Postato il Ven 3 Apr 2020 da in #ContinuityEssentials

ESSENTIALS – 10 LIBRI FANTASY STAND ALONE CHE NON SONO IL SIGNORE DEGLI ANELLI

Autore: Luca Comino

Dopo una lunga ricerca, sembra che l’unico “content as a service” per rendere più gradevole ed interessante la quarantena dei creativi non ancora creato fosse una lista di libri fantasy con dentro un riferimento a Bill Bernbach. E quindi eccolo qui.

Scherzi a parte, ovviamente ogni lista che non voglia essere brutalmente ancorata nei big data dell’attualità (chessò: 10 serie tv distopiche) ha qualcosa di arbitrario, sia nella scelta dell’argomento (perché non romanzi gialli? O raccolte di poesie?) sia nella curatela dei contenuti. Ebbene, ho qualche rationale. E sì, in caso si può andare direttamente alla lista 😉

Per quanto riguarda l’argomento:

  1. Anzitutto, secondo me il fantasy ha qualcosa in comune con il nostro lavoro. È onnipresente nello scenario culturale contemporaneo, ma allo stesso tempo è un po’ snobbato, ritenuto infantile. È un genere che contiene forse più spazzatura di altri, ma quando riesce ad elevarsi ti dimentichi che è fantasy, ti commuove e ti segna.
  2. Inoltre, il fantasy estremizza il meccanismo alla base del processo creativo, e cioè l’immaginazione di un mondo possibile. What if? Così, ogni buon libro fantasy è davvero cibo per la creatività.
  3. Infine, il titolo dice “che non sono Il Signore degli Anelli”, ma in realtà adesso ne parlo. Nel saggio introduttivo alla classica edizione Rusconi, il filosofo Elemire Zolla ricorda cosa rispondeva Tolkien a chi gli obiettava di parlare di temi lontani dalla realtà, temi quindi irrilevanti: sono temi irrilevanti adesso, rispondeva, perché sono temi rilevanti sempre. Insomma, Tolkien parlava di quell’uomo eterno che Bernbach ci consiglia di tenere davanti agli occhi e dentro i brief. Quindi, un buon libro fantasy ci aiuta a riconnetterci con i desideri, i bisogni, i sogni e i timori più universali, e quindi più forti.

Per quanto riguarda la curatela del contenuto, il genere fantasy è infinitamente ramificato e io non sono un critico letterario. Ho individuato alcuni criteri per fare una selezione tra i libri che ho amato di più di questo genere che amo molto:

  1. Anzitutto, stand alone: si sa che il fantasy ha una passione sfrenata per le serie, e alcune non finiscono (letteralmente) mai. Quindi, considerando che l’obiettivo è suggerire qualcosa da leggere in queste settimane, stand alone mi sembrava una buona casella da segnare. Le serie guardiamole su Netflix, che magari ce la si fa.
  2. Poi, in alcuni di questi libri ho voluto trovare un minuscolo riferimento a qualcosa di interessante nel nostro mondo professionale. Forse ci sono riuscito, forse no.

Ultima nota: il fantasy non è solo ramificato, è anche sfumato. A volte è difficile dire se un libro è più fantasy o più scifi o più qualsiasi altro genere, a meno di restringere molto la definizione a “libro con maghi ed elfi in un contesto pseudo-medioevale”. In alcuni casi ho deciso con l’istinto, se ho fatto delle scelte eretiche nessuno si offenda.

IL SERPENTE OUROBOROS di Erik Rucker Eddison

Questo è un libro matto, totalmente fuori controllo. Pubblicato nel ’22, quindi diciamo epoca classica del fantasy. I protagonisti sono incarnazioni delle più clamorose virtù e dei più abissali vizi, parlano citando in continuazione (e soprattutto in ogni situazione, che stiano per salvare infiniti mondi o stappare una bottiglia) brani di Omero, Shakespeare, Saffo, saghe nordiche e quant’altro. Attraversano in un lampo tempi e spazi infiniti senza alcun rispetto per la logica, spesso anche narrativa. Eppure, in qualche modo, tutto funziona. Hai l’impressione di un autore in preda di un delirio febbrile incontrollabile. Eddison, invece, lavorava in un ufficio pubblico. E noi, cosa stiamo creando oggi?

