Essentials / 10 persone da cui trarre ispirazione
Autore: Veronica Dal Cortivo
Non smettono di affascinarmi, di riattivarmi la voglia fare, di motivarmi ad estendere i confini di ciò che penso, di farmi odiare la distanza inevitabile tra loro e me.
Quando mi hanno chiesto di stilare un decalogo tematico d’ispirazioni ho vagliato qualche ipotesi per poi realizzare che la forma più alta d’ispirazione per me rimane sempre una: l’ispirazione a rimettermi alla scrivania a lavorare.
(Inserisco una doverosa nota: nonostante questo sia un blog frequentato perlopiù da pubblicitari, non mi riferisco in particolare al mestiere di chi gravita in questo settore. Con “lavoro” intendo anche quello personale, i progetti laterali che richiedono tempo e devozione, insomma, non solo il lavoro che restituisce un compenso in cifre.)
Per cui ecco una lista di 10 nomi.
Più che ispirarmi a sognare opere grandiose, mi spingono a lavorare, insistere, e anche a capire quand’è il momento di chiudere il portatile e dedicarmi ad attività noiose – la mia seconda fonte d’ispirazione per eccellenza.
- Patti Smith
Le frequenze del suo lavoro mi arrivano direttamente al sistema nervoso e circolatorio. Se io sto leggendo un libro di Patti Smith, sento l’urgenza di chiuderlo e mettermi a fare a mia volta qualcosa. Questo può tradursi nell’aprire un sito di voli e progettare un pellegrinaggio verso un qualche luogo di culto insignificante per la maggior parte del mondo, comprare un libro, scattare una polaroid, studiare storia dell’arte e poi rimettermi a scrivere con maggior devozione. O perlomeno a fare una pausa per mettere sul fuoco una moka di caffè, per poi rimettermi al tavolo con la consapevolezza di non essere sola a lottare contro l’ennesima pagina bianca.
Oltre ad essere accessibile attraverso libri di poesie, di narrativa e ovviamente tutta la sua musica, Patti Smith ha una pagina Instagram che gestisce personalmente e per me è uno dei più significativi esempi di diari d’autore in circolazione. Credo sia un regalo avere la possibilità di vedere la quotidianità di una donna che dagli anni 70 non smette di dare il suo contributo positivo al mondo della letteratura e dell’arte.
2. Florence Welch
Dopo averla vista sul palco del British Summer Time con i suoi Florence + The Machine ho capito che è possibile essere una macchina da guerra con una grazia sovrumana. Essere elegante ed eterea e incredibilmente reale e arrabbiata. La sua musica mi motiva, ma non riuscendo ad ascoltarla mentre lavoro, perché ne vengo assorbita, ho davanti alla mia postazione il suo libro Useless Magic. Un contenitore di appunti, poesie, canzoni e disegni. Il suo passato di alcolista e l’immagine di donna estemporanea mi fanno credere nella possibilità e nella determinazione. Il massimo dell’ispirazione nel massimo dell’umanità.
Qui il suo sito.
3. Austin Kleon
Lo seguo da una decina di anni su ogni piattaforma. Se ho bisogno di input di qualsiasi genere, se ho necessità di una spinta a credere che continuare a fare quello che sto facendo sia importante a prescindere dal risultato, se mi sembra d’essere precipitata nel Giorno della Marmotta, è a lui che mi rivolgo. Austin aiutami tu. E lui c’è. Con la sua trilogia di libri dedicati alla creatività (non è un uomo lui, è una macchina-sputa-tweet), il suo blog (quanto amo che un autore condivida le sue ricerche e le sue scoperte), il suo Instagram, elogio al processo e all’imperfezione.
Sul serio, se un giorno mi alzo dal letto e mi sembra di non avere la forza di pensare, lui è motivazione.
4. Fran Lebowitz
Fran Lebowitz mi ricorda costantemente la mia limitatezza espressiva, l’incapacità di raccontare storie e il terrore di non riuscire a far ridere quando richiesto (aggiungo qui una nota biografica, perché lavoro come copywriter e alcune volte è richiesto, di far ridere, o strappare un sorriso, o insomma non far precipitare le persone nello sconforto). Questo mi motiva a lavorarci su.
Per come si sono evolute le cose devo confessare che il mio cuore debole del 2021 a volte la trova quasi troppo cinica, ma qui stiamo parlando d’ispirazione, non di sopravvivenza.
Su Netflix c’è la docuserie “Fran Lebowitz – Una vita a New York” dedicata a lei, firmata dal suo amico Martin Scorsese.
5. Zerocalcare
Se lo sento così vicino sarà per il suo essere Millennial, informato ad ogni costo, dedito alle sue battaglie. Mi fa tornare la forza della sedicenne sopita in me, ma con un po’ più di cognizione di causa. Il suo modo di prendere a schiaffi e far sorridere, il perfetto equilibrio tra lo schifo del mondo e la voglia di viverlo mi tengono ancorata al pensiero che valga la pena struggersi, farsi male, mettere molto impegno in quello che ci appassiona. È il fratello maggiore che mi prende a calci quando serve, e se serve offre anche una spalla. (Tutti i suoi libri sono su Bao Publishing).
