Musica per Chiara.
Agli appassionati di musica barocca segnalo una serata particolare, mercoledì 17 ottobre 2012 alle 21, presso l’Auditorium de Il Sole 24 Ore a Milano. L’ingresso è a inviti. Potete richiederli mandando una email a monica.lodi@ilsole24ore.com
Fabio Bonizzoni e la sua orchestra “La Risonanza” suoneranno “Musica per Chiara” in ricordo della moglie di Fabio, morta a luglio. Chiara è stata anche una mia cara amica per venticinque anni e lavorava a Il Sole 24 Ore. Di qui la scelta della sede per la serata.
Fabio Bonizzoni è considerato uno dei principali clavicembalisti e organisti della sua generazione, suona nelle principali sale di tutto il mondo e con la sua orchestra, “La Risonanza” ha registrato oltre venti dischi, vincendo i più importanti riconoscimenti della critica internazionale.
Ecco alcune sue note al programma di domani sera.
La musica è stata un forte motivo di unione tra me e Chiara, una vibrazione e una sintonia tra le nostre anime. Non c’è brano, nel mio repertorio, che lei non mi abbia sentito studiare innumerevoli volte; non c’è brano, oserei dire, che lei non abbia amato con me. Ma ve ne sono alcuni, tra i molti, che hanno assunto negli anni una valenza, un significato particolare ed è tra questi che ho scelto quelli che ascolteremo stasera (il 17 ottobre – ndr).
Forse noterete una frequenza di composizioni che – con linguagio tecnico – si dicono scritte su basso ostinato: sono le ciaccone e le passacaglie che compaiono nel programma e che, quasi arabe fenici musicali, rinascono laddove sembrerebbero terminare. Secondo un mistico occidentale moderno – scomparso anch’egli troppo prematuramente ormai molti anni fa – l’universo avrebbe avuto origine da una ciaccona che, con la sua ossessiva circolarità e il suo continuo rinnovarsi, avrebbe sprigionato l’energia creatrice del tutto. Senza spingersi in considerazioni metafisiche, è certo che queste forme musicali contengono in sé una grande energia e il fatto che, quando sembrano finire, ricomincino – a volte trasformandosi, a volte sempre uguali a se stesse – le rende emblema stesso della vita che continua e che, forse, sopravvive alla sua fine apparente.