Postato il Mar 11 Feb 2014 da in La vita del ClubPubblicità in ItaliaRiflessioni

#CoglioniNo? Allora state alla larga dal bando Adeste, (di Bruno Stucchi)

Logo Coca-Cola in cirillico

Quanto vale un logo? Qui il logo Coca-Cola, riconoscibile anche in cirillico.

Scrive Bruno Stucchi:

Qualche giorno fa mi imbatto in un bando di concorso promosso dalla Fondazione Fitzcarraldo, realtà torinese attiva da anni nella promozione della cultura e dell’arte, e quindi apparentemente in possesso di tutte le credenziali di serietà e competenza che un designer vorrebbe trovare in un cliente o committente che sia. Il bando (che trovate qui) è relativo al progetto e sviluppo di Logo+Web graphics (sic), per il progetto Adeste, di cui Fitzcarraldo è capofila assieme a una nutrita schiera di consimili associazioni Europee.

Di che tratta Adeste lo spiega con alate parole un articolo apparso su Artribune: “…è un progetto Leonardo, co-finanziato dalla Commissione Europea. Il presupposto di fondo è che a livello internazionale viene sempre maggiormente sollecitato il tema dell’audience development – si pensi ad esempio ai contenuti del programma Europa Creativa – come risposta alla frammentazione dei mercati, ai bassi livelli di partecipazione dei cittadini alla cultura (in particolare quella “dal vivo”), alla necessità di rafforzare gli impatti economici, sociali e culturali del sistema della produzione culturale e creativa.”

Però, penso io, roba seria.

Poi però leggo il bando.
E scopro che il compenso che andrà al vincitore per quanto descritto sotto, è di… 1500 euro IVA inclusa.
Ecco cosa viene richiesto:

We ask you to provide a proposal of a graphic project for a new website of the project ADESTE and the logo of the project, with headed papers.
Therefore we ask you to make a proposal to us by 11 February 2014, providing:

– 4 or more layouts of webpages which draw the graphic idea (homepage + 1 page of text such as “who we are” + 1 page of form such as “contact us” + 1 page of table such as “Documents” + 1 page of article/post such as “News” )
– Explanation of the functions and animations or effects which can’t be understood in the first layout
– Presentation of how the graphic can be adapted to other devices (such as mobiles)
– Layout of the logo for the project – colours and black and white
– Layout of the headed paper of the project
– Newsletter template
– Layout of a power point
– Palette of colors for the graphic design

Ovvero, un intero programma di Logo/Branding, compreso di applicazioni su stationery, template, newsletter… creativi si, coglioni no? Pare proprio non sia servito a nulla, se persino enti che fanno della promozione della cultura e della creatività il loro “core business” si permettono di essere non solo spudorati da un punto di vista di compenso economico, ma impreparati, o forse in malafede nella stesura dei loro bandi di design/web. Il fatto che un logo e sistema di brand siano di fatto considerati come una “sottocategoria” di un progetto web dovrebbe dirla lunga sullo stato dell’ignoranza dei committenti, altro che lo stato dell’arte.

Resto senza parole. Ma per poco tempo. Giusto quello di afferrare la tastiera e scrivere al Dott. Ugo Bacchella, presidente della Fondazione, la lettera che trovate di seguito:

Gentile Sig. Bacchella,

Questa non è una mail di presentazione.

Sono il titolare di uno studio di design e comunicazione integrata, da anni attivo nel mondo dell’arte e della cultura. Lavoro per grandi istituzioni pubbliche e private ma anche per committenti piccoli e indipendenti nel mondo dell’arte contemporanea. Recentemente, solo per rimanere a Torino, la vostra città, ho firmato la grafica e la comunicazione delle mostre di Degas e Renoir, per conto di Skira Editore.

(questa introduzione che può suonare vanagloriosa mi serviva a far capire con chiarezza che ero un interlocutore preparato, e soprattutto interessato al tema in questione).

Nel corso di quasi 25 anni di attività lavorativa e di insegnamento, ho formato decine, se non centinaia, di designer e art directors, cercando di trasferire loro, oltre ai fondamenti di una professione difficile e raffinata, anche l’amore per la cultura, l’intelligenza e per idee rispettose di chi guarda, ascolta, o naviga.
Forse dovrei pentirmi di averli spinti su una strada di un lavoro che evidentemente viene considerato, persino da quelli che dovrebbero essere gli attori più attenti, come un mestiere da straccioni, da retribuire meno di un idraulico o di un operatore ecologico (con tutto il rispetto per le professioni menzionate).

Sa perché?

Perché oggi sono incorso (per caso) nel bando pubblicato nel vostro sito relativo alla proposta grafica/web per Adeste. Per millecinquecento euro IVA inclusa, avete la faccia tosta di chiedere un intero programma di immagine coordinata e un sito, dall’ideazione alla realizzazione. Io mi chiedo se sia imperdonabile ignoranza o peggio vergognosa malafede, soprattutto perché vi dite portatori di valori relativi alla cultura e alla formazione, e addirittura (cito dal vostro sito) “… con particolare attenzione a gruppi sociali svantaggiati e in quanto tali esclusi o in condizioni di difficoltà di accesso alla pratica artistica e alla fruizione dei beni e delle attività culturale (sic)”.

Ebbene, dal mio punto di vista, il vostro bando non può essere definito altro che sciacallaggio a scapito di una categoria professionale che in questo momento vede una crisi senza precedenti in termini di occupazione – e senza alcuna tutela –, nella quale si infilano senza scrupoli o dignità cosiddetti committenti d’elezione, che si presentano pure come pieni di buone intenzioni per la costruzione di una società migliore e più attenta alla cultura.

Lo so bene che là fuori ci sono centinaia di talentuosi giovani – ma anche stagionati professionisti – che sono disperatamente alla ricerca di lavoro; e quindi può anche darsi che otteniate qualcosa di professionale, anche se ne dubito fortemente. Ve lo auguro per amore della mia professione, non certo per meriti vostri. Non credo che un professionista serio, in grado di dare ad Adeste un reale valore in termini di immagine, oltre che di validità tecnica del progetto, perderebbe anche solo un minuto per questo bando. O forse ne perderebbe dieci per scrivervi le stesse parole che vi ho scritto in questa mail. Che non mancherò di postare sui social network.

cordiali saluti, etc etc

Ad oggi non ho ricevuto risposta. Il signor Alessandro Bollo, intervistato nell’articolo di Artribune citato sopra, qualche giorno fa viene a controllare sul mio profilo Linkedin che non abbia dato seguito alla mia decisione di rendere pubblica la storia. Che dire? Che forse questo post possa servire a dare una risposta pubblica a tutti noi? Sarebbe benvenuta.
In ogni caso la deadline è l’11 febbraio, ovvero oggi. Quindi forse è un po’ tardi per gridare al lupo. Se avete partecipato… mi dispiace per la nostra professione, e non potrò congratularmi con chi ha vinto. Lo faccio spesso anche quando perdo, stavolta no.

Bruno Stucchi

STRATEGIC / CREATIVE DIRECTOR
DINAMOMILANO

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