Paola Antonelli, Renzo Arbore, Roberto Baggio, Sandro Baldoni, Pasquale Barbella, Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, Isabella Bernardi, Bruno Bozzetto, Christopher Broadbent, Maurizio Cattelan, Pierluigi Cerri, Giovanna Cosenza, Guido Crepax, Maurizio D’Adda, Philippe Daverio, Tullio De Mauro, Gillo Dorfles, Elio e le Storie Tese, Federico Faggin, Elio Fiorucci, Erik Gandini, Enrico Ghezzi, Giorgetto Giugiaro, Franco Godi, Franco Grignani, Giancarlo Livraghi, Italo Lupi, Gianfranco Marabelli, Alessandro Mendini, Marco Mignani, Marcello Minale, Beppe Modenese, Roberto Molino, Mario Monicelli, Luigi Montaini Anelli, Ennio Morricone, Bruno Munari, Lele Panzeri, Pino Pilla, Ferenc Pintér, Giovanni Pintori, Emanuele Pirella, Fernanda Pivano, Franco Maria Ricci, Michele Rizzi, Armando Roncaglia, Renzo Rosso, Gavino Sanna, Enrico Sannia, Ettore Sottsass, Vittorio Storaro, Emilio Tadini, Massimo Tamburini, Annamaria Testa, Armando Testa, Fritz Tschirren, Massimo Vignelli, Gianpietro Vigorelli, Lorella Zanardo.
Dispiace, col senno di poi, registrare l’assenza di Umberto Eco, che molto piú di me avrebbe meritato di comparire in tale compagnia. Non solo per essere stato fra i primi accademici italiani a studiare con sincero interesse il fenomeno della pubblicità, ma anche per aver dedicato agli elenchi, su invito del Louvre che gli aveva dato carta bianca su tema e contenuti, un libro colmo di rivelazioni meravigliose, Vertigine della lista, pubblicato da Bompiani nel 2009. Parlo di questo perché non so pensare a Till Neuburg se non come a un Principe degli elenchi (il titolo di Imperatore spetta di diritto a Umberto Eco, per aver condotto ricerche e creato teorie illuminanti sull’argomento). In Till la passione degli elenchi rasenta, per concretezza quasi materica, la composizione organica, la biologia sensoriale.
Il suo curriculum si snoda in 52 pagine: 32 di portfolio + 20 di elenchi. Alcuni di questi elenchi costituiscono la ragione principale per cui merita di stare nella Hall of Fame: Till Neuburg ha incarnato l’Adman ideale – e la storia della moderna pubblicità italiana – indossando non uno, non due, ma una molteplicità di ruoli che rendono variegata, sfaccettata, poliedrica la sua carriera. Tento una sintesi (si fa per dire) in ordine alfabetico; il cronologico attiene piú alle biografie che alla creatività, che in ultima analisi è la corda che mi lega a Till da quasi mezzo secolo:
- Art director
- Co-fondatore di associazioni professionali
- Consigliere Adci
- Copywriter
- Critico cinematografico
- Curatore annual e newsletter Adci
- Direttore creativo
- Disegnatore edile
- Docente
- Editore
- Font designer
- Giornalista di motociclismo
- Giurato di concorsi ed eventi internazionali
- Graphic designer
- Montatore
- Produttore di documentari industriali e spot
- Pubblicista
- Regista
- Saggista
- Storico della comunicazione
- Traduttore
- TV producer
Till deve assolutamente abitare la Hall of Fame dell’Adci perché per lui non è un Olimpo, un Gotha, un Pantheon, un premio: è la seconda casa. Ha il diritto e quasi il dovere di starci dentro come una specie di Genius loci, perché rappresenta la continuità fra mondi e generazioni in cammino dal 1956 (data di esordio a Zurigo come grafico e apprendista stregone) fino a oggi, domani e dopo. Non solo perché ha vissuto intensamente la fondazione e l’esistenza di tre club – l’Art Directors Club Milano (1966-1970), l’Advertising Creative Circle (1970-1972), l’attuale Art Directors Club Italiano (1985-) – diventandone la memoria storica, ma anche per essere stato tra i piú tenaci animatori proprio della Hall of Fame, redigendo laudationes per molti dei promossi. Di piú: ha spesso lottato in favore di candidati di valore – e soprattutto candidate, per cominciare a rimediare a una ingiustizia (la disparità di genere) di cui la nostra comunità ha preso coscienza in ritardo.
