Egregio Giorgio Brenna
Egregio Giorgio Brenna,
lo studio legale che La rappresenta mi ha inviato una diffida per tre passaggi del mio post, pubblicato l’11 dicembre 2014. (se perde Riccardo Pagani perdiamo tutti)
Inutile aspettare i tre giorni concessi. La accontento immediatamente.
Ho eliminato il riferimento all’ammontare del fee guadagnato per il film Cult. Mi limito a osservare che, considerato l’importo, Riccardo Pagani (“autore dell’idea fondante”, a detta della Giudice) non era un mangia a ufo.
Lo ritenevo un dato rilevante per i lettori, affinché fosse chiaro a tutti che si trattava di business vero, non di una campagna “fake”.
Ho tolto anche lo screenshot del messaggio inviatole da Vavalà.
In effetti nemmeno io capivo molto quel messaggio. Non capivo perché ridesse Vavalà. Non capivo perché ridesse Lei, Egregio Giorgio Brenna, alla notizia che i credit del film Cult (in quel momento entrato in shortlist a Cannes) non erano del tutto esatti. Forse un sorriso di de amicisiana memoria. O era un sorriso eginetico?
In ogni caso, come mi fanno notare i suoi Avvocati, non è detto che “l’occhiolino” più il sorrisone fossero suoi.
Ne prendo atto. Del resto anche a me capita spesso di lasciare l’iPhone in giro. “Invecchiare è orribile ma è l’unica alternativa che ho trovato al morire giovani”.
(non è mia, i credit sono di Oscar Wilde)
Ho deciso di eliminare completamente il passaggio relativo allo scambio epistolare tra legali avvenuto nel luglio 2014. I Suoi avvocati mi hanno fatto notare che era lesivo in quanto poteva far pensare a una sorta di “ricatto” a Pagani. In realtà volevo solo assolvere i direttori creativi da qualunque responsabilità riguardo alla mancata assegnazione dei credit.
Ho invece qualche problema morale a eliminare il post di Guido Chiovato. Non ho mai censurato i post di nessuno. E se Lei mi avesse chiesto di pubblicare una Sua versione dei fatti sarei stato lieto di darLe soddisfazione, senza censura alcuna.
Ho problemi morali a tagliare il post di Guido Chiovato perché, in assenza di una Sua smentita ufficiale e argomentata, io faccio fatica Egregio Giorgio Brenna, molta fatica, a pensare che gli insegnamenti di Leo Burnett non siano davvero lettera morta.
È vero o no che l’autore dell’idea fondante del film Cult 500 è Riccardo Pagani?
Per il giudice “è pacifico”.
Lei cosa può dirmi, Egregio Giorgio Brenna?
Tuttavia, nella logica di una distensione volta a favorire l’accordo finale tra Leo Burnett e Riccardo Pagani, eliminerò anche il post di Guido Chiovato.
Mi lasci prima verificare che non mi mandi anche lui una diffida. Benché, per l’uomo che ritengo sia il Signor Guido Chiovato, non me l’aspetto.
Vorrei Le fosse chiaro, che io non contesto i credit inseriti da Leo Burnett e li considero tutti legittimi. Sappiamo che difendere e produrre un’idea sono una parte molto importante del nostro lavoro.
Ma avere le idee è altrettanto importante. Non crede? Aggiungere Pagani ai credit non toglie gloria agli altri professionisti coinvolti nel progetto.
Quest’anno, a IF!, abbiamo celebrato gli autori delle migliori idee pubblicitarie sul Palco del Teatro Franco Parenti.
È stato un evento pubblico, importante e dispendioso in termini di energie e denaro. Ma utile per diffondere cultura della comunicazione in un Paese che ne ha quanto mai bisogno.
L’autore dell’idea fondante del lavoro che ha vinto l’oro, nella prestigiosa sezione TV e Cinema, non è stato nemmeno citato. E non per colpa mia.
Anche questo può essere lesivo. Danneggia la credibilità del premio più ambito tra i creativi italiani.
Un premio che va agli autori, innanzitutto. Ed è mio diritto, oltre che dovere, chiedere rispetto per gli autori.
L’Art Directors Club Italiano è un’associazione di autori di contenuti per la comunicazione commerciale e istituzionale.
Non mi interessano le prove di forza inutili. Ma non ho nessuna intenzione di passare come un Presidente dell’ADCI che parli dell’importanza delle idee senza poi tutelare chi le produce.
Io credo che passata la prima infanzia gli uomini debbano imparare ad affrontarsi a viso aperto.
Per questo gradirei delle Sue risposte. Non altri scritti di avvocati.
La mia non è una guerra a Leo Burnett, dove lavorano persone che stimo. E nemmeno a Lei, che non conosco.
Interpreti quindi correttamente il mio gesto distensivo. Non siamo qui a dimostrare scampoli di senile “potenza”.
Accontentiamoci di dimostrare di essere uomini. O members of the Human Kind, se preferisce.
Saluti
m.g.