Il giorno del giudizio
Seconda corrispondenza di Patrizia Boglione dagli ADCE Awards.
Giurie Adc*e a Barcellona. Il lavoro fatto per selezionare i giurati quest’anno ha dato ottimi risultati. Meno persone, più competenti, sempre focus su qualità e rilevanza. Il lavoro delle nostre giurie che sono chiamate a scegliere solo fra metalli, in una sorta di coppa delle coppe europea, non parte da zero: quello che sta sul tavolo è già rilevante per il solo fatto di essere qui. I club locali hanno selezionato, scelto e premiato prima di noi.
Qui si tratta di dare un messaggio alla comunità creativa in termini di capacità di innovazione, di approccio creativo sorprendente e mai gratuito. Nella mia giuria Advertising Print abbiamo premiato poco, e soprattutto selezionato pochissimo. Le cose più belle nella categorie Mixed Media, dove c’erano dei lavori veramente outstanding. Sei anni fa le campagne mixed media consistevano nello spalmare un’idea su diversi mezzi. Adesso sono trasversali ai mercati. L’idea nasce per un prodotto anche intangibile, prende a prestito dinamiche di vendita pura, entra nel retail, ne esce come prodotto di mass market per poi tornare a essere cultura. Acquistando forza e trasformandosi in risultati tangibili.
Troppe campagne nate sulla carta e veicolate su facebook, utilizzato solo come ambiente in cui succedono delle cose, flash mob amplificato dai media. Più di una volta ci siamo chiesti: perché tutto questo effetto amplificazione su una cosa così poco rilevante? Mancanza di notizie? E poi risultati incredibili di impressioni, contatti e visite su You Tube. Alla fine ai numeri non ci facevamo più caso. Alcuni sembravano buttati lì per fare colpo. Il caso più eclatante di un progetto che ha coinvolto un famoso film maker anzianissimo che durante la campagna è morto. Venivano riportati perfino i numeri dei passaggi del suo coccodrillo al telegiornale utilizzando spezzoni dell’intervista che gli avevano fatto loro. Veramente impressive. (Patrizia Boglione)