Assemblea Soci Art Directors Club Italiano
Come scrissi sin dal primo post, “the missing link“, considero questo blog anche la “sede virtuale” del Club.
Viene quindi naturale postare qui e oggi, in contemporanea con l’Assemblea Soci che si sta tenendo a Milano, i contenuti che io e il Consiglio Adci stiamo esponendo a chi ha avuto la possibilità di partecipare.
Non trovo nulla di sconveniente nel fatto di condividere pubblicamente i contenuti di questa Assemblea.
Ricordo che nel mio programma avevo indicato proprio in Apertura e Trasparenza due dei valori chiave da perseguire nel nuovo corso. Gli altri due, per chi non li ricordasse, sono Consistenza e Rilevanza.
Le slides con le quali si apre il nostro incontro di oggi credo siano la migliore evidenza a supporto del fatto che il Club ha recuperato parte della credibilità perduta.
Se il crollo delle iscrizioni agli Adci Awards (tra il 2007 e il 2010) poteva essere imputabile anche (e magari solo) alla crisi economica, di certo non è per il superamento della stessa crisi che in questi 14 mesi di lavoro siamo riusciti ad aumentare di oltre il 20%.questa voce.
Invertire una tendenza negativa, durante il periodo peggiore (spero) della crisi ha una sola spiegazione: Apertura e Trasparenza ci stanno davvero facendo recuperare credibilità.
Anche al di fuori del circuito delle grandi agenzie e dei grandi liberi professionisti.
Se infatti nel 2010 erano stati 111 i soggetti partecipanti agli Adci Awards, nel 2012 sono stati 170. È un aumento notevole, così a occhio mi pare superiore al 50%
Malgrado le grandi agenzie abbiano necessariamente quasi tutte ridotto le iscrizioni, i creativi, “gli autori”, ci hanno sostenuto. Le implicazioni di questo risultato credo siano intuibili a tutti.
Non so quali e quante associazioni, club, o altro genere di “raggruppamenti” di professionisti, possano comunicare dati del genere oggi, in Italia.
Quindi, grazie a tutti per il supporto, la cooperazione e anche per tutte le critiche costruttive e varie forme di “pungolatura”.
Mi sono irritato solo davanti all’ignavia dovuta a disinformazione e/o pregiudizi, o a patetiche forme di snobismo pseudo intellettuale. Due o tre casi su varie centinaia di contatti. Siamo stati anche fortunati.
L’anno scorso, spiegai in Assemblea che il nostro obiettivo principale sarebbe stato “restituire dignità al nostro lavoro”, specificando:
E’ un obiettivo che dobbiamo perseguire. Questo non significa che lo raggiungeremo, non sono un ingenuo. Ma è necessario porcelo pubblicamente. E pubblicamente provarci.
Perché ce lo impone lo statuto (non si tutela la creatività senza battersi anche per le condizioni di chi dovrebbe produrla).
Perché è un tema socialmente rilevante (trattiamo temi rilevanti e torneremo rilevanti).
Perché provarci migliorerà la la nostra “consistenza”.
Perché è morale farlo. “Non ha più senso battersi per una pubblicità migliore senza battersi anche per una società migliore” (Pasquale Barbella)Dovremo prendere posizioni pubbliche su temi come le gare, le remunerazioni d’agenzia, le condizioni di lavoro dei creativi. Non possiamo delegare ancora questa battaglia ad Assocomunicazione. Smettiamola di aspettare Godot. Quante agenzie di Assocomunicazione sono condotte da creativi? Non dico che vinceremo questa battaglia. Dico che ci fa passare da coglioni non combatterla.
Nelle slides che condivido, ho schematizzato quanto fatto in questi 14 mesi. In alcuni casi ho messo dei link. Pur essendo solo una parte del lavoro svolto, potete comunque farvi un’idea se le nostre azioni e i nostri comportamenti sono stati coerenti con le “promesse elettorali”. Mi dispiace non poter allegare i ritagli dell’Eco della stampa. Dopo il primo mese mi resi conto che a quel ritmo avremmo dovuto pagare oltre 7.000 euro all’anno per il servizio. Quel ritmo è stato poi aumentato. Ho preferito tenermi i soldi e non misurare una parte del nostro lavoro.
In ogni caso, questo blog resta anche un diario che se sfogliato all’indietro può darvi delle sensazioni verosimili su quanto fatto. E a proposito del blog: attualmente viaggia tra le 3 e le 5 mila visite alla settimana. Non siate timidi, mandateci riflessioni o lavori a cui volete dare visibilità. Ci frequentano anche aziende.
Di seguito, posto anche un intervento di Paola Manfroni, vicepresidente Adci. Grazie Paola, continua a tenermi d’occhio 😉
Noi vogliamo dire che senza bellezza, creatività, entusiasmo, coraggio, onestà intellettuale nessuna impresa sarà competitiva nel nuovo contesto.
Noi vogliamo dire che – nonostante la scure dei tagli nelle agenzie si sia abbattuta prevalentemente proprio sui reparti più ricchi di questi talenti – le persone che sanno produrre ciò di cui le aziende hanno bisogno, sono qui, sono i creativi bravi, spesso sono proprio i nostri soci.
Io voglio dire che tra i creativi – a dispetto di un generale deprezzamento e anche di una certa autoflagellazione – ho passato 30 anni più interessanti di quanto avrei mai potuto immaginare. Ho ascoltato e imparato di tutto, sulla musica, sulla letteratura e sul cinema, sulle cose buffe, sulle emozioni, sui grandi concetti e i piccoli dettagli artigianali. Ho visto al lavoro passione, ingegno, onestà intellettuale e voglia di vincere. Ho visto la meritocrazia. Incarnata nel portfolio che ci definisce molto più delle relazioni personali tanto in voga in questo paese.
Ho visto i vecchi insegnare con dedizione e i giovani imparare con devozione.
Questo incredibile capitale umano – che sì, è vero, spesso si incarna in ego ipertrofici, personalità istrioniche con tic insostenibili e manie di protagonismo – è ciò che ADCI da 25 anni protegge e promuove.
Oggi, con la crisi che ci è caduta addosso a fine 2011, con gli investimenti media che perdono percentuali a due cifre, dobbiamo tornare imprenditori di noi stessi e metterci alla testa del processo di innovazione.
ADCI sostiene questo passaggio con due azioni. La prima, rivolta all’interno, allargando sensibilmente la propria influenza a tutto il comparto dei mestieri creativi applicati alla comunicazione, e mettendo al servizio dei propri soci strumenti più utili alla condivisione e alla contaminazione delle idee: un nuovo sito concepito più come un social network che come un desk informativo, le nuove giurie larghe e live, il blog.
La seconda, rivolta all’esterno, costruendo maggiore credibilità presso tutti i nostri interlocutori, aziende, istituzioni, stampa. Con l’adozione del manifesto deontologico che sancisce il nostro impegno decennale contro l’inquinamento cognitivo. Con la difesa del valore del lavoro creativo, affrontando il problema del diritto d’autore e delle norme contrattuali.
Non c’è un altro club possibile, perché il club lo fanno i creativi italiani, e i creativi italiani saremmo comunque noi: capaci di lunghi periodi di avvilimento, ma capaci di tirar fuori cose come l’operazione per l’integrazione delle persone Down. Roba che ruggisce dentro le coscienze, prima ancora che sulla Croisette.