The Spark of Carlotta Gilardi
Per la rubrica dedicata alla scintilla che ha dato vita alla passione per la creatività dei talenti Under 30, oggi intervistiamo Carlotta Gilardi, Art Director in Armando Testa.
Ha conseguito la laurea in comunicazione pubblicitaria presso lo IED di Torino dopo aver vinto una borsa di studio, ed un Master al Sole24Ore.
Che cosa ha acceso la passione per questo lavoro?
Vorrei poter dire che è iniziato tutto guardando un incredibile spot della Apple, ma la verità è che da bambina ero rapita, letteralmente, dalle televendite. Una fan di Mastrota in tutto e per tutto.
Passavo intere mattinate a guardare offerte su pentole e materassi e quando i miei genitori si svegliavano, provavo a rivendere ogni prodotto che avevo visto, forse con ancora più enfasi di quella del venditore di turno.
Ma, lo sappiamo, la creatività è tutt’altro e così anche la mia scintilla. In quinta liceo tutte le mie amiche e i miei amici già sapevano esattamente cosa avrebbero fatto l’anno successivo, mentre io sapevo solo ciò che non avrei voluto fare. Chi giurisprudenza, chi medicina o economia. Io temporeggiavo perché sapevo che nessuna di queste facoltà mi avrebbe appagata.
Fino a quando non è arrivata la mia scintilla, una frase di mio papà: “se non sei come gli altri non sei strana. Sei solo creativa.” Così mi sono iscritta allo IED e l’anno successivo incontrai un sacco di persone “strane” proprio come me.
Che cosa ti guida nella ricerca dell’eccellenza creativa? Cosa sogni di raggiungere?
In questi anni Mastrota ha perso il suo ascendente su di me, lasciando spazio al significato di eccellenza creativa come capacità di trovare un’idea forte ma semplice. Ed è esattamente quello che si ricerca in Armando Testa, la famosa sintesi testiana, ed è anche quello che nella mia vita lavorativa provo a fare ogni giorno.
Molte volte si ha il timore di non dire abbastanza, che il logo sia troppo piccolo e che il messaggio non sia sufficientemente chiaro ma penso che il bello di questo lavoro sia proprio vedere le diverse sfaccettature che una campagna può avere a seconda di chi la guarda.
L’eccellenza però, non sempre è perseguibile, il più delle volte siamo più vicini a Baffo da Crema con il budget di Boris che non a William “Bill” Bernbach con il lancio del Maggiolino ma la creatività viene definita tale proprio perché non è universale, non è oggettiva, non può piacere a tutti.
Mi ci trovo bene con la creatività perché neanche io piaccio a tutti, ma mi ritengo estremamente fortunata di far parte di una grande macchina che parla alla pancia delle persone portando sensibilizzazione, cambiamenti sociali o che riesca anche solo a strappare un sorriso.
Il mio obiettivo dietro ogni lavoro, questo compreso, è quindi quello di arrivare al punto di dire: “ok, non c’è niente da aggiungere.”