Postato il Gio 11 Ott 2012 da in Riflessioni

Vittorio Parazzoli e i suoi auspici autunnali.

Ogni Kimmidoll porta con sé un significato diverso che riconduce ai valori della vita.
Tutte sono di buon auspicio per chi le riceve in dono.
Le Kimmidoll arrivano dal Giappone , sono in legno e resina e hanno dimensioni che vanno dai 6 cm ad un metro e mezzo.
Adatte ad ogni temperamento, non sopportano le stronzate.
Digitalizzazione e flessibilità le trasformano in pericolosissimi oggetti di malasorte.

Posto un pezzo senza firma, perché è molto più vero dell’articolo che lo ha innescato. Posto questo pezzo perché chi lo ha scritto ha concluso con una richiesta che capisco sin troppo bene: ti pregherei di lasciarmi anonimo. è già molto difficile trovare un’agenzia che assuma un 40enne…

Stamattina leggo il commento di Vittorio Parazzoli, direttore del Daily Media. Afferma che le parole chiave per le agenzie, se vogliono resistere ai tempi che avanzano, sono digitalizzazione e flessibilità. Lascio perdere la prima parola, tanto ci manca poco che anche mia madre oramai, casalinga da una vita, dica che il digital è il futuro. Ve l’immaginate? La app per scaricare panzerotti caldi caldi e fumanti. Il gusto? Chi se ne frega? Basta che ci sia l’experience.
Invece vorrei dire qualcosa in più sulla seconda parola, flessibilità. Dottor Parazzoli, che non leggerà mai queste parole, ma lei da quanto tempo è che non mette piede in un’agenzia di pubblicità? Secondo me c’erano ancora in giro ragazzi col Moncler e le Timberland e in America c’era un cattivo attore come pessimo presidente.
Se si fa un giro nelle agenzie di oggi troverà un sacco di flessibilità. Uomini, padri di famiglia, con un figlio piccolo da crescere, angosciati da un contratto in partita iva finto. Troverà donne che non fanno figli perché non sanno cosa ne sarebbe di loro se ne avessero. Donne che fanno figli e che si ritrovano senza lavoro al loro ritorno dalla maternità, magari non pagata. Giovani pagati con due lire e qualche pacca sulla spalla e se provano a lamentarsi gli viene detto che dietro la luccicante porta di vetro dell’agenzia, c’è una fila che nemmeno la notte prima dell’uscita dell’i-Phone 25.
Perciò, Dottor Parazzoli, di flessibilità secondo me ce n’è fin troppa nelle nostre agenzie. Lei afferma che le agenzie dovrebbero de-strutturarsi, essere elastiche, aumentare i collaboratori se arriva un budget, poterli ridurre se lo perdono ecc.
In pratica, dovrebbero poter far ricadere il rischio d’impresa direttamente sul lavoratore. Cazzo, così lo faccio anch’io l’imprenditore, che ci vuole? A parte che in ogni caso, dorma pure sonni tranquilli, molte agenzie di sono de-strutturate con una certa facilità negli ultimi tempi, alleggerendosi anche dei propri assunti a tempo indeterminato. Oltre a non far bene alla qualità del nostro lavoro, la precarietà, l’incertezza economica, la paura del futuro non sono mica un copyright degli operai, sa?

Ho postato questo pezzo anche perché ne sottoscrivo ogni riga: i veri imprenditori mettono in gioco solo se stessi.

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