Dire bene qualcosa di rilevante


Dicono: è melenso. Dicono: è latte alle ginocchia. E’ lacrimevole. E’ vecchio. E’ convenzionale. E’ demagogia, captatio benevolentiae. Qualcuno dirà è anni ’80, oppure è barillesco. Qualcuno dirà: una regia degna di miglior causa, o farà accenno alla fotografia nemmeno desaturata, per niente scandinava, troppo firmata. Nemmeno una luce in macchina, un dettaglio trendy, nemmeno un già visto da qualche altra parte. Qualcuno dirà addirittura che va bene tutto ma non le firme (?), o farà accenno alla recitazione troppo stereotipata dell’uomo sugli spalti alla sinistra della mamma nera. Qualcuno dirà che non è digital, non è social, non fa seo. Unretweettable. O diranno un’operazione morta, per un media morto, e per gente morta. Un guardarsi indietro, un po’ fascista, da matriarcato arcaico.
Io dico che mi piacerebbe tanto che venissero a ripetere i loro pensierini davanti al board della Procter & Gamble, davanti al board della Wieden & Kennedy, e poter vedere di nascosto, in un ufficio al quattordicesimo piano, con la finestra spalancata.
Andrea Concato
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Aggiungo: c’è un filo a mio avviso evidente che unisce questa segnalazione di Andrea Concato e il mio pezzo dell’altro giorno (L’Art Directors Club Italiano i fake e le noccioline).
Tant’è che Concato ha accompagnato questa sua segnalazione scrivendomi:

Molto bello il tuo ultimo intervento.
Quando facciamo una riunione di soci senza altro in agenda che lo stato del mestiere?

Bella domanda. La rilancio a tutti i soci dell’Art Directors Club Italiano. (m.g.)

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