Il primo settennato di Enzo (Till Neuburg)
Le righe che seguono, potrebbero facilmente essere scritte da chiunque frequenta questo blog. Eppure sappiamo che non è affatto così. Un popolo che accetta ancora i misteri di Roberto Giacobbo e di Ustica, dei su e giù della Borsa, della strage di Bologna e delle mani bucate di Padre Pio, è una comunità che preferisce guardare cocciutamente dall’altra parte: là dove ti porta il quorum, un tranquillo weekend di natura, la pace dei sensitivi.
Chiunque non si accontenta delle encicliche, dei telegiornali, dei rating, delle conferenze stampa, delle statistiche, di Wikipedia e dei siti governativi… dalle nostre parti è bollato come dietrologo. Che è sinonimo di complottista, paranoico, fissato, sognatore. In una parola: rompiballe.
Invece, il tentativo di non accontentarsi delle versioni ufficiali e di guardare anche dietro la facciata (dove trovi il rovescio della medaglia, il blueback, il retrobottega, il teatro di posa, the dark side of the moon), aiuta a saper distinguere tra Lee Harvey Oswald, Pietro Valpreda, le armi di sterminio di massa, l’influenza aviaria, l’antrace, l’Aids… dalla realtà che, ahimé, non è mai solo O così o Pomì.
Ciò che è successo esattamente sette anni fa, ma anche prima e soprattutto dopo, in Iraq, a Roma, a Washington e in chissà quanti altri posticini, non è affatto riconducibile al destino. Chi non se la sente di dedicare un minuto alla memoria di un amico, forse è meglio che torni all’ennesima cialda di cafè. Io intanto, vado:
Sabato 21 agosto del 2004 fa, Enzo Baldoni fu rapito in Iraq.
Il giornale di Vittorio Feltri, “Libero”, commentò la notizia con il titolo a tutta pagina: “Vacanze intelligenti” e il vicedirettore, Renato Farina, pubblicò le seguenti frasi:
“Dopo le ferie intelligenti, proviamo a fare quelle sconvolgenti» (…).”
“Non è musulmano, è milanese; non aderisce ad Al Qaeda, per carità, ma in fondo giustifica chi spara ai marines. (…).”
“Basta che lui, e la gente come lui, con tutto il rispetto, faccia il proprio mestiere di creatore di spot. Gli venivano meglio. Non si va alla ventura come facili prede. Poi il prezzo lo pagano persone che non contano niente (l’interprete autista), la propria famiglia, e il governo. Torna Baldoni, e lìmitati agli aperitivi in piazza san Babila. E in vacanza cogli le pesche dell’agriturismo di famiglia”.
Dopo soli cinque giorni dal rapimento, Enzo fu assassinato e lo stesso direttore Feltri firmò un pezzo che si concluse con queste parole:
“Un uomo della sua età, moglie e due figli a carico, avrebbe fatto meglio a farsi consigliare da Alpitour, anziché dal Diario, la località dove trascorrere vacanze sia pure estreme (si dice così?)”.
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Con il nome di copertura “Betulla”, Renato Farina è stato arruolato dal Sismi (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) e per sua stessa ammissione, in cambio di denaro, forniva informazioni e pubblicò notizie false, reato per il quale nel 2007 fu radiato dall’Albo dei Giornalisti.
Nonostante la radiazione, Farina continuò a collaborare al quotidiano di Feltri in qualità di opinionista. Nel 2007 Farina si è dichiarato colpevole del reato di favoreggiamento nell’inchiesta sul rapimento dell’Imam di Milano, Abu Omar.
Nel 2008 è stato eletto deputato della Camera nelle liste del PdL. In sostituzione di Renato Brunetta (diventato ministro), oggi Farina fa parte della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione. Ha scritto libri su Don Luigi Giussani, Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Madre Teresa di Calcutta.
Sulla sua pagina Facebook, si autodefinisce con questa laudatio:
“Renato Farina è un giornalista e scrittore cattolico italiano. Deputato del PDL nella XVI legislatura, Farina è uno dei più grandi autori cattolici del nostro tempo”.
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Evidentemente, anche grazie ai suoi trascorsi, da qualche tempo le sue interviste e apparizioni pubbliche alla tv, erano completamente cessate.