MOMO di Michael Ende

Sì, Ende quello della Storie Infinita. Tanto Il Serpente Ouroboros è machiavellico e stilisticamente sfidante, tanto Momo è una fiaba semplice. Si potrebbe dirlo un libro per bambini, e non si sbaglierebbe, e tra l’altro ecco quindi un ottimo consiglio anche per quelli di noi che in queste settimane devono anche gestire i figli in età da prime letture vere. Il motivo percui Momo è qui non è solo perché è un bellissimo libro in generale, per un bambino ma anche per un adulto. Il motivo vero è il tema: il tempo e la potenza dell’ascolto. Il tempo: proprio quella cosa che in tutti i nostri deck viene citata come la cosa più preziosa che abbiamo, vuoi perché scarsa quando è scarsa, vuoi perché difficile da godere quando ce l’abbiamo in abbondanza. L’ascolto: proprio quella cosa che è così fondamentale in ogni aspetto del nostro lavoro, dalla strategia alla convivenza quotidiana. Momo è una bellissima riflessione sull’insensatezza di “risparmiare tempo” e sull’importanza di viverlo, invece, adesso. Attualissimo, quindi.

LA FALCE DEI CIELI di Ursula Le Guin

Impossibile scegliere un singolo libro di Ursula Le Guin, recentemente scomparsa, scrittrice chiave della seconda metà del ‘900, ad esempio per come ha ripensato completamente il concetto di genere sessuale (nel mondo androgino di La mano sinistra delle tenebre), o per come ha presentato in maniera radicale i temi ecologici (in La parola per mondo è foresta). Il sua capolavoro fantasy è Il ciclo di Terramare, ma, beh, è un ciclo. La falce dei cieli è il primo suo libro che ho letto e per questo l’ho scelto. C’è un uomo i cui sogni plasmano la realtà. Un cattivo demiurgo, un medico, cerca di manipolare il protagonista per creare, tramite i suoi sogni, un mondo “perfetto”. Come si può immaginare, non finisce bene. Il libro è incredibilmente inquietante e la lezione è: done is better than perfect.

ANATHEM di Neal Stephenson

In Italia è pubblicato in due volumi, Il Pellegrino e Il Nuovo Cielo. Non è il miglior libro di Stephenson, ma mi sembrava una buona occasione per parlare di questo autore in Italia. Stephenson è molto molto famoso in America, poco qui. È un personaggio profondamente nerd, ossessionato da temi di innovazione bleeding edge, criptografia e intelligenza artificiale. Ha collaborato con ruoli chiave in aziende e start-up: ad esempio con Blue Origin, l’enterprise dedicata ai viaggi spaziali di Bezos e attualmente come “Chief Futurist” di Magic Leap, start-up che lavora sulla realtà virtuale. Anathem è metà fantasy, metà fantascienza. La metà fantasy si svolge in un mondo possibile in cui il progresso scientifico viene portato avanti a ritmi diversi e binari paralleli: ci sono quelli che si scambiano continuamente i risultati dei loro esperimenti (come nel nostro mondo insomma), ma in parallelo c’è tutta una casta di scienziati che vive in totale isolamento per centinaia e anche migliaia d’anni, portando avanti linee di pensiero senza rapporto con quello che succede nel mondo. In certi momenti chiave della storia, i gruppi si incrociano, scoprendo ovviamente possibilità di pensiero totalmente alternative. Non sarebbe bello, a volte, poter andare andare a fondo di un pensiero senza doversi preoccupare del prossimo “shiny object”?

