IF! Day 3
Chiudere col botto: lo stai facendo bene.
Per il terzo e ultimo giorno, IF! non si fa pregare e regala un fitto calendario di appuntamenti capaci di soddisfare anche i palati più esigenti.
Per i mattinieri del sabato, Andrea Bracco di Sapient ci insegna tutte le angolature da cui si possono guardare i dati, per immaginare nuove soluzioni (e nuovi modi di immaginare i consumatori), mentre i Mokamusic ci raccontano l’inizio di una storia commovente, e tante emozioni che non esisterebbero senza un cromosoma in più.
Subito dopo pranzo si ride sul serio con Sergio Spaccavento, Maccio Capatonda e il commento musicale di Chris Costa.
Nel Controcolloquio del pomeriggio, l’imperturbabile Roberto Ottolino dà in pasto Stefania Siani, Alessandro Sabini e Marco Venturelli a due giovanissimi ed esigentissimi studenti per farsi assumere, ma ci sarà posto solo per uno: il vincitore è proprio Sabini, con un diagramma di flusso che è la versione scaltra dell’Infinito di Leopardi.
Poco male per Venturelli, comunque. Questo gran rifiuto non dovrebbe scalfire i suoi piani, platealmente confessati nel corso del colloquio, di andare in pensione tra 10 anni.
E speriamo però che abbia ragione la Siani, specialmente quando pronostica una trasformazione radicale delle aziende verso le tematiche di CSR e climate change, che secondo lei diventeranno parte intrinseca e integrante del modo di comunicare dei brand e non più oggetti di campagne dedicate.
Subito dopo, Nicola Lampugnani, Stefania Siani e Flavio Fabbri ci mostrano le più belle case che hanno vinto a Cannes. Gordon Bown invece spiega a LL Commander Data tutto ciò che non capisce degli esseri umani: la musica, l’astrazione per immagini, la fantasia.
Poi, il gallerista Francesco Pantaleone e l’artista Loredana Longo discutono della distruzione come atto artistico.
L’artista di origini siciliane illustra le proprie opere più importanti: installazioni e performance basate sulla bruciatura e la marchiatura di tappeti, demolizioni di edifici ed esplosioni di tavole, chincaglierie, piatti, bicchieri, camere ed eleganti banchetti.
Ciò che emerge dall’analisi di questi progetti è chiaro: gli oggetti bruciati, in frammenti, acquistano una seconda vita (perché dai, a chi non piace bruciare cose?).
Ogni processo creativo passa attraverso una trasformazione.
Nel caso di Loredana Longo questa trasformazione avviene grazie alla distruzione.
Menzione speciale per altre due superstar clamorose: Ferdinando Verderi di Johannes Leonardo (cintura nera di idee fighissime per i più famosi brand di moda) che, intervistato da Fabio Pelagalli, ha raccontato con una semplicità disarmante quanto sia possibile fare creatività di un altro pianeta se anche tu creativamente sei di un altro pianeta.
E poi lui, il più controverso, il più atteso, il più seguito: Leonardo Da Vinci, sapientemente introdotto da un Vittorio Sgarbi in formissima, capace di intrattenere una platea avida di sapere, spaziando dal genio rinascimentale a Marcel Duchamp senza soluzione di continuità.
Presentato da Monica Lazzarotto (Direttore Responsabile Youmark) e Davide Boscacci (Executive Creative Director Publicis Milano, Comitato Organizzatore IF!), Sgarbi tiene sempre alta l’attenzione. Non mancano le risate ma nemmeno il food for thoughts (combo inevitabile quando Vittorione sale in cattedra).
Boscacci rinuncia alle celebri “10 domande scomode” che in passato ha rivolto a soggetti come Maurizio Cattelan, Morgan e Oliviero Toscani, ma trova comunque l’occasione per lanciare una provocazione chiedendo a Sgarbi: la pubblicità fa cultura? Il critico d’arte non ha dubbi: la pubblicità non fa cultura, la pubblicità è cultura, nella misura in cui viene realizzata con intelligenza e coraggio, perché la creatività deve essere selvaggia.
Conclusa questa prima fase introduttiva, Sgarbi regala al pubblico di IF! un’anteprima della sua nuova lectio magistralis dedicata a Leonardo da Vinci.
Analizzando alcune delle più celebri opere come l’Ultima Cena (che “Leonardo ha dipinto a secco, come un coglione!”), la Dama con l’ermellino, la Vergine delle Rocce e la Gioconda (“la suprema troia”), il nostro amato Vittorio dimostra come il genio di Leonardo risieda nella sua imperfezione, perché “la pittura è cosa mentale” e se l’immaginazione dell’uomo è infinita, la sua mano è finita.
La serata si chiude ovviamente con la cerimonia degli ADCI Awards, una valanga di birrette e la solita, inscalfibile presa bene che eventi come questi portano nel proprio DNA.
Per parafrasare Elio, arrivederci, IF! Ci mancherai di brutto. Arrivederci al prossimo anno.