Postato il Mer 28 Set 2016 da in La vita del Club

TEMPO DiVINO NELLE TERRE DI ALBIONE.

Lettura 2/3 minuti

Non c’è dubbio, sta cambiando e qualcosa è già cambiato. Quest’estate, ma in verità già da qualche anno, molti luoghi comuni sono stati messi in discussione, sono stati rimossi,
sbriciolati. Il solleone, anche quest’anno, è stato indiscusso protagonista a latitudini finora mai costantemente accarezzate. Popolazioni del nord Europa, incoraggiate dai caldi raggi, sono state viste migrare verso le proprie zone costiere armate di sdraio, ombrelloni e piedi ammollo con tanto di selfie, irriverenti prove da esibire sui social e dedicati al resto del continente. Londra 32, Copenaghen 30, Glasgow 28, sono queste le gradazioni raggiunte nella stagione calda da alcune città europee notoriamente conosciute come “tiepidine”.

I cambiamenti climatici in atto sconvolgono i naturali usi e costumi di lontana memoria scolastica; ridisegnano la nostra mappa concettuale del mondo, ci forniscono nuove informazioni che dovrebbero rimuovere le vecchie. Ridisegnano Genti e Territorio.

Brindiamo allora all’Estate democraticamente diffusa, perché c’è il bisogno di cogliere e accogliere, incuriositi, il buono dal nuovo. Ecco, nell’atto di brindare notoriamente si confrontano da sempre due scuole di pensiero: la prima considerata un po’ snob, è quella che senza se e senza ma stappa (senza fare rumore) una bella bottiglia di champagne; l’altra, a volte snob di ritorsione, è quella che con patriottico orgoglio stappa (con rumore) il suo bel prosecco vantando l’italico sorpasso sui cugini francesi. Nella guerra planetaria delle festose e inebrianti bollicine si fa strada, spinge  non più  all’orizzonte il terzo incomodo, lo Sparkling wine direttamente dalle terre di Sua Maestà Britannica.

Eh già, Il riscaldamento globale è venuto in soccorso dei sudditi di Sua Maestà. Lo spostamento delle fasce climatiche verso nord ha permesso di ottenere nel sud dell’Inghilterra le stesse temperature finora presenti nella regione della Champagne.

L’Inghilterra ha avuto da sempre un clima troppo rigido per poter sperare in una giusta maturazione del frutto di Bacco. Con l’inversione di tendenza, i novelli cantinieri britannici,  si sono trovati nella possibilità di produrre un loro spumante, metodo classico di alta qualità. L’idea di produrre un’alternativa anglosassone di qualità allo Champagne, nacque verso gli anni ’80 e  lo spumante rappresenta oggi circa i due terzi dell’intera produzione vinicola britannica, coprendo lo 0,25% del fabbisogno interno. Comunque piccolo, lo Sparkling batte lo Champagne! Tim Atkin, noto Master of Wine di Sua Maestà, dichiara al Times  di essere orgoglioso di quanto stia accadendo in U.K. . Il clima così come si sta delineando favorisce ogni anno la nascita di nuove cantine: si vendemmia nel Kent  come nel Sussex, nell’Hampshire, nell’isola di Wight, nella Cornovaglia, nell’Oxfordshire, nel Galles, in Scozia e perfino nei dintorni di Londra.

L’inversione di tendenza climatica per l’Inghilterra si traduce in ettolitri. E negli assaggi alla cieca  dei concorsi internazionali,  per intenderci quelli con le etichette nascoste, i vini sono così competitivi da superare quelli di molti altri Paesi, Italia e Francia compresi (Corsera). L’Indipendent attacca a testa bassa: ad aver messo le bollicine in bottiglia fu un certo Christopher Merret nel 1662, cioè trent’anni prima di un più ben noto monaco francese passato alla storia, Dom Pierre Pérignon a cui però viene riconosciuta la primogenitura . L’inappuntabile “Times” a questa affascinante svolta vitivinicola, ha  invece dedicato un editoriale, dai toni pacatamente patriottici: «E’ il rinascimento del vino Inglese» con un “remember” ai cugini francesi: «La nostra storia enologica è più antica della vostra.  Nel censimento voluto nel 1086 da Guglielmo il Conquistatore qui c’erano 40 vigneti». Nove secoli dopo, i vignaioli sono più di 500. Più di 2.000 gli ettari a vigna. La produzione in 5 anni è quasi raddoppiata, raggiungendo i 5 milioni di bottiglie. La previsione è di arrivare a 10 milioni nel 2020. Tre bottiglie su quattro sono di spumante. In metà dei vigneti sono stati piantati Chardonnay, Pinot Noir e Pinot  Meunier, i vitigni tradizionalmente usati per  lo Champagne.

