EP. 5 – Salt – Linguaggio cinematografico e poesia
di Flavio Nani

Due adolescenti palestinesi galleggiano sulle acque dense del Mar Morto, sospesi in uno spazio che sembra fuori dal tempo. La macchina da presa li osserva da lontano, si muove lentamente, senza invadere. Mentre il sole disegna riflessi dorati sull’acqua, entriamo in una dimensione che ha la delicatezza di un sogno e il peso di un’enorme ferita collettiva.
Sault è un cortometraggio del regista e sceneggiatore polacco Mateusz Miszczynski ispirato alle parole del poeta Mahmoud Darwish. La storia ruota attorno al paradosso del Mar Morto, dove l’eccessiva salinità rende l’ambiente inospitale alla vita, ma allo stesso tempo crea una spinta che rende quasi impossibile affondare. Una contraddizione fisica che diventa allegoria della condizione palestinese, in cui la sopravvivenza prende la forma della resistenza disperata. La forza non come lotta, ma come capacità di restare a galla, di non lasciarsi andare.
Il linguaggio usato è profondamente simbolico. Nessuna retorica, nessuna immagine cruda del genocidio in corso. Al suo posto, una poetica dell’assenza: gesti semplici e silenzi che diventano frammenti di una memoria fragile e preziosa. Attraverso un’estetica rarefatta si cerca di creare un atto di solidarietà che non passa dalle parole, ma dallo sguardo.
Sault ci ricorda che il linguaggio cinematografico al servizio dell’immaginazione può essere una forma di resistenza. Che anche nel racconto più minimale può nascondersi un gesto di profonda umanità.
Salt lo trovate a questo link:
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