Cosa succede alla pubblicità europea? (da Patrizia Boglione)
Art Directors Club of Europe. Board meeting. Ognuno racconta cosa sta succedendo nei loro paesi. Piani A che falliscono, una miriade i piani B che spuntano dappertutto.
In Ucraina tutto è in mano alle start up di giovani creativi, i clienti fanno a gara per lavorare con loro. In Estonia l’advertising tradizionale è pressoché scomparso, ma tutti si industriano a fare cose diverse, ci sono tante idee nuove quante persone, la situazione è veramente interessante, si è tornati alla prosperità del 2008.
A Cipro non hanno neanche i soldi per piangere, ma per davvero. Nessuno investe più in niente. Ci sono solo i soldi del governo, ma non pagano più neanche loro, hanno investito tutto in bitcoins.
A Lisbona su ogni panchina dorme qualcuno, come in un albergo esteso, ma ormai ogni progetto viene pensato per il Portogallo, il Brasile e l’Angola, la chiave sta nello scegliere la lingua ( il portoghese) e poi far seguire il design, tutte le agenzie portoghesi si stanno espandendo in Africa.
I rappresentanti della Georgia sono scomparsi, così come il loro paese stritolati da un’economia che non aiuta. In Spagna non c’ è lavoro, eppure creativamente non è mai stata fertile come adesso, per tutto giugno Barcellona sarà la città del design.
In Islanda si fanno progetti che hanno radici nella cultura e si trasformano in brillanti lavori creativi, soprattutto dei più giovani. In Germania alcune grandi agenzie hanno deciso di prendersi un anno sabbatico e investire i soldi delle iscrizioni ai premi in formazione.
In Svizzera tutto va bene, forse anche meglio. Ma la Svizzera non era la cassaforte dell’Europa?
In Austria le scuola producono talenti creativi di spessore, e i clienti si inventano progetti per promuoverli. A Praga c’è crisi ma c’è ancora molto lavoro.
In Finlandia si persegue l’innovazione altrimenti non si è nessuno.
In Francia ci si aspetta che esploda la crisi, per il momento i ristoranti son tutti pieni. Pare che l’unico modo di negoziare sia superare le due bottiglie di rosso.
Si è molto parlato delle persone e di come in ogni paese l’attenzione alla qualità della persona, alla sua capacità di lavorare con gli altri, alla voglia di essere solidale, vada di pari passo con le capacità professionali. È il momento dello sharing di pensiero e di competenze, in una logica che assume la creatività a bene comune.
Le associazioni di creativi hanno un futuro difficile, bisogna guadagnarsi il pane, facendo qualcosa che sia veramente rilevante per le persone e per la loro professione. Annual non annual? Festa non festa?
Forse meglio formazione, mentoring, produzione di senso e contenuti.
Domani giurie, sabato Stefan Sagmeister che parla di Design&Happiness e Amir Kassaei che analizzerà ori e argenti, spiegando cosa manca ad un argento per diventare un oro. Nei prossimi post.