Crolla un luogo comune, il “Times” ricorda ancora che, fino a pochi anni fa, se si parlava di un prodotto britannico con «note floreali e acidità bilanciata, si pensava a un deodorante per ambienti più che a un vino». Nove i trofei vinti dalle bollicine britanniche nelle ultime 16 edizioni del Best International Sparkling Wine.

Queste cantine con i loro prodotti di qualità, in poco tempo hanno conquistato intenditori da tutto il mondo. Jancis Robinson Mary esperta di vini per il Financial Time e consulente per la Cantina di Sua Maestà Elisabetta II fa riferimento alle produzioni di: Bride Valley, Camel Valley, Chapel Down, Coates & Seely, Court Garden, Digby, Furleigh, Gusbourne,  Hambledon, Hart of Gold, Hattingley Valley, Hush Heath, Nyetimber, Ridgeview, Winston. Se volete togliervi il dubbio, acquistate e sorseggiate. Molti di loro vendono via internet. Visitando i loro siti, l’atmosfera che ci si presenta è quella giusta: veduta di filari al sole, vendemmia felice, proprietari sorridenti e soddisfatti della loro oramai radicata passione.

Sembra di stare in quei luoghi magici nel Chiantishire (Italia) dove gli inglesi hanno già da tempo acquistato vigne e nobili cantine e stabilito la loro residenza da Buen retiro e, nel resto del Paese Italia insieme a facoltosi ed illuminati tedeschi hanno risollevato e reso competitive diverse Etichette, destinate per incompetenza ed atavica arroganza, all’oblio. A noi italiani non so, ci piace vincere facile il sorpasso di vendite del prosecco a danno dei cugini con lo champagne ci ha reso una nazione felice. Prosecco batte Champagne!?! Ma non è lo stesso prodotto:  costa la metà o un terzo anche  un quarto se valutiamo la media commerciale. Non è la stessa lavorazione, non è la stessa qualità, è un’altra cosa! I francesi, consapevoli da dove arriva il pericolo, non ci stanno, partono alla riscossa, passano la Manica. Taittinger, la maison di Champagne ha già comprato 70 ettari nel Kent.

Nel frattempo un altro luogo comune sta per essere superato, ed è quello della cucina. Chi non ricorda John Cleese, dei Monthy Python in “Un pesce di nome Wanda” tessere le lodi alla cucina inglese con: «Il contributo inglese alla cucina internazionale: la patatina.   E cosa mangiano gli inglesi con le patatine per renderle meno squallide?… il pesce!»

Frase peraltro attribuita ad un altro eccellente suddito di Sua Maestà, Glenda Jackson che in altra occasione, per rimarcare il sense of humor inglese, aveva dichiarato:« l’Inghilterra è l’unico paese dove il cibo è più pericoloso del sesso». E William Somerset Maugham , scrittore e commediografo britannico  considerava che  «Per mangiare bene in Inghilterra, si dovrebbe fare colazione tre volte al giorno»

Bene, quest’anno a vincere il premio come migliore ristorante al mondo è stato il nostro Massimo Bottura e la sua Osteria Francescana di Modena. Tra i primi dieci: francesi, spagnoli, al sesto posto il Noma di Copenhagen, Danimarca dove lo chef danese René Redzepi ha come obiettivo da sempre di reinterpretare la cucina nordica (lo scorso anno oro). In questa classifica delle migliori cucine al mondo dove lo scontro tra tradizione e innovazione è senza esclusione di colpi, spadellano a pieno titolo: Il Dinneby Heston Blumenthal di Londra dove  lo chef Ashley Palmer-Watts punta al meglio con i piatti di pesce, attingendo dalla storia inglese dei secoli passati, e il Clove Club sempre di Londra a cui è andato il Premio Highest new entry.

Le cose come si vede cambiano, lentamente ma inesorabilmente cambiano, cadono miti , leggende e luoghi comuni, in molti tengono duro non cedono al nuovo, rimanendo padroni felici del loro sapere che sa di ineluttabile tramonto. So Prosit! The English Sparkling Wine is here.