Il mio mestiere mi ha fatto incontrare centinaia di persone interessanti. Di alcune sono diventato amico oltre che allievo, collega, consulente o temporaneo maestro. Con uno di questi amici, Till Neuburg, sono interconnesso in vari modi: per ragioni di lavoro, per conoscenze comuni, per prossimità culturale e persino logistica (è stato pure un vicino di casa), per hobby editoriale (non di rado gli pubblico dei pezzi sul mio blog, Dixit Café). E, soprattutto, coltiviamo la stessa ossessione: siamo entrambi elencomaniaci. Ciascuno dei due lo è a modo suo – io probabilmente condizionato da una giovanile esperienza catalogatrice, quando dovetti prendermi cura del magazzino ricambi di una concessionaria d’automobili con annessa officina; – ma poi la web age ha fatto il resto, consegnando a me, come a Till, quella macchina demoniaca, quel generatore di vertigine enciclopedica che si chiama database. Till e io ce ne serviamo per irrompere di continuo nella storia delle idee e creare raccordi tra di loro. Non pretendiamo di scimmiottare né Diderot e D’Alembert, né Bouvard e Pécuchet; ci accomuna un gioco di sistemazione delle nozioni, dei piaceri, delle idiosincrasie, delle esperienze, dei ricordi, per non sfocare e disperdere il contenuto dei nostri archivi mentali.
Ho cominciato ad abbozzare questo ritratto di Till nelle pause di un altro lavoro che, guarda caso, riguarda ancora lui. Vi ho già detto che mi capita di pubblicare testi suoi nel mio blog. E ne stavo giusto editando uno, il cui titolo, manco a farlo apposta, è un elenco: Lo stormo impazzito di allocchi, oche, falchi, civette, pappagalli, struzzi e avvoltoi. Costretto dalla circostanza a buttarmi, da editor e dunque da fanatico investigatore di fonti e rimandi, in una indagine di tipo ornitologico, ho scoperto con stupore un altro databasista esuberante piú di Till e piú di me, un signore di nome Mino Petazzini: ambientalista, antologista, consulente di educazione ambientale, coordinatore di progetti pro territorio, divulgatore, educatore, filosofo, manager, naturalista, operatore culturale, pianificatore di eventi, poeta, pubblicista, redattore, ricercatore… L’ultimo libro a cura di Petazzini si intitola La poesia degli animali • 3. Un’antologia di testi sugli uccelli, dall’airone allo zigolo, passando per allodola, cigno, gabbiano, merlo, rondine, usignolo e tanti altri. Ho pensato: Till, non siamo soli. E come potremmo esserlo? Nel suo libro antologico sulle liste, Eco accompagna una legione inesauribile di elencomani che comprende adepti come Dante, Omero e Shakespeare. E, attenzione, il fascino degli elenchi non si manifesta soltanto attraverso gli assortimenti verbali: riguarda anche gli oggetti (le collezioni! le Wunderkammern!), le immagini (cataloghi commerciali, erbari, opere d’arte – Bosch! Bruegel!), la musica (il Catalogue d’oiseaux di Messiaen, le list songs tipo Lo guarracino, Vecchia fattoria, Alla fiera dell’Est, You’re the Top…).
Till, insomma, è uno spirito vivente che si aggira fra i miei libri e dentro i miei elenchi personali facendone parte in tanti modi. Il suo nome, nella sequenza di etichette (tags) ordinata alfabeticamente dagli algoritmi di Dixit Café, viene dopo Thriller, Tianzifang, Tiberio, Tibor Kalman, Tilda Swinton, e prima di TIM, Tim Burton, Tim Delaney, Tim Holt, Tim Roth e Timothy Leary. Nel database della mia libreria, Neuburg segue Nattiez, Navarrete, Neihardt, Némirovsky, Neruda, Nespolo e precede Nevo, Newman, Ngūgī wa Thiong’o, Nichols, Niero, Nietzsche. Ma sugli scaffali veri e propri, quelli di legno, Neuburg confina con autori designati piú dalle affinità elettive che dalla sorte: la sua N è marcata ai fianchi dalla M di Giuseppe Mazza e dalla O di David Ogilvy. Ci sta con due libri suoi: Astri e disastri. Manuale di sopravvivenza all’astrologia e altre superstizioni (Fazi, Roma, 2009) e Parole Sante! Inventario tematico di ingiurie nazionali (Esedra, Padova, 2023). Entrambi sono ovviamente gonfi di elencazioni; il secondo è un repertorio ragionato di insulti per il quale Till meriterebbe almeno una medaglia di bronzo, dopo l’oro a Rabelais e l’argento al Gadda di Eros e Priapo. Un terzo libro, a cura di Pasquale Barbella, Pierluigi Cerri, Raymond Gfeller e Till Neuburg, si intitola Pubblicità d’autore. La migliore pubblicità italiana (Electa, Milano, 1983), consiste in un elencone illustrato di opere pubblicitarie e sta in uno scaffale speciale, tra cataloghi d’arte, monografie di architetti, roba – come dire? – gratificante. Come vedete, molti pubblicitari di oggi non erano ancora nati quando io e Till giocavamo insieme.
Mille nomi e mille e mille altri, di persone e luoghi e animali, e titoli di libri, film, opere d’arte, e oggetti di design, eventi e mirabilia, compongono insieme una storia di storie, una biografia di biografie, un curriculum di curricula, insomma il ritratto al plurale di Till Neuburg: una persona che piú singolare non si può.
© Pasquale Barbella, Dixit Café, 2024