The Spark of Edoardo Serafini
The Spark torna con l’intervista a Edoardo Serafini, Art Director in Dentsu Creative. Edoardo condivide con noi la sua scintilla e il motore che muove la sua passione per questo mestiere.
Raccontaci di te
Ciao, sono Edoardo Serafini e sono Art Director in Dentsu Creative. Il mio percorso di studi è cominciato con l’Università degli Studi di Firenze, dove ho conseguito una Laurea Triennale in Design, e si è poi arricchito con un Master in Creative Direction in IED Milano.
Che cosa ha acceso la passione per questo lavoro? Se anche “ce l’hai da sempre”, quale episodio, progetto o personaggio ha contribuito ad accendere in te l’ambizione al miglioramento continuo?
Credo di essermi avvicinato per la prima volta a questo mondo in maniera totalmente casuale, incappando nei primi anni del liceo in un vecchio articolo che parlava della creazione dello spot “1984” di Apple realizzato da Chiat/Day.
Posso dire con certezza due cose di questo mio primo incontro con la pubblicità: la prima è che non avevo capito assolutamente niente del film, la seconda è che con molta superficialità ero rimasto affascinato dalle foto dell’agenzia, con i suoi sacchi da boxe in corridoio e i container gialli come uffici.
Solo alcuni anni dopo mi sono reso conto di voler diventare Art Director, dopo aver visto un’altra campagna: “Inglorious Fruit and Vegetables” di Intermarchè.
L’idea di poter valorizzare qualcosa di brutto e scartato, senza ipocrisia: è quello che ha acceso in me quella scintilla, che mi ha fatto dire ok voglio fare questo nella vita, provare a dare valore a quello che mi sta intorno.
Che cosa ti guida nella ricerca dell’eccellenza creativa? Cosa sogni di raggiungere?
La campagna di Intermarché per me segna ancora l’eccellenza creativa dopo anni (è del 2014 n.d.r.), perché è stata così efficace nel creare una conversazione sull’argomento che se uscisse oggi sarebbe di una banalità assurda: è stata copiata all’infinito, parliamo sempre di più di cosa fare per ridurre gli sprechi alimentari e siamo ormai abituati al consumo di alimenti “rovinati” tanto che molti chef sono diventati tra i più famosi al mondo per essere riusciti a valorizzare questi prodotti.
La campagna non ha certamente risolto il problema, ma ne ha acceso la conversazione.
Spesso ci limitiamo a seguire il trend dell’ultimo minuto, inserendoci in conversazioni già esistenti senza aggiungere alcun valore. Ci dimentichiamo quanto in realtà, con i giusti strumenti, possiamo innovare e intavolare gli argomenti dei prossimi anni.
Penso che potrò ritenermi soddisfatto dopo aver imparato come poter ottenere questo effetto nelle persone.
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