JONATHAN STRANGE & MR.NORRELL di Susanna Clarke

Uno dei libri che più mi hanno impressionato per sensibilità e capacità di costruire un mondo perfettamente riconoscibile eppure continuamente, sottilmente diverso. Susanna Clarke è una reclusa di cui si sa poco, a parte che, se Dio vuole, nei prossimi anni potrebbe pubblicare un nuovo libro. Questo libro è uno di quei casi di cui parlavo all’inizio, in cui un libro “di genere” diventa un classico in generale. Jonathan Strange & Mr.Norrell è uno dei libri più belli degli ultimi decenni. Ok, e contiene una storia d’amore davvero straziante.

DUNE di Frank Herbert

Dune è spesso citato come il libro fondativo della fantascienza contemporanea, quindi che ci fa qui? È un po’ al confine. L’Impero Spaziale immaginato da Herbert si regge su regime feudale e la tecnologia è ridotta al minimo, sostituita di fatto dai poteri conferiti da una droga. Ha influenzato molto Guerre Stellari, che come si sa è più fantasy che scifi. Lo inserisco per due ordini di motivi: la storia del libro ruota intorno ai temi del rapporto tra uomo ed ecosistema, sempre più importanti anche per noi, e Herbert infatti è un punto di riferimento di tanti movimenti “ecologisti”. Inoltre, è una buona idea leggerlo adesso perché a fine anno, dopo una lavorazione lunghissima, uscirà il l’attesissimo film, diretto niente di meno che da Denis Villeneuve, quello di Sicario, Arrival e Blade Runner 2049. Nel ruolo del protagonista, l’icona di stile del 2019: Thimothée Chalamet.

AMERICAN GODS di Neil Gaiman

Forse il libro più “famoso” di Neil Gaiman? In molti probabilmente abbiamo visto la serie non riuscitissima di Amazon. La forza di American Gods è la semplicità del suo punto di partenza, del suo “what if“: e se le divinità vivessero realmente nel mondo ma in condizioni dipendenti dallo “share of mind” di cui godono? E se, allo stesso tempo, ciò che gode di grande awareness fosse, appunto, un “dio”? Gaiman ci fa guardare in modo nuovo un mondo che è, in fondo, proprio il nostro.

IL MAESTRO E MARGHERITA di Bulgakov

Semplicemente, uno dei più grandi libri della letteratura mondiale, nel quale ad ogni pagina una “regola” del normale modo di guardare alla realtà viene scardinato.

MITO DELLA CAVERNA di Platone

Ok non ho resistito. Questo celeberrimo testo si trova all’inizio del libro VII di La Repubblica, uno dei “dialoghi” più lunghi e complessi di Platone. Per fortuna, si trova anche pubblicato separatamente in gradevoli libriccini. Questo Platone, autore contemporaneo e collaboratore di altri che hanno indagato il nostro stile di vita di inizio millennio, non ci va giù leggero: siamo schiavi di uno schermo controllato da grandi corporations e ci siamo dimenticati, o non abbiamo mai conosciuto, la realtà vera. In altri numerosi testi di self-help, credo ispirati ai libri di Goleman e della Kondo, l’autore spiega come si può tornare in controllo della propria vita e ottimizzare la performance mentale.

IL SIGNOR DIAVOLO di Pupi Avati

Il fantasy e l’horror hanno una forte tradizione in Italia. Se si volessero consigliare solo capolavori, si penserebbe a Italo Calvino. Pupi Avati è molto più noto come regista, ma scrive anche e scrive bene. Questo libro molto recente (da cui Avati ha tratto anche l’omonimo film) aiuta se non altro a ricordare una cosa che sembra facciamo un po’ fatica a tenere a mente: per non risultare “provinciali”, anche nel nostro lavoro, il segreto è immergersi nelle idiosincrasie locali. È uno dei significati migliori di quella parola là: “authenticity”.