6. Jack Folla
Alias un DJ nel braccio della morte. All’anagrafe Diego Cugia.
La sua storia mi appassiona da mesi. So che sono arrivata tardi, ma comunque in tempo prima dell’iniezione letale prevista per l’autore che scrive dal carcere di Terre Haute, Indiana.
Jack Folla ha uno spazio radio di 20 minuti su Rai Radio 1 che va in onda in momenti sempre diversi. Ogni giorno annuncia l’ora del suo intervento, anche se per nostra fortuna di uomini e donne di mondo è tutto recuperabile sotto forma di podcast. Il suo modo di scrivere e prima ancora di pensare, mi mette addosso un entusiasmo severo. Quel senso di responsabilità che deriva dell’essere umani in questo mondo che un po’ va in rovina, un po’ ci chiede d’essere sensibili al buono. È pop e di nicchia, rende comprensibile qualunque argomento e lo condisce con canzoni a tema. La sua infaticabile ricerca di ciò che passa quasi di nascosto sotto gli occhi di tutti è motivazione sincera a non arrendersi all’informazione da Facebook o al pregiudizio condiviso da chi occupa la nostra stessa bolla di esistenza.
7. Van Gogh
Ho capito di non aver mai guardato un quadro di Van Gogh prima di aver letto le sue Lettere a Theo. Per di più mi sono resa conto di non aver mai visto realmente dei colori. Non lo scrivo per impressionare. Mentre scorrevano le pagine del suo scambio epistolare con il fratello, i miei occhi cominciavano a vedere i colori come mai prima. Le sfumature, le ombre, il modo in cui la luce modifica una percezione. La sua indagine mi ha fatto riscoprire molto di ciò che mi circonda. Basterebbe questo a doverlo ringraziare in eterno, altro che ispirazione.
Van Gogh era infaticabile in un modo che non potevo immaginare. E credeva nella sua Arte in un modo che non credevo possibile. Se hanno coniato l’espressione “metterci tutto se stesso”, è stato per lui. Dopo aver finito le 454 pagine del libro ho smesso per settimane di lamentarmi per la fatica o l’insoddisfazione. Pensavo a Van Gogh e mi dicevo che in fondo era tutto largamente superabile – anche questo penso rientri di diritto nella motivazione al fare.
8. H. D. Thoreau
Spirito guida. Uomo difficile. I suoi Diari testimoniano tutto, comprese le sue speculazioni sulla società e il pericoloso rapporto tra uomo e ambiente. Se c’è una cosa importante che mi ha insegnato Thoreau, è camminare. Fisicamente e anche come metafora dell’errare – in entrambi i sensi – per imparare. (Anche su questo tema esiste un libro).
Più che di mettermi alla scrivania, Thoreau mi ricorda la necessità in quanto essere umano di muovermi, e così facendo addentrarmi molto in profondità nei luoghi e negli spazi che richiamano la mia attenzione. In qualità di sovversivo tenuto alla larga dai suoi contemporanei (non che lui se ne dispiacesse), può diventare ispirazione per noi piccoli e comuni mortali alle prese con le nostre battaglie quotidiane.
9. Antonio Marras
Da quando ho visto la sua mostra Nulla Dies Sine Linea nel 2017 in Triennale, Marras riempie quello spazio del giorno che mi richiede silenzio e poesia. Mi basta pochissimo, una sua foto su Instagram, di quelle che parlano di Sardegna, o del suo cane, o dell’ennesimo disegno su un foglio vecchio, per rimettermi all’opera. L’ho preso a mantra personale, quel non lasciar passare “nessun giorno senza tracciare una linea”. Marras per me è l’emblema della quantità come veicolo per la qualità. Si percepisce questo lavorio continuo, la sua ricerca di bellezza stratificata che riesce a comunicare familiarità e calore. Per me è diventato decisamente ispirazione alla sperimentazione. A fondere ciò che m’interessa, a non preoccuparmi delle contraddizioni.
10. Big Rocket Project
Dietro al progetto c’è Mario. E dietro Mario c’è una storia che conosco da vicino, per questo da tanto tempo mi motiva. Io e lui abbiamo cominciato a lavorare insieme in un negozio, diversi anni fa. Ad un certo punto lui è diventato responsabile e io vice. E abbiamo iniziato un percorso che senza poterlo prevedere ci ha portati a diventare rispettivamente maker con un canale YouTube e copywriter.
Personalmente è uno dei ragazzi più sognatori e determinati che conosca. Il suo pragmatismo, insieme alla forza di volontà e centinaia di ore di tentativi, l’hanno semplicemente portato a fare ciò che voleva. Per me è la prova che trascende il cliché del “se vuoi puoi”. In modo più o meno diretto so cosa significhi imparare a stare davanti a una telecamera, montare dei video, scrivere uno script, fare un voice over, animare delle grafiche. Veder fare tutto questo da zero ad una sola persona in completa autonomia a forza di tutorial ed esperimenti, per me rimane impressionante. Tolta tra l’altro la parte principale del suo lavoro, perché non c’è propriamente una scuola che t’insegni a diventare maker. Qui c’è il suo canale. Il tema può interessare o meno, ma il suo entusiasmo nell’imparare e la dedizione verso il suo lavoro credo vadano ben oltre.
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