Invece, pochi giorni fa, il 29 luglio nella fatidica trasmissione mattutina “Cominciamo bene”, in compagnia del responsabile PD della cultura Matteo Orfini e di Vittorio Sgarbi, per oltre due ore il fantasma di Renato Farina è riapparso su RaiTre, per dire la sua sulla cultura nel nostro paese. A volte non solo tornano, ma frastornano chiunque conservi un briciolo di etica e di decenza.
Questo come back significa che prima di traslocare a La7, anche Ruffini ha voluto riciclare il denaro sporco della politica e del giornalismo – esattamente come prima di lui avevano già fatto i colleghi della televisione pubblica, Minzolini e Mimoun, con Gianni De Michelis (27 luglio 2011), Claudio Martelli (26 maggio 2011), Paolo Cirino Pomicino (22 febbraio 2011) , Calogero Mannino (30 novembre 2010) e Luciano Moggi (1° giugno 20011).
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La stragrande maggioranza degli italiani ha considerato – e considera – l’esecuzione fisica e poi civica di Enzo, come una triste fatalità: “È stata una stramaledetta combinazione di circostanze”, “Con quei fanatici non c’era niente da fare”, “È stata pura sfiga”. Ma sotto sotto, in molti infornano la loro torta con il Farina del sacco di Feltri: “Ma chi gliel’ha fatto fare”, “Se vai in posti così, devi aspettarti di tutto”, “In fondo se l’è cercata”.
In questi sette anni ho parlato con centinaia di persone, amici e non amici, per sapere cosa pensassero, per esempio, del fatto che l’allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi avesse insignito il contractor (una volta si diceva mercenario) Fabrizio Quattrocchi, con una Medaglia d’Oro al Valor Civile mentre, nonostante una petizione firmata da migliaia di cittadini per far assegnare a Enzo una Medaglia di eguale significato, il nostro Presidente della Repubblica e l’allora Ministro degli Esteri Massimo D’Alema non avevano mai risposto nemmeno (si fa per dire) con un sms.
Altre domande di questo tipo (domande che non si basano su opinioni, ma su circostanze e fatti precisi), ne sono state poste a centinaia. I proclami, le smentite, le bugie, gli intrighi, lo scaricabarile, le promesse non mantenute, le illazioni, il fango che sono stati buttati sulla “vicenda” E.B. da parte del governo, dei vertici della Croce Rossa, della stampa, dei partiti, delle autorità militari che organizzavano e comandavano le stragi sui civili iracheni, le coperture dei servizi segreti (sia italiani che stranieri), le bufale sparate dalle compagnie petrolifere… tutta questa fogna di deviazioni e falsità, ha ucciso Enzo decine e decine di volte.
In questo filmaccio, le comparse più squallide non si chiamano Bombolo, Alvaro Vitali, Monnezza, ma Gianni Letta, Vittorio Mincato, Nicolò Pollari, Maurizio Scelli, Franco Frattini e, ovviamente, il capo dei capi della recente politica italiana.
C’è stato un sistematico e reiterato dileggio nei confronti dell’opinione pubblica e, in sostanza, della famiglia di Enzo – sicuramente le persone che in questi sette anni ci hanno dato una costante lezione di civismo, coraggio e nobile discrezione.
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Oggi, 26 agosto 2011, siamo tutti ancora più vicini a Giusi, Gabriella, Guido, Antonio, Sandro, Raffaele, Ida soprattutto perché dal 27 novembre scorso, finalmente c’è un luogo dove tutti possiamo stare con Enzo – non solo in modo virtuale. Quel giorno, nel cimitero di Saccovescio vicino a Preci, finalmente sono tornati nella sua terra i resti di Enzo.
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/27/news/funerali_enzo_baldoni-9580711/
http://www.tgcom.mediaset.it/fotogallery/fotogallery9104.shtml?1
Dopo tanto tempo, forse è stato il primo giorno sereno nella vita di Enzo.
Finalmente, il nostro balenottero può danzare dove e come piace a lui – nel mare aperto della pace, dell’ironia, dell’immaginazione.
Till
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Se vi è mancato il privilegio di conoscere il “Grande Cetaceo”, potete trovare altri pezzi che lo ricordano qui e qui. (m.g.)
Tags: Enzo Baldoni, giornalista scomparso, Iraq