Postato il Ven 14 Feb 2014 da in La vita del Club

7 punti per una strategia di sviluppo per l’ADCI: risorse, servizi, convegni, visibilità, marketing…

Fra breve l’elezione del nuovo Presidente e Consiglio Direttivo ADCI. Sono stato segretario per quattro o cinque mandati (non di seguito) e ho sempre visto lo stesso ciclo: il nuovo presidente parte pieno di entusiasmo, lavora con gran lena sul processo Call-for-entries-Giurie-Premiazioni-Annual e poi, alla fine del mandato il Consiglio sostanzialmente tira i remi in barca in attesa del ricambio. Questa non è una critica all’attuale Consiglio o a Massimo Guastini, che in tre anni ha fatto, secondo me, un ottimo lavoro con grande energia e determinazione.
Però, anche per motivi comprensibili (mancanza di tempo, risorse, persone) in 27 anni è sempre mancato quello che, secondo me, manca spesso in Italia: la capacità o la voglia di costruire una macchina organizzativa capace di sviluppare e far crescere il Club. Una macchina che non sia burocrazia interna ma processi di lavoro, responsabilità di coordinamento, attività finalizzate a generare risultati.
Chiunque sia il nuovo presidente, secondo me, da almeno venti anni, il dilemma da risolvere è sempre lo stesso:
Normale amministrazione del processo Call-for-entries-Giurie-Premiazioni-Annual (con i suoi totem, tabù, vacche sacre ed elefanti bianchi)
oppure
sviluppo e crescita del Club?
Per esempio, secondo me ecco di cosa ha bisogno il Club (non invento niente, mi limito ad attingere dalle esperienze di associazioni di successo):
  1. Occorre personale dirigente e operativo (in pratica un coordinatore generale e un assistente operativo, date le attuali piccole dimensioni dell’associazione che lavorino a tempo pieno su marketing e sviluppo), (il vicepresidente Paola Manfroni qui dice anche lei qualcosa del genere)
  2. Occorre una strategia commerciale per proporre del merchandising ADCI [Come fanno ADC of NY, D&AD, e altri ADC europei]
  3. Occorre fare una vera promozione all’Annual, con presentazioni nelle librerie delle principali città italiane, e vendita online aggressiva e determinata, (oppure decidere una buona volta di smettere la pubblicazione cartacea e concentrarsi solo sul digitale, liberando risorse)
  4. Occorre sviluppare servizi per i soci, gratuiti e a pagamento, [la parola chiave è sviluppare: l’ottimo lavoro del consigliere Fabio Gasparrini è un inizio, ma i servizi, gratuiti o a pagamento, devono essere promossi, venduti, diffusi, misurati nella loro efficacia commerciale ecc]
  5. Occorre trovare – in modo continuativo e strategico – sponsorizzazioni che non siano gli occasionali 40 milioni di lire dell’amico cliente dei tempi delle vacche grasse, o le bottiglie di vino dei tempi delle vacche magre.
  6. Occorre organizzare almeno un convegno ogni anno sui temi del Manifesto Deontologico e sullo stato delle professioni creative, altrimenti i proclami di principio restano lettera morta
  7. Occorre una strategia di marketing e di sviluppo che non sia “inventiamoci qualcosa per la premiazione”.
Conclusione: secondo me i candidati presidenti e consiglieri dovrebbero dire se intendono continuare sulla strada del volontarismo spontaneista, supportato da grandi dichiarazioni di principio, oppure se intendono perseguire una strategia di sviluppo che veda vere attività e non semplici auspici su: ampliamento della base dei soci, ampliamento delle entrate commerciali del Club, ampliamento dei servizi offerti ai soci (consulenza e supporto, non solo sconti).
Questa è la mia opinione, maturata negli anni dopo diversi mandati e la collaborazione con diverse associazioni. Io non mi ricandido, perché non sono in condizione di perseguire o supportare con la massima energia i punti esposti sopra e perché la mia vita va in una direzione diversa dalla creatività pubblicitaria. Ma mi permetto di raccomandare ai candidati presidenti e consiglieri di riflettere sui sette punti qui sopra.

I commenti sono chiusi